La storia dei mezzi acquatici alla Fiera di Milano

Testo di

Salone della Nautica 1962, salone del mobile, milano

Interior of the third Salone Nautico at the Milan Fair in 1962

Barche, motoscafi, panfili, ma anche biciclette, scooter e paia di sci: tutto ciò che può farci camminare sulle acque, nelle immagini d’archivio di Fondazione Fiera Milano

È facile considerare il volo come conquista scientifica, Leonardo, i fratelli Wright etc.: ma con l'aria siamo già familiari, usarla come mezzo di sostegno è una questione di fisica applicata. Relazionarci con l’acqua, invece, è tutto un altro discorso. È l'elemento che ci compone, non quello che abitiamo, che respiriamo: che senso di conquista del progresso, quando arriviamo a poterla abitare. Camminare sull’acqua, poi, non ne parliamo: dalla scienza si passa direttamente al soprannaturale, alle sfumature messianiche.

Forse si è un po' esagerato nel tratteggiare questo quadro emotivo collettivo, specie se si comincia con l’aggiungervi i dettagli del paesaggio fieristico in cui lo si deve calare (gli odori, il cibo, il vociare, il rumore visuale di una pubblicità continua), ma le immagini di Fiere campionarie e Saloni del dopoguerra non ci raccontano poi qualcosa di così tanto distante.

La presenza dell'acqua, prima di tutto: avere l'acqua in fiera a Milano - e parliamo di organizzare saloni nautici in mezzo ad una città e in mezzo alla pianura padana, non di fontanelle - è già di per sé uno statement di progresso tecnologico che porta dritto dritto dalle battaglie navali degli antichi romani all'era dei tecnopolimeri. E che forma prende, quest’acqua. C’è la darsena, che viene realizzata in piena Fiera diventando il centro di intere esposizioni. C’è la ormai iconica piscina di Roberto Menghi, volume teorico d'acqua sospeso in mezzo ad un piazzale in uno scrigno di cristallo e calcestruzzo.

piscina, roberto menghi, fiera campionaria di milano, salone del mobile, milano — Diving Pool by Roberto Menghi, Fiera Campionaria di Milano, 1957

Ci sono i mezzi. Si allineano, darsena dopo darsena, imbarcazioni a vela e poi a motore; ai legni si affiancano le prime resine, le plastiche tout court; l'ammirazione generale si esprime sognando il piccolo guscio di noce da regata individuale, o lo sfacciato panfilo ancorato in piena fiera, o direttamente i motoscafi tutto legno dal profumo di cera, benzina e dolce vita, siano essi dei Riva Aquarama o dei modelli a loro ispirati.

E poi, il vero atto del camminare sulle acque. O sciare. O pedalare. O andarci in campeggio. Quando servono dimostrazioni in pompa leggermente più magna, la Fiera trasloca poco distante, all’idroscalo, ed ecco negli anni ’60 i campionati di sci d’acqua al Gran Premio del Salone Nautico, o le perlomeno buffe Amphicar tedesche che si portano dietro la loro roulotte Graziella attraverso il lago. Ma anche oggetti capaci come nessun altro di mescolare le due dimensioni della strada e dell’acqua, come le biciclette acquatiche (dei canotti senza fondo, con pedali e manubrio).

bicicletta acquatica, fiera campionaria di milano, salone del mobile, milano — Aquatic bike, Fiera Campionaria di Milano, 1967

È tornando però alle origini postbelliche della Fiera Campionaria, e alla sua sede cittadina con darsena in mezzo al piazzale, che troviamo il senso di quella volontà di sfidare il reale avendo a disposizione due stecchi e un cerino: è il 1952, e persone in visita alla mostra guardano una giovane donna guidare un Idroscooter. Nulla a che vedere con le resine fluo e i fuoribordo degli anni '80: letteralmente una Vespa montata su uno scafo a due galleggianti. Un doppio salto di hacking design, visto che già la carrozzeria della Vespa nasceva dal riuso di ali d’aereo residue stoccate presso Piaggio, e qui viene ulteriormente riusata e assemblata, per camminare (a motore) sulle acque.

Non è solo la fame di progresso del dopoguerra a trasparire da quest’immagine: forse con i riferimenti messianici non eravamo andati così fuori tema.