I 100 anni di Venini

Nuova collezione Venini

La storica vetreria muranese si riconferma protagonista dell’arte vetraria e del design contemporaneo. Un’edizione limitata e tre nuovi colori festeggiano un secolo di coinvolgenti sperimentazioni.

James Bond alla ricerca del Museo Venini. Non una fantasia, ma una scena del celebre Moonraker, in cui l’agente 007, interpretato dal mitico Roger Moore, è sulle tracce del suo avversario, proprietario di tale edificio. Sequenza che culmina nell’indimenticabile scontro in cui, tra le sue sale, miriadi di vetri (ovviamente finti) vanno in frantumi. Arrivate fino al grande cinema e presenti nei principali musei del mondo – dal Metropolitan Museum e MoMA di New York alla Fondazione Cartier e Centre Georges-Pompidou di Parigi, al Victoria and Albert Museum di Londra, al Musée des Beaux Arts di Montréal, all’Eretz Museum di Tel Aviv, al Watari Museum of Contemporary Art di Tokyo, fra gli altri – le collezioni Venini continuano a crescere.

Cento esemplari del pezzo più iconico della sua storia. E il lancio di tre tinte inedite. È, infatti, con queste novità che la rinomata realtà muranese festeggia il suo centenario, in un anno mirabilis che segna l’anniversario dei 1.600 anni della fondazione di Venezia. Venini e la città lagunare sono intrinsecamente legate, in un unicum di arte e creatività. “Nel corso di questi cent’anni di storia e passione”, commenta Silvia Damiani, Presidente di Venini e Vicepresidente del Gruppo Damiani di cui il marchio è recentemente entrato a far parte “Venini ha custodito e interpretato un patrimonio artistico unico, che affonda le proprie radici nella cultura veneziana del 1200, dando vita a opere inconfondibili e capaci di fondere i profondi saperi della tradizione con il fascino dell’estetica contemporanea”.

Satin, Venini

Satin

La prima pietra della fornace venne posta nel 1921 da Paolo Venini, avvocato milanese, e Giacomo Cappellin, antiquario veneziano. E, da allora, è un’ininterrotta sequenza di gesti silenziosi e movimenti precisi, trasmessi da una generazione di artigiani all’altra. Competenze e abilità che traducono un’idea o un disegno in oggetti d’arte, ricercati da collezionisti, appassionati di design e amanti del bello.

Dalla fornace sono usciti tra i più sorprendenti vetri soffiati e lavorati a mano, in un perfetto equilibrio tra tecniche e abilità artigianali tradizionali e arte e design contemporanei. ACQUA, l’elemento della laguna veneta, è anche il manifesto culturale di Venini. Un acronimo per Arte, Colore, Qualità, Unicità e Artigianalità. Parole diventate valori guida dell’azienda nell’iter creativo dei suoi capolavori.

Odalische, Venini

Odalische

La ricca collezione del marchio si identifica anche in una serie di nomi protagonisti della storia del design, di ieri e di oggi: da Carlo Scarpa a Gio Ponti, Fulvio Bianconi, Tapio Wirkkala, Laura De Santillana, Tobia Scarpa, Gae Aulenti, Ettore Sottsass, Mimmo Rotella, Alessandro Mendini e, tra i contemporanei, Emmanuel Babled, Doriana e Massimiliano Fuksas, Cini Boeri, Rodolfo Dordoni, Giorgio Vigna, Tadao Ando, Fernando e Humberto Campana, Flo Perkins, Fabio Novembre, Michela Cattai, Mario Bellini, Studio Job, Barber & Osgerby, Hani Rashid e Lise Anne Couture, Ron Arad e Peter Marino.

Passato, presente e futuro si intersecano costantemente nell’attività di quest’azienda che ha rivoluzionato l’arte del vetro. Come nel vaso Veronese, l’opera più iconica delle sue collezioni, riproposta per questo importante anniversario in tiratura limitata – 100 simbolici pezzi – e nella nuova tonalità rosa cipria con dettagli rosso sangue di bue, una tinta storica della casa, riscoperta recentemente grazie alla sperimentazione e alla ricerca di combinazioni di minerali e pigmenti. Un omaggio anche all’identità e alla storia di Venezia, culla del successo della fornace. Un colore che ricorda le cromie rosse e marroni della pittura rinascimentale, l’epoca fastosa in cui la Serenissima controllava le rotte verso Oriente. È proprio, infatti, a un un’opera del Veronese che si ispira il pezzo, soffiato per la prima volta nel 1921 da Vittorio Zecchin, pittore e direttore artistico della fornace fino al 1925, che rimase affascinato da un dettaglio dell’Annunciazione della Vergine: un vaso trasparente e dalla forma bombata, attraversato da un fascio di luce, che accoglieva un tralcio di rovo con more.

Battuti, Venini

Battuti

Oltre al rosa cipria e al rosso sangue di bue, il terzo colore celebrativo del centenario è il verde rio, un esplicito richiamo alle cromie lagunari, caratterizzato da equilibrio, delicatezza e freschezza. Le tre nuove tinte sono proposte nelle versioni trasparente e opalino su alcuni prodotti iconici, come il Fazzoletto, il Balloton, l’Opalino, il Labuan e il Decò, oltre che le Odalische e i Battuti, dando vita, per questo importante anniversario, a una collezione raffinata e contemporanea. Il colore ha, difatti, sempre avuto un ruolo di grande rilevanza nel processo creativo di Venini. La fornace vanta, unica nel panorama muranese, una palette esclusiva, 125 tonalità, le cui ricette sono state trasmesse nei secoli oppure ripensate per dar vita a nuove miscele, come quelle messe a punto per celebrare il centenario della vetreria.

Fazzoletto, Venere, Venini

Fazzoletto, Venere

Testimonianza di questi 100 anni di maestria e percorso artistico è anche il Museo Venini, aperto nel 2009 nella vetreria di Murano. Un inestimabile patrimonio di oltre 45.000 disegni d’artista, più di 10.000 foto d’epoca tra installazioni architettoniche, esposizioni del passato, eventi e personaggi e, infine, 5.000 opere, tra cui numerosi prototipi mai messi in produzione e prove d’autore molto rare, spesso prestati con i disegni ai più importanti musei internazionali per mostre dedicate alla storia dell’azienda e al vetro di Murano. Un museo che non racconta solo una continuità storica, ma un ciclo di vita completo, segnato da momenti, situazioni e creazioni uniche.

Venini, il custode fedele di un sapere secolare.