Mercati Claudio Feltrin: “Sostenibilità? Sinonimo di nuovo modello industriale” Testo di Sara Deganello Aggiungi ai preferiti Il presidente di FederlegnoArredo commenta il Decalogo della Federazione dedicato alle linee guida per affrontare la transizione ecologica: "Ora devono seguire fatti concreti, che diano credibilità". Perché saper governare questa trasformazione è l’unico modo per continuare a stare sul mercato. Preservare i luoghi in cui viviamo, rallentare lo sfruttamento di risorse uniche e finite, abbattere le emissioni climalteranti grazie a processi sempre più efficienti, allungare la vita dei prodotti consolidando un sistema di riciclo e riuso. Sono alcuni degli obiettivi del Decalogo di FederlegnoArredo “La sostenibilità al centro”: un primo passo ufficiale per affrontare la transizione ecologica in modo concreto, con le azioni da intraprendere e gli indicatori di avanzamento con cui monitorare il percorso che verranno presentati nei primi mesi del 2022. Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, sottolinea l’approccio pragmatico dell’operazione. Da dove parte il percorso che vi ha portato a presentare questo Decalogo? Nel 2017-18, quando abbiamo cominciato a ragionare sui temi che potevano essere di interesse per il futuro e lo sviluppo delle nostre aziende, la sostenibilità emergeva come argomento cruciale. Anche se non avevamo piena coscienza che fosse così urgente come poi il Covid ci ha dimostrato. Nella 2019 la sostenibilità è salita alla ribalta grazie ai movimenti giovanili, grazie a Greta Thunberg: è diventata la bandiera delle giovani generazioni che hanno sottolineato e sottoscritto quella che per loro è la principale preoccupazione, ovvero il pianeta che si troveranno a ereditare dalle generazioni precedenti, da un modello di sviluppo basato su un consumismo che non tiene conto di come le materie prime siano esauribili. A questo si è aggiunta un’azione sorprendentemente positiva da parte dell’Europa che nello stesso anno ha varato il Green Deal. Nel 2019 all’interno della Federazione abbiamo istituito una task-force per lavorare su questi temi, per cominciare a immaginare azioni da intraprendere per essere concreti e operativi. Nel 2020 abbiamo concluso una mappatura sul tema delle attività della Federazione che comprende ben 11 associazioni che rappresentano l’intera filiera che parte dall’albero e arriva al prodotto finito. Abbiamo dunque la possibilità di incidere in modo più efficace di chi magari controlla solo un segmento. Dopodiché abbiamo realizzato una Survey sul tema con 250 aziende raccogliendo dati statistici e indicazioni. Questa fotografia è stata fondamentale per mettere meglio a fuoco i nostri punti di forza e di debolezza e stilare poi il nostro Decalogo, che riassume le azioni guida che dovranno dare la rotta per il piano strategico che andremo a presentare il prossimo anno. Che tipo di lavoro vi aspettate di fare? Iniziamo dalla sensibilizzazione. Il Covid ci ha fatto capire che la sostenibilità è un tema molto vicino. Ed è un fattore di sopravvivenza per le nostre aziende, focalizzate sul fare bene le proprie cose, sul design bello e di qualità. Ma sostenibilità non vuol dire fare oggetti esclusivamente con materiali riciclabili e riciclati – sicuramente principi fondamentali – ma rinnovare i processi, cioè il modello industriale stesso delle aziende. Vuol dire avere impianti capaci di governare questi nuovi flussi, per esempio riducendo gli sprechi di energia. Per questo come FederlegnoArredo vogliamo cominciare dalla sensibilizzazione, per non cadere nella banalità del greenwashing, in perfetto stile consumistico. Siamo consapevoli invece di come la sostenibilità sia un processo irreversibile, capace di rafforzare la nostra competitività sul mercato. Che