Storie Dai Formafantasma a Emily Dickinson: 4 libri per 4 punti di vista Testo di Porzia Bergamasco Aggiungi ai preferiti Seeing the Wood for the Trees. Video still, Formafantasma 2020, courtesy photo Quattro letture in ordine sparso da usare come bussola di orientamento per definire le idee del mondo nuovo. Per iniziare il 2022 con una riflessione su 4 parole chiave per il nostro futuro: Web, Clima, Natura, Inclusività. L’inizio dell’anno sollecita, oltre che propositi, anche bilanci sull’anno concluso. Nella faticosa cernita, non tutto è da buttare o già superato, soprattutto se si tratta di libri che suggeriscono, in modo diverso ma pressoché convergente, ricette per vivere questo nostro tempo, provando a imparare di nuovo. Al centro, quattro parole: Web, Clima, Natura, Insieme. Questo immenso non sapere, cover Si potrebbe iniziare da una traccia lasciata da “un libro nato disordinato”, come avverte la stessa Chandra Candiani che lo ha elaborato nel tempo di una caduta e una risalita, con in mezzo la pandemia. “Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura”, propone fin dalla copertina l’autrice del suo libello per Einaudi, Questo immenso non sapere, il cui sottotitolo spiega: Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano. “Siamo dei soldati della sopravvivenza: case, caloriferi, aria condizionata, frigoriferi, automobili, aerei, vestiti, occhiali, dentiere, acqua potabile, acqua calda, protesi su protesi per tirare avanti”, riflette la poetessa, e insieme a storie di gatti, cani e specie varie (più soggetti di noi a una vera estinzione, cosa che riguarda anche la vegetazione). Insieme a Leopardi, Novalis, Buddha, altri poeti e autori e monaci dediti alla meditazione… lungo le pagine snocciola riflessioni e impressioni da leggere come una favola, o meglio una vita, dove accadono cose belle e meno belle e il senso è farcele piacere proprio per ciò che sono. È un lungo augurio di bene, che non significa non passare dalla porta stretta del dolore proprio e altrui. Dalla porta sempre aperta del male. Anzi. “Questa accoglienza prepara all’azione, è non agire in attesa dell’azione intonata”. Partendo dalla storia personale, nascono suggerimenti per guardare il mondo e chi lo abita – “dico esseri e non persone, perché animali e alberi sono inclusi” – da una vista periferica che ammette: “Il cuore è di tutti, non c’è solo un cuore mio o tuo o suo: c’è un cuore che non appartiene a nessuno e risuona, è impersonale e fluido, è, senza proprietari”. Una lezione spesso dimenticata e che spinge a un passo indietro per tornare alla prefazione e tessere relazioni: “Un libro disordinato è un invito alla sovversione”. Sovversione che, appunto, fa rima con azione. E conduce a una citazione di Confucio, che Candiani racconta di aver letto su un cartello ai piedi di un albero vecchissimo di cui restano solo le radici e la corteccia spaccata: “Il momento migliore per piantare un albero è dieci anni fa. L’altro momento migliore è ora”. Pare dirci che la sapienza senza tempo, né religione, lo suggerisce: ogni momento è quello buono per iniziare a fare qualcosa, se proprio non ci piace dove siamo arrivati. Proprio ora che si è preoccupati per sé, per tutti e tutto. Per le cause più disparate, da noi umani al pianeta sembriamo, siamo, bisognosi di cure. E i libri, a volte le dispensano. Rifocalizzando antichi concetti e nuovo sentire, su questioni attuali. Titolo: Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano Autore: Chandra Candiani Casa editrice: Einaudi Anno di pubblicazione: 2021 Pagine: 168 Documanità, cover Con accenti diversi la stessa sollecitazione all’azione arriva da Maurizio Ferraris che completa con l’indicazione, Filosofia del mondo nuovo, il titolo del suo libro Documanità, uscito nella