Manifestazioni Ricordi di vita all’aria aperta: i mobili da giardino in fiera Testo di Giulia Pellegrino Aggiungi ai preferiti Garden furniture exhibition area, Fiera Campionaria di Milano, 1962 Il relax al crepuscolo, il profumo d’erba tagliata e ombreggiature velate: gli ingredienti perfetti per gli spazi outdoor dell’abitare chi accompagnano da decenni. Continua il viaggio nel passato attraverso le immagini inedite dell’Archivio di Fondazione Fiera Milano Da sempre la primavera porta con sé la voglia di uscire, di vestirsi il meno possibile e di fare attività all’aria aperta: allenarsi per tenere la forma o affrontare il costume da bagno, improvvisare un picnic con tanto di cesto di vimini o anche solo stare su una panchina a godersi i primi raggi di tiepido sole dopo un lungo inverno concedendoci la lettura del giornale fino all’ultima riga! Aggiungiamo a questa normale reazione alle stagioni con “le giornate corte” quella che si è scatenata durante la chiusura forzata che abbiamo subìto: un fiorire inaspettato di “allestimenti” di terrazzi, balconi e cortili; piscine gonfiabili, sedie a sdraio, amache autoportanti, barbecue e rotoli di erba sintetica, tutto per simulare l’ambiente esterno e renderlo una costola della nostra casa! In fondo chi di noi non ha costruito una tenda in salotto? Fatta con i cuscini del divano, con una vera e propria canadese completa di paleria e picchetti o con i parei recuperati anzitempo dalla scatola dei vestiti estivi? Sguardi torvi delle madri o amorevoli delle nonne per una costruzione di fortuna che ci dava una gioia immensa. Garden furniture exhibition area, Terrazzo Belvedere, Fiera Campionaria di Milano, 1961 Abbiamo bisogno di stare all’aperto, è una esigenza fortissima: una volta si giocava a nascondino o a “rialzo” in cortile fino al calar delle tenebre, pur di stare fuori. Le madri ci richiamavano dalle finestre ricevendo il classico “ancora dieci minuti!”. Fateci caso ma le riqualificazioni dello spazio pubblico, protagoniste della vita dei quartieri di molte città degli ultimi anni, hanno vinto. Panchine, attività partecipate, chilometri di piste ciclabili, pavimentazioni colorate e arredi urbani di tutte le fogge attirano a vivere strade e piazze con dei risultati a volte davvero inaspettati. Sarà che siamo italiani? Ci piace la socialità? Questo è certo ma è altrettanto vero che la necessità di stare fuori è cresciuta tantissimo: più diminuiva lo spazio abitativo più si cercava uno sfogo esterno, fosse anche un balconcino con un mini tavolino per fare colazione all’aperto. Sector dedicated to camping tents and garden furniture, Largo X, Fiera Campionaria di Milano, 1969 Chi abita in città fruisce quindi delle occasioni collettive o ne compensa la mancanza con appunto un mini set da giardiniere e pianta bulbi nelle cassette attaccate alla ringhiera mentre chi ha la fortuna di stare fuori dalle metropoli e possedere anche solo un fazzoletto di giardino perde altrettanto il lume della ragione e inizia a collezionare gli utensili di ultima generazione decespugliatori, tosaerba e dissodatori degni del capo giardiniere di Boboli o Villa Carlotta e arreda la nuova casa all’aperto come una residenza della corona, serre e gazebo in ferro battuto inclusi. Del resto la tradizione del mobile da giardino, così si chiamava, ci ha resi delle eccellenze. Dal ferro battuto all’acciaio armonico, gioielli della lavorazione dei metalli, sospensioni degne delle carrozze ottocentesche che dividono la scena con giunchi, vimini, midollino e bambù: queste fibre vive non avevano segreti né per designer del calibro di Vico Magistretti né per aziende che ancora oggi li producono. Garden furniture exhibition area, Terrazzo Belvedere, Fiera Campionaria di Milano, 1961 Mani sapienti di artigiani ancora in attività (mi è capitato proprio ultimamente di visitarne uno in Veneto) nonostante la concorrenza spietata ci regalano pochi pregiatissimi ed indistruttibili pezzi su disegno e rigorosamente su ordinazione. C’è da aspettare ma ne vale la pena: addormentarsi con il gatto sulle ginocchia su una sedia a dondolo intrecciata a mano non ha prezzo! Questo ritorno all’arredo per esterno di qualità è benvenuto perché, con tutta onestà, abbiamo anche prodotto delle cose di dubbio gusto che hanno sdoganato palme gonfiabili e illuminate negli ingressi dei cortili, sedie di plastica mal disegnate se pur economiche, poltrone in finta paglia che ci hanno lasciato il segno sul sedere bevendo un aperitivo in un bar dal nome esotico, troppo esotico per Cattolica o Villasimius. Ho passato la mia infanzia su due seggiole pieghevoli a casa di mia nonna: in estate venivano tirate fuori dal garage dove stavano per l’inverno, ripulite nonostante fossero state coperte e messe sotto il portico. Seduta e schienale erano fatte da una stringa di plastica, un tubolare che sostituiva molto bene la paglia; erano morbide, elastiche e si lavavano con la canna: non so perché io ne parli al passato, le usiamo ancora! Photography by Gianni Berengo Gardin, Fiera Campionaria di Milano, 1985 Visitor sitting on an outdoor armchair, Garden furniture exhibition area, Fiera Campionaria di Milano, 1962 Panoramic view, Terrazzo Belvedere, Fiera Campionaria di Milano, 1961 Furniture and garden games, Fiera Campionaria di Milano, 1971 Visitor sitting on a deckchair, Terrazzo Belvedere, Fiera Campionaria di Milano, 1962 Furniture and garden games, Fiera Campionaria di Milano, 1969