Storie 3 nuovi libri sugli spazi di ospitalità, tra benessere e conoscenza Testo di Patrizia Malfatti Aggiungi ai preferiti Salk Institute for Biological Studies, La Jolla, California. Louis Kahn with August Eduard Komendant. Photo Iwan Baan Come stare bene in un ambiente? Quello di casa o, persino, di uno studio dentistico? L’impatto della progettazione è fondamentale sull’esperienza umana, così come su quella educativa e di lavoro The Healthy Indoors. New Challenges New Designs L’attenzione al wellbeing e alla salute è ormai consolidata anche tra i progettisti d’interni. Come stare bene a casa, al lavoro, nel tempo libero, o persino in ospedale o dal dentista? I 45 case study realizzati da studi internazionali lo raccontano, attraverso materiali, sistemi e strategie di progetto, in quattro capitoli. Nel primo, dedicato ai luoghi di cura sanitaria, domina l’empatia con il paziente come nel progetto della clinica oncologica UMC Imaging Center di Amsterdam, che lascia a vista i macchinari di ultima generazione per rassicurare i malati sull’efficacia dei trattamenti. Il capitolo successivo presenta luoghi pensati per conferire piacere ed emozione, attraverso il contatto con la natura, la massima semplificazione e una narrativa spaziale chiara, come i duplex Freebooter di GG-Loop ad Amsterdam, tra biofilia e parametricismo. Gli spazi del corpo occupano la terza parte. L’Hair Salon Lim a Singapore, firmato da kfuna, ispirato allo spirito cosmopolita della città-stato e il parcheggio per biciclette della Stazione centrale dell’Aia, evidenziano, fra i concetti-guida, come il creare spazi surreali da sogno aiuti a evadere dalla realtà. In chiusura, gli spazi-connessione con la natura, gli altri e se stessi. I bungalow dell’Hotel Bjornson di Ark-Shelter, in Slovacchia, immersi nella foresta, o il centro yoga Maria Rafaela Hostel di Ademas Arquitectura a Buenos Aires, rispondono ai criteri di forte identità locale capaci di regalare sicurezza e inclusività. Titolo: The Healthy Indoors. New Challenges New Designs Testi di: Peter Smisek Casa editrice: Frame Anno di pubblicazione: 2022 Pagine: 272 pages Lingua: inglese Where We Learn. Reimagining Educational Spaces Un’indagine di come gli spazi educativi stanno cambiando per essere sempre più interattivi, flessibili e rispondere alle sfide e opportunità contemporanee. Attraverso 43 case study internazionali – da asili a scuole di ogni ordine e grado, università, biblioteche, caffè-studio e musei – viene analizzato l’impatto della progettazione sull’esperienza umana e sui nuovi modelli di apprendimento. È appurato che quando gli spazi educativi sono progettati per avvalersi al meglio del potere dei nuovi modelli di apprendimento, hanno sicuramente un potenziale maggiore per migliorare la condivisione della conoscenza. “L’educazione è il futuro o, per dirla in altro modo, non c’è futuro senza apprendimento”. Quattro i capitoli – Progettare in scioltezza, Innovazione, Comunità, Natura – che affrontano l’argomento da diversi angoli, ma che sottolineano come non esista una singola soluzione proprio per la pluralità di voci che accompagna il verbo educare: le differenti fasce di età; il luogo dell’apprendimento, se in area urbana o rurale; le modalità, se one-to-one o in gruppo. Particolare attenzione è riservata agli edifici di nuova concezione e al loro effetto sul nostro futuro e su quello delle prossime generazioni? Corredato da splendide fotografie, planimetrie, schizzi concettuali e descrizioni dettagliate, il volume assicura inedite informazioni sulla progettazione di edifici che rispondono al meglio alle attuali pratiche pedagogiche e per chi cerca ispirazione. Titolo: Where We Learn. Reimagining Educational Spaces Autore: Izabela Anna Rzeczkowska-Moren Casa editrice: FRAME Anno di pubblicazione: 2022 Pagine: 272 pages Lingua: inglese The Office of Good Intentions. Human(s) Work Un viaggio nell’ufficio americano degli ultimi cinquant’anni. Mettendo a nudo le relazioni tra spazio, lavoro e persone, il volume esplora le “buone intenzioni”, esplicitate nel titolo, che hanno stimolato lo sviluppo di ambienti pensati ad hoc per i lavoratori. 592 pagine che non sono una storia dell’architettura, ma uno sguardo curioso e diffidente su spazi e soluzioni che hanno definito uffici silenziosi o laboratori frenetici. Rifiutando un racconto cronologico in favore di un groupage di progetti – firmati da architetti come I.M. Pei, Marcel Breuer, Louis Kahn, Paolo Soleri; di oggetti – dall’Aeron chair di Herman Miller allo sgabello-tavolo Allievo di Konstantin Grcic per Montina alla tastiera con piatto di Hella Jongerius; e di pagine pubblicitarie – fra tutte quella di IBM Santa Teresa Laboratory con tanto di pay-off di Emily Dickinson. Tutti progettati per quello che veniva identificato come lavoro da ufficio, ma che oggi include occupazioni non-industriali eseguite in un’ampia varietà di luoghi. Il libro sollecita diverse domande senza voler arrivare a una singola conclusione o a predire il futuro. “In quanto architetti, esseri umani e lavoratori”, dichiarano gli autori “abbiamo scelto di scrivere un libro che onori sia una sincera meraviglia sia una pura ironia. Speriamo che evochi momenti di paura, crei spazi di sollievo e si preoccupi di frustrazioni familiari […] Siamo stati obbligati a immaginare quello che in realtà potrebbe apparire ed essere, e in cui possiamo ancora credere, sognando e definendo nuovi mondi di fronte a forze che altrimenti sembrerebbero muoversi senza di noi”. Titolo: The Office of Good Intentions. Human(s) Work Autore: Florian Idenburg e Lee Ann Suen Fotografie di: Iwan Baan Casa editrice: Taschen Anno di pubblicazione: 2022 Pagine: 592 pages Lingua: inglese