vuol dire avere il prodotto giusto, che il pubblico si aspetta, a un prezzo comunque accessibile. Dobbiamo saper gestire la transizione anche da un punto di vista economico, senza farsi abbagliare da falsi miti. Che cosa farete successivamente? Stiamo pensando alla possibilità di accompagnare le nostre aziende – anche le più piccole, che hanno meno risorse e meno capacità di immaginare piani di trasformazione – per prepararle a questo grande cambiamento e per accedere alle risorse messe a disposizione dall’Europa. Il Green Deal ha solo dato il la: ora si è aggiunto anche il PNRR. La sostenibilità è un’opportunità. Le aziende che non la colgono verranno emarginate dal mercato. Nella trasparenza che accompagna questo processo ci sono le certificazioni, per esempio. Impegnative dal punto di vista economico, ma se mancano precludono l’accesso ai mercati più interessanti. Noi abbiamo un prodotto di alta qualità, e ci rivolgiamo a un mercato sofisticato e ricco, a Paesi evoluti che però chiedono certificazioni e garanzie. Se non si risponde alle loro esigenze ci si condanna a rincorrere un cambiamento in ritardo. Per questo motivo, dobbiamo intraprendere prontamente questo percorso. Che non sarà breve. Ma noi ci siamo dati obiettivi a tappe. Ora è il momento di mettere in discussione i principi del consumismo di cui abbiamo goduto: abbiamo avuto accesso a comodità che le generazioni precedenti non avevano. Ovvio che ci sarebbe stato un conto da pagare. Ora è arrivato. Dobbiamo capire come saldarlo senza rovinarci. Abbiamo una grande opportunità: crisi vuol dire cambiamento. Dobbiamo incanalarlo in un modello sostenibile. Motivo per cui gli indicatori che utilizzeremo per valutare questa trasformazione devono essere credibili, in un percorso duro, ma anche realizzabile. Il Decalogo riassume le linee guida, ora devono seguire fatti concreti. Perché è la concretezza a dare credibilità. Può fare qualche esempio? Il 30% delle imprese ha una persona che si occupa di sostenibilità. Solo il 30% di queste lo fa in modo esclusivo. Uno degli obiettivi è che ogni azienda dedichi almeno una persona a questa tematica, che non è accessoria. È un passaggio culturale. Un esempio che abbiamo già vissuto in passato quando si pensava che l’inglese non fosse determinante. Mentre poi ci si rese conto di quanto fosse fondamentale. Noi abitiamo su un pianeta piccolo in proporzione ai consumi che sosteniamo. Rendersi conto di questo vuol dire in coscienza essere più rispettosi dell’ambiente. Facciamo parte di una comunità e abbiamo l’obbligo di prendercene cura per la parte che ci compete. Restando sul mercato. Perché il consumatore oggi, e ancor di più domani, ci chiede conto di come produciamo. La sostenibilità è un’opportunità e allo stesso tempo un obbligo: è un modo di pensare l’azienda moderna. Per rispondere al cruccio di ogni imprenditore. Che è sì portare a casa il bilancio nel breve, ma soprattutto riuscire a garantire il processo di sopravvivenza futura della propria azienda.” Che conseguenze avrà questo nuovo approccio sui prodotti e sul modo di vivere la casa? Avremo arredi pensati meglio. Che mettono in evidenza non solo l’estetica, ma anche altri aspetti. Per esempio, che il legno utilizzato provenga da foreste certificate o che i tessuti siano riciclati. Penso che ci saranno sempre meno materiali vergini. Inoltre voglio immaginare prodotti che possano essere aggiustati, che se si rompe un pezzo è l’azienda stesa che garantisce la riparazione. Voglio immaginare di comprare un arredo e poi, se lo cambio, di rimetterlo in circolo, sanificato, per renderlo accessibile a chi magari non se lo può permettere, se non di seconda mano. Applicando così in pieno il concetto di circolarità. 2 dicembre 2021 Tags Sostenibilità Share