primavera scorsa per gli Editori Laterza. Sulla copertina una mappa di parole che reggono il filo rosso del suo pensiero: “un mondo nuovo che, per definizione, non può essere anticipato”, ma ci si può educare a concepire. Un lavoro esatto, cui non manca una felice ironia, con tanto di avvertenze per le direzioni di lettura dei quattro capitoli e paragrafi che lo compongono, riformulando le domande di sempre. Rivoluzione: che cos’è il web? Rivelazione: chi siamo? Speculazione: da dove veniamo? Trasvalutazione: dove andiamo? Un percorso fitto, tratteggiato con una penna incisiva e leggera, che si districa nell’annosa ansia generata dal rapporto uomo-macchina, ora giocato tutto nel web, guardato attraverso un “fondamento antropologico della mutua dipendenza tra umani e piattaforme, dove queste ultime sarebbero il prototipo contemporaneo del complemento tecnico che costituisce l’unico tratto definitorio della natura umana”. Una premessa che rassicura: “Senza apporto umano la tecnica, e nella fattispecie le piattaforme, sarebbe inutile e inerte, perdendo la propria ragion d’essere”. Non c’è timore, quindi, l’uomo non avrà la peggio, non saremo schiavi della tecnica e dell’automazione, finché le macchine si reggeranno sui nostri bisogni. In parallelo le puntuali considerazioni del filosofo, professore ed editorialista della Repubblica, riordinano e scardinano allo stesso tempo altri rapporti. Fra la produzione e il consumo e fra il capitale e il valore, con l’affermazione di un necessario cambiamento di rotta e intenti volto a comprendere il meccanismo del plusvalore, nel progetto del web. Dove è possibile immaginare un capitale che sia “accumulo di valore ma anche di crescita della conoscenza” e a considerare la trasvalutazione – di nietzschiana memoria – del valore del lavoro. Sulle coordinate del tempo e dello spazio, e sulla successione di tutte le rivoluzioni tecnico-industriali, Ferraris insomma ci guida nell’ecosistema in cui ci siamo cacciati, insegnandoci soprattutto a pensare. A riconoscere e comprendere il nostro divenire, dissipando la nebbia della paura verso il futuro ignoto. Se solo non tacciassimo la tecnologia (e un po’ anche il progresso) di essere generatrice di tutti i mali perché “quanto meglio comprendiamo la tecnologia, tanto meglio comprendiamo l’umano”. Vista da ogni epoca, “ci svela ciò che siamo e ciò che vogliamo”. Da questo verso la documedialità, sui cui si regge la vita nel tempo del web, può anche mutarsi in documanità. Una società, cioè, in grado di comprendere il presente e di trasformarlo. Mettendo umanità nella tecnologia per andare incontro a un “nuovo welfare, a cui alle macchine sia affidata la fatica, la noia, la ripetizione, e agli umani l’invenzione, il consumo e l’educazione”. Titolo: Documanità. Filosofia del nuovo mondo Autore: Maurizio Ferraris Casa editrice: Laterza Anno di pubblicazione: 2021 Pagine: 440 Cambio, cover Una inaspettata ventata di lumi e ottimismo – “il progresso impone anche un diritto e un dovere: la necessità, per ogni essere umano, di contribuire a questo progresso non soltanto con la critica, ma con un’azione positiva” – non scevra dall’indicare, ancora in compagnia del filosofo nella mobilitazione personale e collettiva, la necessità di liberarci dall’idea che siamo padroni della natura. L’auspicio è dunque una rivoluzione soprattutto concettuale. E questo ci conduce a un altro lavoro da traghettare in avanti o da non dimenticare. Nato nel 2020 da un corso universitario, confluito nel 2021 in una mostra (anzi due, la prima a Londra, curata da Hans Ulrich Obrist e Rebecca Lewin, la seconda a Prato, a cui si è aggiunta per la curatela la direttrice del Centro Pecci, Cristiana Perrella) e infine esposto in un libro-catalogo. Dall’autunno scorso disponibile