Storie Musei d’impresa: le stive della memoria Testo di Paola Carimati Aggiungi ai preferiti Museo Archivio Bitossi Gli archivi delle aziende del Made in Italy sono manuali tridimensionali che raccontano la storia del design moderno e contemporaneo. Viaggio tra i musei d’impresa aperti alla comunità Le aziende del Made in Italy raccontano la storia del proprio territorio e della propria gente. È un dato di fatto che si evince entrando nei musei dei marchi del buon design italiano. Il fenomeno è tanto diffuso che Antonella Galli, giornalista e curatrice italiana, insieme a Pierluigi Masini, ne ha fatto un libro: ‘I luoghi del design in Italia. Quattordici viaggi d'autore alle sorgenti del progetto’ (2023, Baldini&Castoldi) è quel tipo di racconto che mancava e del quale non solo gli amanti del design sentivano la mancanza. Tant’è che gli autori ancora oggi migrano di libreria in libreria, lungo tutto lo Stivale, per presentarlo. Di fatto, per un brand, guardare alla propria storia imprenditoriale, non è solo un modo di partecipare alla costruzione di una grande e diffusa Wikipedia del design, “ma è un gesto di condivisione sociale e culturale che diffonde sapere”, racconta l’autrice del libro. “Il fatto di guardarsi dentro e alle spalle, è un esercizio che aiuta le realtà aziendali a capire quali strade imboccare. È un modo per prendere coscienza del proprio ruolo e delle proprie responsabilità”, racconta Galli che del Belpaese ha restituito un’istantanea di questi ‘nuovi luoghi di antichi saperi’. “Nati su iniziativa del provato, sono spazi aperti al pubblico che si restituiscono alla propria comunità”, secondo modelli e modalità molto diversi. Ma è proprio questa varietà a rendere unica la creatività italiana. Museo Archivio Bitossi Museo Archivio Bitossi Galleria Marca Corona Galleria Marca Corona Galleria Marca Corona Pedrali Pavilion Pedrali Pavilion Pedrali Pavilion “Tra gli spazi che ho visitato, un racconto speciale lo merita il Museo Archivio Bitossi a Montelupo Fiorentino”, uno spazio sospeso nella polvere della materia viva, la ceramica artistica. “Questo archivio a cielo aperto ha occupato lo spazio come fosse un palcoscenico: i settemila pezzi, tutti catalogati e restituiti al pubblico, si mostrano come étoile circondate dal proprio corpo di ballo”, camminare in questo luogo di memoria vuol dire attraversare il tempo per inseguire l’evoluzione. Perché gli archivi sono fonti inesauribili di idee che svelano il passato e guidano il futuro: “è ripartendo dalle stive della memoria che le aziende riescono a cavalcare l’innovazione. E raccontarsi al pubblico rappresenta per loro, l’opportunità di rimanere competitivi sul mercato, ripartendo dalle proprie sfide, dalle proprie vittorie, ma anche dai propri fallimenti”. Lo raccontano la storia di Galleria Marca Corona, il museo dell’azienda di Sassuolo che con i suoi 250 pezzi (tra manufatti, libri, fotografie e documenti), accompagna i visitatori lungo un percorso cronologico che parte dal 1741, anno della fondazione dell’azienda, fino ai giorni nostri. E la storia di Pedrali Pavilion, il padiglione progettato nel 2023 da AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi a Mornico al Serio: un grande portico dove mettere in scena due generazioni di arredi e una narrazione che ha affondato le proprie radici imprenditoriali nei valori familiari. “Ovviamente nei grandi rumori di fondo, non è facile farsi notare. Però credo che questi esempi siano operazioni che aiutano le aziende a visualizzare il proprio futuro”, continua la giornalista. Museo Molteni Museo Molteni Museo Molteni Museo Kartell Museo Kartell Museo Kartell Palazzo Borovier & Toso Palazzo Borovier & Toso Palazzo Borovier & Toso Museo del Legno di Riva 1920 Museo del Legno di Riva 1920 Museo del Legno di Riva 1920 Museo del Legno di Riva 1920 Villa Miralfiore di Fiam “Tra le altre realtà, mi piace ricordare il Museo Kartell e il Museo Molteni, che mettono in scena la storia dell’azienda attraverso gli incontri con i loro progettisti più importanti: l’obiettivo è non solo monitorare l’evoluzione del lifestyle sul quale hanno inciso, ma soprattutto focalizzare l’attenzione sulle innovazioni tecnologiche di processo”, dalla plastica al legno, gli esempi sono citati in tutti i manuali del buon disegno. Poi ci sono le operazioni in divenire: “Borovier & Toso ha un archivio ricchissimo, sul quale stanno lavorando: il vetro artistico è un mondo in continua evoluzione che ha cambiato gli interni domestici ed è fonte inesauribile di sperimentazione”, per tutte le generazioni. “Il Museo del Legno di Riva 1920 a Cantù e Villa Miralfiore di Fiam, nel centro di Pesaro, sono altri due casi emblematici. Dall’essenza al vetro curvato, i loro spazi, aperti al pubblico sono pagine di un manuale dalle quali godere della bellezza delle grandi firme del design”. Insomma, ogni azienda attinge al proprio dna produttivo, chiama a raccolta la propria comunità di progettisti e si restituisce al proprio territorio in cerca di nuovi slanci: ma perché c'è così tanto interesse nei musei d'impresa? “Perché c'è una nuova consapevolezza rispetto al ruolo delle aziende, nell'evolversi della cultura della società. La fabbrica, da sempre considerata luogo di grigio automatismo, impermeabile alla cultura, oggi è una realtà dinamica: non più scatola chiusa, ma organismo vivo aperto al pubblico”, pronto alla contaminazione, al dialogo, all’incontro. “Prendere coscienza della propria storia è fondamentale”, chiude Antonella Galli. Agire il cambiamento è una sfida che si nutre di sapere.