Storie Assia Karaguiozova Testo di Patrizia Malfatti Aggiungi ai preferiti Assia Karaguiozova Con l'obiettivo di far vivere le forme attraverso la versatilità dei materiali, crea oggetti d’arte e di design, in bilico tra pezzi unici e produzione industriale Disegna sempre ... e da sempre, sognando. Si definisce così quest’artista-designer, nata in Bulgaria, nel 1978. Di istruzione russa, inizialmente, poi italiana, dopo gli studi al Complesso Nazionale di Cultura e Lingua Italiana a Sofia, studia Economia e Commercio a Milano: il suo è un percorso formativo integrato con l’aggiunta di vari corsi di specializzazione all’estero. Il mondo del lavoro la vede attiva inizialmente nell’ambito della moda e della pubblicità, occupandosi di immagini - come agente di fotografi e producer/organiser di shooting, un’esperienza che mettendola a contatto con talenti di fama internazionale consolida la sua convinzione che “la classe è bellezza senza tempo”. Nel 2001 una svolta nel personale le porta il desiderio di iniziare a trasformare i suoi pensieri e schizzi in oggetti d’arte e di design, in bilico tra pezzi unici e produzione industriale. Sperimenta, fin da subito, la trasformazione delle forme in relazione ai materiali utilizzati: vetro, plastica, metalli, marmo, terracotta e ceramica per i prodotti finiti; legno, carta, corda, rete metallica per i prototipi. La sperimentazione tocca anche tecniche e tecnologie. Il suo lavoro è, infatti, segnato dall’obiettivo di far vivere le forme attraverso la versatilità dei materiali e da una continua ricerca di nuove mete, sia personali sia universali, per definire, attraverso forme e funzioni, l’indefinito dell’immaginazione. Iniziano le collaborazioni con alcune aziende nei settori più diversi - complemento tavola e complemento arredo, food, garden, urban, contract, bagno, edilizia, grafica e logo design – occupandosi anche di estetica del prodotto, design strategico e trend research. Tra le principali quelle con alcune realtà industriali venete e lombarde - CoroItalia, NasonMoretti e Margraf - con cui matura la considerazione su come valorizzare al massimo il prodotto, rendendo gli oggetti il più possibile versatili e con un potenziale di fruizione sempre più ampia. Predilige forme organiche e sinuose, motivi floreali spesso impreziositi da cristalli Swarovski o animalier in un mix di colori e sagome. Un intreccio equilibrato di materia, segno e decoro. Il suo lavoro è sul confine tra arte e design. Ci racconta che cosa sta al di qua e che cosa al di là di questa linea? In altre parole, in lei predomina l’aspetto creativo o quello più tecnologico? La mia è una zona di fusione, in cui arte e design danzano in sintonia. L’idea è l’anima di ogni progetto, la creatività fa convergere in sinergia i mezzi verso l’obiettivo. La tecnologia conta, sempre di più, è nostro compito adattarla alle esigenze di un prodotto - che sia versatile, più economico (e quindi di accessibilità più vasta) e di qualità più elevata. Nella mia visione, un oggetto è dotato di un’impronta personale quando il background di chi lo inventa riesce a immergerne riflesso. Sono molto attenta ai progressi tecnologici, seguo con interesse gli sviluppi, per cercare di capirne l’elasticità di estensione e le potenzialità di applicazione, sia nella produzione, che nella successiva comunicazione. Tengo, tuttavia, un rapporto stretto e personale con le mie creazioni - dalle prime riflessioni su un’idea, al lancio del prodotto sul mercato. Faccio gli schizzi a mano, spesso realizzo i prototipi, sperimentando. Confronto, testo, ascolto le percezioni. Quando ‘prende vita’, lo inserisco nel contesto della mia quotidianità: lo osservo, lo adopero, lo esploro nell’utilizzo. Estetica, funzionalità ed ergonomia: una triade essenziale nei suoi lavori. Come arriva a questa equilibrata unione? Come li definisce? Rifletto più che al singolo prodotto, alla globalità del progetto, alla meta e alla sua strategia. Queste qualità, rappresentano gli ingredienti essenziali di un percorso proiettato alla ‘materializzazione’. L’estetica, nella maggior parte dei casi, è quella che cattura l’occhio dell’acquirente, aspetto che influisca sulla vendita, nonché uno dei fattori decisivi affinché l’oggetto diventi un’icona: nel giusto equilibrio tra essere personale e universale, incisivo, ma ponderato. La funzionalità è il motivo di esistenza del prodotto (anche se puramente decorativa) e l’ergonomia è fondamentale, perché l’oggetto sia effettivamente al servizio della persona e abbia il suo ruolo, secondo me, nella ‘fidelizzazione’ del cliente al produttore, al marchio. Aggiungerei una caratteristica importante: la riciclabilità. Che cosa rappresenta per lei un oggetto? Un semplice ausilio