nell’aggiornata edizione italiana per Centro Pecci NERO Editions: Cambio. Inequivocabile la parola scelta dai Formafantasma, il duo di designer composto da Andrea Trimarchi e Simone Farresin autori della ricerca multidisciplinare. A ben ragione se ne è parlato molto, proprio per lo spostamento del punto da cui guardiamo le cose. “Al centro ci sono gli alberi e la loro vita e il ruolo cruciale che il design può svolgere nel nostro ambiente. La sua responsabilità di guardare oltre i confini dei suoi confini, traducendo la consapevolezza ambientale emergente in una rinnovata comprensione della filosofia e della politica degli alberi che incoraggino risposte informate e collaborative”. Si entra nel vivo del dibattito, con contributi di altri critici e filosofi, nato negli ultimi anni in relazione al progetto di un progettare tutto concentrato più che sulla storia tipologica e formale, appannaggio di un’evoluzione storica del design, in relazione ai bisogni, alle rivoluzioni industriali, alla produzione e comunicazione. Ma nei processi che portano alla trasformazione delle materie prime utili a realizzare tutti gli oggetti di cui ci circondiamo, indossiamo, usiamo e ci aiutano a vivere. Dell’interdipendenza fra la natura, le risorse e i nostri consumi. La costruzione, in definitiva, di un pensiero ecologico da assumere per educarci – torna ancora la parolina – a considerare quali potrebbero essere le opzioni meno dannose. Quale progresso scegliere per l’umanità e la Terra in grado di spostare il rapporto gerarchico che l’uomo stesso ha creato fra i nord e i sud del mondo, fra le specie viventi e con ciò che lo circonda e gli dà sostentamento. Cambiando, come si augurano i Formafantasma: “la percezione comune del design come strumento di immagine a favore di un approccio capace di produrre una reale trasformazione, in un’epoca di instabilità climatica e sociale”. Titolo: Cambio Autore: Formafantasma Casa editrice: Centro Pecci NERO Editions Anno di pubblicazione: 2021 Pagine: 304 Emily Dickinson e i suoi giardini, cover Questo breve periplo fra quanto emerge dagli scaffali riempiti nel 2021, si chiude come si è aperto, con la poesia. In fondo, con la poesia, non siamo così lontano da quello che è all’origine del suo nome – poiesis, produzione – che deriva dal fare, creare (poiein). E come ci ricorda ancora Ferraris il “progetto” è “una forma paradigmatica di poiesis”. Proviamo a vederla così. Ed entriamo “nell’universo verde” di una poetessa americana di due secoli fa che continua a parlarci attraverso il suo lavoro, a farci vedere il mondo naturale e come l’osservarlo possa essere proficuo per il pensiero. Emily Dickinson e i suoi giardini, di Marta McDowell, appena dato alle stampe in traduzione italiana da L’ippocampo, non è solo una raccolta di versi, ma anche una biografia e un volume di botanica. Induce a guardare le cose oltre le cose. (Un allenamento indispensabile per affrontare l’oggi). A concepire quindi il giardino, non solo come paesaggio, ma come qualcosa che ci è stato affidato e che vivrà oltre noi. Cultura è un termine che trae la propria origine dalla coltivazione, dalla manipolazione tecnica della natura, non dal suo sfruttamento. Averne cura, seguire i ritmi. Il libro segue infatti un andamento stagionale. Nell’arco di un anno sbocciano fiori, crescono piante, si modificano e ne nascono di nuove, insieme alle poesie. Piccole verità nascoste… “Ma quando la terra prese a scricchiolare e sparirono le case in un ruggito e si nascosero le umane creature allora spauriti comprendemmo, come chi vide la dissoluzione, il papavero dentro la nube” …da tenere a portata di mano. Titolo: Emily Dickinson e i suoi giardini Autore: Marta McDowell Casa editrice: L’ippocampo Anno di pubblicazione: 2021 Pagine: 268