Sostenibilità Bambù, design ad alto potenziale Testo di Giulia Zappa Aggiungi ai preferiti Soba, Japan Creative, Diez Office, ph. Jonathan Mauloubier Resistente e a bassissimo impatto sull’ambiente, questa pianta originaria dell’Asia è destinata a prendere sempre più spazio nella progettazione su tutte le scale, dal design di interni a quello di prodotto. Tutte le virtù del bambù in tre progetti esemplari “L'uragano è vinto non dalla possente e rigida quercia ma dal piccolo e flessibile bambù”, racconta un proverbio cinese. In un’epoca che fa dell’adattabilità uno dei prerequisiti fondamentali per affrontare le sfide che affliggono la filiera industriale e l’ecosistema, la flessibilità d’uso del bambù si rivela preziosa. Sostenibile, duttile, resiliente: non stupisce che, forte di queste qualità, il bambù sia appetibile per un numero di impieghi sempre più vasto, dai nuovi materiali agli arredi e agli interni. Soba, Japan Creative, Diez Office, ph. Jonathan Mauloubier Pianta sempreverde cava e senza corteccia, il bambù è originario delle zone tropicali e sub tropicali dell’Asia e si impone fin dall’antichità come un materiale passepartout, utilizzato soprattutto in Cina e Giappone tanto per costruzioni residenziali quanto per la realizzazione di oggetti del quotidiano. Troppo spesso sminuito, soprattutto agli ingenui occhi occidentali, come un materiale per realizzare arredi e complementi dal carattere “etnico”, il bambù torna oggi alla ribalta grazie alla sua altissima prestazione in termini di sostenibilità ambientale. Facilmente adattabile anche in climi temperati, cresce oggi in Oceania, in America e in misura minore anche in Europa, il bambù è una pianta a crescita ultrarapida, capace di raggiungere in soli tre mesi la sua massima estensione. Anche in virtù della velocità di questa crescita, il bambù è considerato la pianta a maggiore assorbimento di CO2: le stime variano a seconda delle singole specie, ma si può arrivare a 229kg all’anno per un solo esemplare, oltre 30 volte più di qualsiasi altro albero o arbusto. Una pianta che cresce in fretta è anche un materiale abbondante, dai costi potenzialmente contenuti. E se alla grande disponibilità uniamo la versatilità, abbiamo un chiaro colpo d’occhio sul suo potenziale, che vi raccontiamo con tre progetti emblematici. Yūgo, Tanabe Chikuunsai IV, Casa Loewe, photo courtesy La riapertura del flagshipstore di Loewe a Barcellona ha fatto parlare di sé per la voluttuosa installazione realizzata dall’artista giapponese Tanabe Chikuunsai IV, virtuoso della lavorazione del bambù, da lui impiegato per installazioni ambientali oltre che per sculture e oggetti. Chiamata con un vero e proprio nome, Yūgo, l’opera si dispiega per tutto il negozio disegnando un percorso sinuoso che abbraccia il valico della porta, si insinua tra le colonne per dispiegarsi sul soffitto e avvolgere pareti. Realizzato a partire da 6000 pezzi di bambù intrecciati insieme in un lunghissimo tubolare, l’opera monomaterica è avvolgente e al tempo stesso impalpabile e non sfugge ad un confronto con il design contemporaneo del monomarca, ma anzi lo esalta attraverso la sua leggerezza. Come spesso accade, la rilettura delle potenzialità di un materiale beneficia di sguardi che arrivano dall’esterno, esito dell’incontro tra diversi background culturali e portatori sani di nuovi corti circuiti applicativi. È il caso del progetto Soba, sviluppato nel 2015 dallo studio tedesco di Stefan Diez per Japan Creative, label del paese del Sol Levante votato al rilancio della tradizione artigianale giapponese attraverso visioni e linguaggi contemporanei. L’agilità del progetto, che sperimenta l’utilizzo del bambù al suo stato naturale, è quella di trovare una soluzione dal carattere do-it-yourself per realizzare un arredo urbano – la panca – estremamente diffuso in Giappone tanto da rappresentare un vero e proprio archetipo e immaginario. Attraverso l’utilizzo di giunti realizzati in bambù a cui si uniscono corde sottili, Soba può essere assemblato senza alcuna conoscenza di tecniche specifiche. Trattato a cera, il bambù può essere utilizzato anche in esterno senza il bisogno di alcun trattamento: esposto alle intemperie, non si rovina ma assume una patina che vira progressivamente verso i toni del grigio. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con il negozio di oggetti in bambù Yamagishi dell’isola di Kochi, nel sud del Giappone. Soba, Japan Creative, Diez Office, ph. Jonathan Mauloubier Una novità con grandi potenziali applicativi arriva invece dal campo dei filati di ultima generazione. Opportunamente lavorata, la cellulosa estratta dal fusto del bambù offre proprietà ad alto valore aggiunto: morbido al tatto, altamente traspirante, il tessuto ricavato a partire dalla pianta asiatica restituisce la sensazione di freschezza tipica della seta pur avendo la resistenza solitamente associata al cotone. Antibatterico, ipoallergenico, è dotato di proprietà antimicrobiche e protegge dai raggi UV. Biodegradabile, si offre come alternativa sostenibile ai tessuti sintetici. Le applicazioni, per il momento limitate nel campo della moda, sono concentrate nella produzione di tessuti tecnici per lo sport. Niente vieta però che, in un prossimo futuro, gli utilizzi si possano estendere anche al campo dei rivestimenti per l’arredo. Yūgo, Tanabe Chikuunsai IV, Casa Loewe, photo courtesy Yūgo, Tanabe Chikuunsai IV, Casa Loewe, photo courtesy Soba, Japan Creative, Diez Office, ph. Jonathan Mauloubier