nella quotidianità, un piacere, una decorazione, una necessità o altro ancora? Quali sono i pezzi da lei progettati che più la rappresentano? E quelli ancora nel cassetto? L’oggetto in sè per me è un racconto. Racchiude e unisce storia, tradizioni, studi, idee, tecnologie, obiettivi, sensibilità e sogni. Ecco perché il design rappresenta un mezzo di comunicazione ampio e potente: a livello economico, culturale, sociale. Un legame delle generazioni, instaura la connessione tra imprenditori e creativi, fra inventori e programmi. Ogni prodotto ha il suo percorso. È interessante osservare come lo si riesce a valorizzare, tramite i mezzi, di cui disponiamo (e con un inevitabile investimento emotivo). Come progettista vedo nell’oggetto un obiettivo, nonché una linea guida: lasciare un segno (etico). Esiste un filo conduttore presente nelle mie creazioni: l’abbinamento di alcune caratteristiche che cerco di trasportare/riportare, ove possibile: la spensieratezza e la flessibilità nell’applicazione e nell’utilizzo. Ripongo speranze in ‘Albe e Tramonti’, collezione simbolica - di una rinascita globale: ode di positività, espressa in sfumature. Per sua la tecnica di realizzazione e per il cuore dell’idea concettuale, ogni pezzo sarà autentico, come unici sono ogni alba, ogni tramonto e ogni sogno. La sperimentazione dei materiali è propria del suo linguaggio espressivo. Sono tutti uguali o ne ha uno che preferisce? Ogni materiale ha le sue particolarità e modalità di lavorazione. Prediligo il vetro, in tutte le sue forme di espressione. Materiale ecologico e riciclabile (una prima qualità), è versatile e vario. Concede la possibilità infinita di sperimentare nella creazione di prodotti delicati, ma incisivi ed espressivi. Il vetro soffiato di Murano è una sinfonia di colori e della sinergia dei loro possibili abbinamenti. La tradizione nelle lavorazioni della storica fornace NasonMoretti mi ha permesso di dipingere con la luce sulla superficie del vetro, con degli effetti inaspettati. La leggerezza sorprendente del vetro borosilicato (Massimo Lunardon Company) dimostra che la forma può essere valorizzata da protagonista, quasi smaterializzando, in contrasto, l’oggetto. Lei ha grande interesse per la tecnologia. Dove pensa che ci porterà la stampa 3D? Sostituirà in toto la professione del designer fra cinquant’anni? È sicuramente un ausilio audace. Siamo, credo, ancora nella fase di fermento dell’entusiasmo, di esplorazione e di stupore, anche se la si osserva ormai in parecchi settori. Sono già in applicazione utilità e funzionalità diverse - dalle protesi nella chirurgia, agli abiti di alta moda. Facilita, è vero, talvolta ha anche un buon effetto scenografico. Ritengo sia impossibile, tuttavia, che sostituisca la parte creativa. È un valido strumento, nato dalla mente umana. C’è ancora molto da imparare e da perfezionare, affinché diventi gestibile in modo ancora più agevole e accessibile. Bensì sia una modalità di prototipazione scelta da tanti, personalmente preferisco realizzare da sola (quando possibile) i modelli che precedono il prodotto, metodologia che permette una tangibilità diversa, una percezione più vicina. Scelgo i materiali che trovo più adatti per il concreto soggetto, che permettano anche una certa flessibilità nelle successive modifiche. Mi sono divertita a cucire la rete metallica, come se fosse un tessuto modellabile, per ottenere determinate curve; ho trattato la corda, per ipotizzare l’andamento sinuoso, con un ipotetico effetto fluttuante del vetro. Ha girato il mondo per studio e lavoro. Ora vive e lavora principalmente in Italia. Che cosa le piace di più, lavorativamente parlando, e che cosa invece si scontra con il suo background? Converge tutto in unica direzione: convinta ottimista e idealista-realista, spero e sogno che la bellezza possa effettivamente contribuire a un mondo migliore. Non rinuncerei mai alle potenzialità delle eccellenze produttive italiane, alla loro qualità e all’avanguardia nelle ricerche. L’augurio è riuscire insieme a creare dei presupposti per costruire l’inizio di una nuova rinascita socio-culturale. Nido, prodotti inediti in fase di lavorazione, con tecniche diverse Ciottoli, realizzati in vetro borosilicato da Massimo Lunardon Company Dancing in the Universe, realizzati in vetro borosilicato da Massimo Lunardon Company Dancing in the Universe, realizzati in vetro borosilicato da Massimo Lunardon Company Luci, lavorate in vetro soffiato di Murano da NasonMoretti Intrecci, lavorate in vetro soffiato di Murano da NasonMoretti Albe e Tramonti, prodotti inediti in fase di lavorazione, con tecniche diverse Scirocco, Etoile e Sakura, prodotti inediti in fase di lavorazione, con tecniche diverse 30 novembre 2020 Share