Storie Calvi Brambilla: più strategie che muri Testo di C. S. Bontempi Sciama Aggiungi ai preferiti Pedrali, Palace of Wonders di Calvi Brambilla, photo courtesy Ribaltare ogni volta il percorso, uscire dalla comfort zone, saper cambiare punto di vista, seguire le intuizioni e avere il coraggio di trasferirle nel progetto. A colloquio con Fabio Calvi Il ruolo dell’art director e il rapporto con le aziende Per avere un'identità unica e riconoscibile sul mercato, le aziende ricercano una guida visionaria che sia in grado di crearne il carattere e costruirne l’immagine. La sfida è quella di trovare un giusto compromesso tra l’emulazione di benchmark e la ricerca di una unicità riconoscibile. La recente esperienza con Flos è profondamente diversa. Non esiste un art director in azienda ma una squadra che si confronta su vari temi. Noi siamo responsabili del coordinamento del design e abbiamo immaginato il catalogo di Flos come una sorta di galleria d’arte. Al suo interno convivono infatti varie identità e firme, con diverse poetiche e linguaggi da cui nascono modelli esclusivi dal punto di vista della ricerca tecnologica e dell’unicità. Il nostro ruolo è quello di garantire la continuità nell’ampliamento di questa eccezionale collezione ma le nostre scelte e le nostre proposte vengono sempre condivise e discusse con CEO e Marketing. Calvi Brambilla, photo courtesy La sfida di oggi È sempre la stessa: creare una personalità forte che abbia appeal comunicativo. Parafrasando Castiglioni, mia fonte di ispirazione: provare, tentare, anche per i minimi dettagli, a ribaltare ogni volta il punto di partenza. Questo vale non solo per l’art direction ma per qualsiasi progetto. Uscire dalla zona di comfort è la sfida che tutti gli architetti dovrebbero affrontare. Anche un minimo tentativo di cambiare visione può dare e creare risposte innovative. Essere curiosi, aperti a un dialogo anche con nuove figure professionali che intervengono nel processo creativo è stimolante. Se negli anni ‘90 la comunicazione era marginale, oggi si inizia fin da subito a parlare con chi comunica il progetto. Ad esempio, oggi ci chiedono allestimenti più che fotogenici e “instagrammabili”! Qualche aneddoto legato alla vostra esperienza? Ce ne sono molti ma il più buffo riguarda lo stand per Franco Ceccotti del 2017, per celebrare i 30 anni dell’azienda. Franco voleva un’atmosfera museale, così progettammo uno spazio inspirato all’immaginario distopico di certi film di fantascienza, tra Brazil, Hugo Cabret e Todo Modo di Elio Petri. Per il pavimento utilizzammo delle bellissime ceramiche di Caltagirone fatte a mano. Purtroppo nella fase preparativa dell'allestimento ci accorgemmo che agli operai piacevano molto… ne sparirono interi bancali! A due giorni dall'inizio della fiera ci accorgemmo che i prodotti non erano sufficienti. In tutta fretta riuscimmo a farle arrivare in aereo e le posammo che erano ancora calde! Quando il giorno dopo arrivarono i vari visitatori (con i trolley!) alcune piastrelle iniziarono a rompersi… Lì emerse lo spirito di iniziativa. Insomma: scattai delle foto alle piastrelle con il cellulare, le mandai in studio dove vennero rielaborate, tagliate e inviate al grafico che stampò adesivi lucidi delle piastrelle in scala. Le applicai direttamente e nessuno se ne accorse, nemmeno Franco Ceccotti. Fu una soluzione veloce a costo zero, perché l'allestimento è fatto anche di queste cose. Ceccotti, Salone del Mobile 2018, photo courtesy Calvi Brambilla Un momento significativo nella vostra attività? Siamo sempre stati poco avvezzi alle pubbliche relazioni, i clienti sono spesso arrivati per passaparola. La grande svolta è avvenuta nel 2015 quando Gilda Bojardi ci invitò al concorso “LC50” per i 50 anni della collezione Le Corbusier editata da Cassina. Fu scelto il nostro progetto e la vetrina “in movimento” venne realizzata. Lavorare con sfide e tipologie di prodotti diverse ci ha offerto la possibilità di sperimentare. Il premio Cassina è stato una gratificazione, uno scatto in avanti. Nella stessa occasione abbiamo conosciuto la famiglia Pedrali per la quale abbiamo progettato molti allestimenti, lo showroom aziendale e quello di Chicago lo scorso anno. Monica e Giuseppe Pedrali sono imprenditori veri che lasciano molto spazio alla creatività dei loro consulenti, controllando ogni aspetto del progetto con una buona dose di fiducia nelle nostre idee. La creatività non è a comando, bisogna imparare a gestire e cogliere le intuizioni, avere il coraggio di trasformarle in progetto. Per questo è per noi fondamentale essere in due. Dei due, teoricamente sono io il più creativo - non sempre! - ma ci bilanciamo. Le intuizioni vengono poi filtrate da un confronto spesso molto “intenso”. Quest’anno verrà presentata la prima vera collezione curata da noi per Flos. La forma futura Le aziende del settore home sono andate molto bene in questi ultimi due anni ma adesso che forse si ricomincerà a viaggiare anche il settore contract che si era fermato, ripartirà. Come sempre è difficile prevedere la forma futura, ma sono sicuro che sarà un’evoluzione di tante cose già esistenti. È giusto provare e sperimentare. Per noi è un lavoro complesso che va ben oltre la semplice progettazione dello spazio. Ci chiedono più strategie che muri. Pedrali, Palace of Wonders di Calvi Brambilla, photo courtesy Pedrali, Palace of Wonders di Calvi Brambilla, photo courtesy Ceccotti, Salone del Mobile 2018, photo courtesy Calvi Brambilla Ceccotti, Salone del Mobile 2018, photo courtesy Calvi Brambilla 29 marzo 2022 Share Vedi ancheAltri articoli Manifestazioni The Euroluce International Lighting Forum Sostenibilità I principi dell’architettura biofilica Salvatore Peluso Manifestazioni Highsnobiety e Salone del Mobile.Milano celebrano i Maestri del design Manifestazioni Quanto è importante il SaloneSatellite per un giovane designer? Alessandro Mitola