Alessi, 100 anni di oggetti di successo. E l'inizio di un nuovo secolo di sperimentazioni.

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ALESSI HQ - ph. Mattia Balsamini

“Una scelta in linea con i tempi”. Così Alberto Alessi spiega la scelta di diventare una Società Benefit. E svela il segreto delle collaborazioni con designer come Mendini, Sottsass e Starck.

Andiamo a ritroso per celebrare questo anniversario tondo tondo. Dagli ultimi successi – come i tre GOOD DESIGN® Awards 2020 vinti con Doraff, Plico e Caffa – e dagli ultimi passi, quelli che nel giugno 2020 la vedono quale prima Fabbrica del Design Italiano a diventare Società Benefit, qualifica giuridica introdotta dalla Legge di Stabilità 2016 per quelle società che, oltre allo scopo di lucro, perseguono una o più finalità di beneficio comune, in modo responsabile, sostenibile e trasparente. “Ci è sembrato coerente con il nostro modo di essere e di lavorare” ci spiega Alberto Alessi, Presidente di Alessi “come dire, è stata una sottolineatura opportuna, di questi tempi”.

Alessi compie 100 anni, e non li dimostra. Qual è, dunque, il segreto per mantenere un’azienda così giovane e attiva? “Prestare la massima attenzione nella selezione degli autori nei vari periodi storici nei quali ci troviamo a operare” rivela Alessi. E, così, negli anni si sono alternati personaggi come Aldo Rossi, Ettore Sottsass, Richard Sapper, Achille Castiglioni, Michael Graves, Stefano Giovannoni, Philippe Starck, David Chipperfield, Massimiliano Fuksas, Zaha Hadid, Toyo Ito e Jean Nouvel. Solo per citarne alcuni.

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Twergi: un’ambientata groupage e un cut out della Sottsass Collection

100 anni, ma quello che interessa veramente ad Alberto Alessi non è la celebrazione di quanto già avvenuto, ma il portare avanti nuove idee. Ecco allora l’Alessi 100 Values Collection, iniziativa che celebra i valori portanti dell’azienda: dodici, corrispondenti ad altrettanti progetti inediti, presentati a partire dallo scorso maggio, uno per mese: Industrial Craftsmanship, serie di pezzi della storica collezione Twergi, torniti in legno con un processo semi-artigianale, firmati da Sottsass, Branzi, Prey e Bertolani Becchelli Associati; Art sublimata nel vaso 100% make-up Proust di Alessandro Mendini, riproposto in 999 esemplari con decorazioni in oro zecchino; seguiranno, poi, Paradox, Beyond, Hybridisation, Research Lab, Irony, Borderline, Poetry, Thingness, Transgression e Futurespective. Sono prove di studio e nuove versioni di classici d’autore che verranno messi a catalogo o proposti in edizione limitata o speciale.

La storica azienda di Crusinallo di Omegna, area già rinomata dal XVII secolo per le sue fonderie e la lavorazione dei metalli, viene fondata nel 1921 da Giovanni Alessi, tornitore tira-lastra, e tramandata da allora, di generazione in generazione, sempre all’interno della famiglia, anche quando, nell’estate 2019, il capitale viene aperto, al 40%, al fondo inglese di private equity Oakley Capital.

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Vaso 100% - Make Up Proust VALUE COLLECTION by Alessandro Mendini

Da piccola “officina per la lavorazione della lastra in ottone e alpacca, con fonderia” è divenuta una delle realtà industriali italiane più attive, nonché ambasciatrice del Made in Italy per l’oggettistica per la casa. Un’azienda capace di conciliare le esigenze tipiche di un’impresa moderna con l’essere un laboratorio di ricerca nel campo delle Arti Applicate. I primi prodotti con originalità creativa appaiono sotto la direzione di Carlo, primogenito di Giovanni, negli anni ‘30; poi negli anni ‘50 con il fratello Ettore alla guida dell’Ufficio Tecnico, iniziano le prime collaborazioni con progettisti esterni come Carlo Mazzeri, Luigi Massoni e Anselmo Vitale, porta alla creazione di alcuni bestseller ancora in catalogo, come il Cocktail shaker “870” del 1957. La svolta di modernizzazione la dà, negli anni ‘70, Alberto Alessi, che, arrivato in azienda fresco di laurea in legge, avvia quella sfida tra possibile e impossibile, quella produzione di oggetti dal design intrigante, dallo spirito ironico, quasi irreverente che ha portato a un fermento critico. “Io sono per l’anticonformismo” – dichiara Alessi “mi sta a cuore il ‘gioco’ come tema fondamentale dell'attività umana, e provo una certa forma di dissenso verso un uso eccessivo delle regole impiegato come freno alla creatività. Quindi non mi hanno per niente sorpreso le critiche quando ho presentato il ‘Merdolino’ o il ‘Firebird’. Anzi!”. Alberto Alessi, l’anno scorso ha festeggiato i cinquant’anni in azienda e tra le mille cose viste, sentite e fatte, ne ricorda una in particolare: “Dopo circa un anno dall’entrata in azienda, quando veramente ero alle prime armi, mio nonno Giovanni Alessi mi disse un giorno: ‘Ti ad duvevat fà al nudari’ (trad.: ‘tu dovevi fare il notaio’). Il nonno era molto severo”.

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Alberto Alessi - ph. Toni Thorimbert

E la severità premia. Tanti i Compassi d’Oro, come la caffettiera espresso 9090 di Richard Sapper nel 1979, primo prodotto Alessi a entrare nella collezione del MoMA di New York. Perché produrre una caffettiera? “Un omaggio al mio nonno materno Alfonso Bialetti, credo l’antenato al quale somiglio di più” racconta Alessi. E perché commissionarla a Sapper? “Perché pensavo potesse reagire bene di fronte a un tema in fondo ‘macchinistico’, perché non dimentichiamolo una caffettiera è una piccola macchina!”. Premiate anche altre caffettiere – la napoletana di Riccardo Dalisi, l’Ossidiana di Mario Trimarchi e la macchina elettrica per il caffè espresso Cobán di Sapper; poi, il servizio da tè e caffè di Richard Meier e quelli di posate Dry di Achille Castiglioni e Nuovo Milano di Ettore Sottsass. Altro doppio premio, nel 2011, alla pentola Pasta Pot di Patrick Jouin per Alain Ducasse e al servizio da tavola Tonale di David Chipperfield. Infine, ai progetti diventati icone, come il bollitore con l’uccellino che cinguetta quando l’acqua bolle di Michael Graves e lo spremiagrumi Juicy Salif di Philippe Starck.

In tutti questi anni Alberto Alessi, fra le mille cose, compresa la realizzazione del Museo, ha reso il bello accessibile a tutti. Quando gli chiediamo se ha un “pezzo nel cassetto” che vorrebbe realizzare a tutti costi, dichiara: “Sì, una sedia”. E come sogna, invece, l’azienda fra altri 100 anni? “Non ho aspirazioni speciali, magari mi piacerebbe che continuasse più o meno come è stata con me: un po' irriverente, capace di intercettare i movimenti della società dei consumi un po’ in anticipo e di interpretarli con forme di prima immagine. Non così facile...”.

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Juicy Salif - design Philippe Starck

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Caffettiera 9090 - design Richard Sapper

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9093 - design Michael Graves

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Anna G. - design Alessandro Mendini

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Ritratto di famiglia: Stefano Alessi, Alessio Alessi, Carlo Gasparini, Alberto Alessi, Luca Alessi - ph. Toni Thorimbert

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