Storie Riflessioni, illuminate, con Davide Groppi Testo di Valentina Raggi Aggiungi ai preferiti Progetti, fiere, miti e sfide all’impossibile. Pensieri e poetica del light designer “La luce è un alfabeto con cui scrivere storie”, dice Davide Groppi. In occasione della settimana del design il light designer ha optato per una doppia presenza. Al “supersalone” ha portato la sua ormai iconica Rail, la lampada a parete con struttura che richiama i binari di un trenino e forma la silhouette di un grande cuore. Un’installazione forte e chiara: “Ho voluto essere presente con un messaggio di amore per il nostro lavoro e di sostegno alla ripartenza”, racconta. “La partecipazione in fiera mi ha dato tanto, anche da un punto di vista simbolico. Ed è servita a rigenerare e alimentare l’intera filiera, dagli allestitori alle industrie”. Nel suo atelier Groppi ha, invece, deciso di non presentare nuovi prodotti, ma di far vivere l’esperienza della sua ricerca. ‘Buio. Utopie di luce’ è il titolo della suggestiva mostra, da visitare accompagnati in un percorso a labirinto nell’oscurità totale, che si accende di magia nell’incontro di sette diverse opere, disegnate da Groppi come omaggio ai grandi maestri che l’hanno ispirato, Yves Klein, Ingo Maurer, John Cage, Achille Castiglioni, Alexander Calder e Fausto Melotti. “Con Castiglioni ho parlato solo una volta, Maurer l’ho conosciuto meglio, quando ero giovane l’ho aspettato sotto casa per parlargli. Questi sette sono i miei miti, mi sono permesso di interpretare a mio modo le loro poetiche” dice Groppi. Che, da Piacenza, è arrivato a Milano all’età di 22 anni e di strada ne ha fatta. Rail, Davide Groppi Come sei partito? “Ho sempre avuto questa passione. Questa mostra è stata un modo per raccontare le mie sperimentazioni. E alcune di queste utopie sono gesti nostalgici, sul desiderio di tornare a creare le lampade come facevo a metà degli anni ’80, in un piccolissimo laboratorio. Nel ’94 mi ha contattato Maddalena De Padova e ho collaborato con Boffi, poi sono arrivati altri marchi, tra cui Paola Lenti. Finché non ho deciso di creare un marchio, ha il mio nome per caso, ma rappresenta un modo personale di intendere questo mestiere come un lavoro sartoriale”, spiega. Dal 2018 la società Davide Groppi srl fa parte del gruppo Italian Design Brands. Come definiresti il tuo approccio? Umanesimo e tecnica. La mia poetica è la semplicità. Credo sia più importante l’aspetto semantico di un progetto, il suo significato. La mia estetica non è figlia del disegno, non so bene cosa significhi la parola ‘design’: io cerco di andare all’essenza delle forme, che sono piuttosto figlie di una cultura funzionalista, non riesco proprio ad aggiungere elementi non necessari. Mi interessano più l’aspetto grafico e scenografico dei prodotti. Se ci pensi, la luce, nel cinema e nel teatro, si chiama fotografia. Fireflies, Davide Groppi Come è cambiata la tua creatività con il progresso dell’illuminotecnica? Quando sono arrivati i primi Led, circa 13 anni fa, ero spiazzato. Poi ho scoperto che questa nuova tecnologia mi permetteva di fare cose ancora più romantiche, il nuovo che prima mi era impossibile realizzare. La prima è stata Nulla, una delle mie preferite, è un puntino luminoso in un piccolo foro nel soffitto. Grazie all’aspetto monodimensionale dei Led sono potuto arrivare alla smaterializzazione della fonte luminosa. Nel suo libro ‘Silenzio’ John Cage dice che tutto quello che viene dopo è solo l’estremo tentativo di non interrompere mai quel silenzio. Un altro mio progetto che amo è TeTaTeT, che ha introdotto una nuova categoria merceologica, la lampada da tavolo wireless a Led, che mai avrei potuto realizzare con la lampadina a filamento. Negare la luce per enfatizzarla. Quando hai intuito questo percorso? Durante una visita che feci a una chiesa romanica in Umbria. Era completamente buia, fresca, illuminata solo da una candela nell’abside. Mi ha emozionato. Tutti ormai siamo abituati dare per scontata la luce artificiale, lì è come se l’avessi vista per la prima volta. Si parla tanto di sostenibilità. Il tuo pensiero? Sto riflettendo molto sulla produzione. Sono convinto che sia giusto e meglio lavorare molto in anticipo sui progetti per presentarne pochi ma buonissimi. Millepiedi, Davide Groppi Luce artificiale vs naturale? Siamo perennemente immersi nel dialogo eterno tra luce naturale e oscurità. Io continuo a cercare di alimentare questo dialogo tra le due, nel modo più delicato e umano possibile. La luce giusta ci permette di vedere, ma anche di sentire. Di comprendere gli spazi ma anche le gerarchie, le soglie, i luoghi di incontro. Come ti relazioni con il digitale? Oggi fare esperienze digitali è diventato come un mantra. Ma sono un terreno importante, che, anzi, migliorerà. Notte Africana, Davide Groppi Progetti futuri? Un paio delle lampade sperimentali realizzate per la mostra potrebbero essere sviluppate come prodotti. Poi sto cercando di andare oltre la Nulla lavorando sul tema della sospensione, della levitazione. E, per contraltare, faccio anche ricerca sul tema della lampada come un oggetto che partecipi alla costruzione dei teatri della nostra vita. Visita la pagina dell’azienda