Carola Bestetti racconta la ricetta della ripartenza per Living Divani
Vis à vis con Carola Bestetti, CEO di Living Divani, per parlare di resilienza, progresso e voglia di crescere.
Living Divani nel 2019 ha compiuto 50 anni. Fondata da Luigi Bestetti e Renata Pozzoli, ha accolto Piero Lissoni come art director nel 1988 ed è cresciuta con lui. Oggi amministratore delegato e volto dell’azienda è Carola Bestetti, figlia dei fondatori. Il suo ingresso ha dato una spinta propulsiva e freschezza al marchio, con nuovi designer e progetti di comunicazione integrata. L’abbiamo incontrata per farci raccontare lo sviluppo del marchio e fare una riflessione sui temi caldi del mondo della progettazione. Sono stati due anni intensi per Living Divani. Infatti alla crisi pandemica il marchio ha risposto, per contraltare, con lo sbarco a Milano, un monomarca nel cuore del design district, in corso Monforte, e il suo successivo rapido ampliamento. A ciò si è aggiunto l’ingrandimento degli headquarters ad Anzano del Parco (CO).
“Da anni pensavamo di aprire un negozio a Milano, ma non eravamo pronti. Poi la collezione si è ampliata ed è arrivato il momento. Abbiamo aperto a settembre 2020, tra i primi a creare un evento in presenza che è stato accolto con grande partecipazione”, racconta Carola. Nonostante lockdown e contrazione economica. Perché, dice lei: “Un passo indietro non si fa. Meglio un salto nel buio, ma in avanti. Nei momenti di difficoltà occorre dare un messaggio di ottimismo al mercato e ai clienti”. L’idea di Bestetti e Lissoni è di distinguersi dagli altri showroom del settore e puntare, anche per il particolare layout del negozio - un’infilata di vetrine ad angolo - a uno spazio/galleria, con allestimenti installativi. “Cercavo un’interpretazione diversa del concetto di design, con l’idea di fare cultura, anche ospitando, spero in futuro, opere di creativi di settori affini”, continua Bestetti. Nel giro di pochi mesi Living Divani ha preso posto anche nel basement del palazzo, moltiplicando lo spazio e ottenendo così un luogo dalla doppia lettura. Comunicazione al pianoterra e area commerciale di presentazione prodotti al piano sotterraneo, in un contesto più domestico, circondato da piante.
Mentre ad Anzano del Parco, la sede è stata ampliata con un’area per incontri e una dedicata alla mostra a The Uncollected Collection, pezzi unici firmati da Lissoni per celebrare il cinquantesimo compleanno. Tra le novità di quest’anno, un’evoluzione della serie Sumo di Lissoni, presentata al “supersalone”, e poi il divano Kasbah di David Lopez Quinconces, la poltroncina Lemni di Marco Lavit, i Moon Coffee Table di Mist-o. Alcuni tra i nomi che Carola ha coinvolto in squadra negli ultimi anni, che danno il polso dello scouting continuo e appassionato. “I giovani di talento sono molti e sono contenta di dar loro spazio, mi piace creare collaborazioni continuative, è un circolo che si fa virtuoso. A volte mi capita anche di creare contatti tra i designer e altre aziende del settore, perché credo sia giusto fare sistema. Come in Federlegno, dove oggi noto apertura al dialogo e partecipazione, atteggiamenti fondamentali perché il Salone del Mobile è un importante vettore di promozione del design Made in Italy”, continua.
“E’ la parola credo più presente addirittura nelle chat! Ed è un tema molto delicato a livello mondiale, come dimostra l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Io credo ci sia una dicotomia tra l’abuso del termine e la sua reale applicazione. Un cotone organico non è detto sia davvero sostenibile. E nel settore dell’arredo parliamo di un percorso lungo e grandi investimenti. Per noi è necessario mappare tutta la filiera dei fornitori. Stiamo lavorando a una carta dei valori con Federlegno per stilare dei punti che aiutino le aziende a redigere il bilancio di sostenibilità. Noi produciamo tutto in Brianza, eccetto i tappeti fatti in Nepal e Pakistan, siamo praticamente a chilometro zero. Utilizziamo teak da piantagioni certificate, dettagli in plastica riciclata e pelle zero impact perché compensa le emissioni di CO2. Sostenibilità è anche evitare l’iperproduzione e puntare sulla durabilità, sono contraria all’idea di dover presentare ogni stagione vari pezzi nuovi. I nostri divani, ad esempio, durano una vita, alcuni clienti ci chiedono nuovi rivestimenti di modelli acquistati negli anni 70!”.
“La versatilità, soprattutto nei piccoli elementi di arredo, è da sempre il punto di partenza dei nostri brief. Oggi si ha più consapevolezza della fruibilità di spazi e arredi. Infatti nel 2022 proporremo come novità uno scrittoio, ampliamento della serie Aero. Un tempo non sarebbe mai stato una priorità”.
“Non amo molto la parola ‘phygital’ ma ho spinto molto per creare sul nostro sito il virtual tour di una casa arredata coi nostri pezzi. L’esperienza fisica resta fondamentale, il digitale è stato accelerato dall’emergenza, ma è una realtà da implementare”.
“Abbiamo avuto così tanti momenti di stop che ora spero sia il momento della ripartenza. Tra il 2016 e il 2019 siamo cresciuti del 60%, quest’anno stiamo crescendo del 50% rispetto al 2019. Siamo artigiani evoluti come dico spesso. In questi 50 anni come fil rouge vedo invece la coerenza. I nostri arredi hanno un’estetica pulita e riconoscibile, stanno bene in ambienti diversi. Sono silenziosi, ed è il nostro orgoglio”.