Storie De Castelli, mescolarsi continuo di tecnologia e manualità Testo di C. S. Bontempi Sciama Aggiungi ai preferiti De Castelli, Celato, design R&D De Castelli, photo Alberto Parise “Darsi obiettivi è il sale della vita... Un sogno realizzato è il brand De Castelli. Siamo nati e cresciuti intrinsecamente legati al know-how e alla lavorazione dei metalli...”, in conversazione con Albino Celato, fondatore del brand Come passa nelle generazioni questo sapere? La prima testimonianza dell’inizio dell’attività da parte di mio bisnonno risale a fine 800 ed è un documento che certifica l’acquisizione di un appezzamento di terreno vicino al canale di irrigazione utilizzato per produrre l’energia attraverso il movimento impresso dall’acqua. Ho respirato l'attività dell'azienda fin da piccolo, era parte integrante della famiglia. Il passaggio nel lavoro che era stato di mio nonno prima e poi a partire dagli anni ’70 di mio padre è stato naturale. Nel periodo estivo delle scuole superiori mio padre ha sempre chiesto - più che altro imposto - che trascorressi almeno 20 giorni in azienda per capire se quel tipo di attività mi potesse interessare. Un'opportunità: venivo coinvolto in qualche progetto e in piccole attività manuali. In questo modo ho imparato a lavorare il metallo comprendendone le caratteristiche e le potenzialità. È stato utilissimo e ne sono felice. De Castelli stand, Salone del Mobile.Milano 2022, photo Alberto Parise Lo sta proponendo a sua volta in famiglia? Sì, per entrambi i miei figli. Ho iniziato a coinvolgere Francesca fin dai suoi 18 anni nelle fiere e negli appuntamenti con i clienti, anche internazionali. Ne è sempre stata entusiasta. Nel 2019, dopo la laurea in Ingegneria Edile Architettura e due esperienze lavorative in ambito marketing e di consulenza, è entrata in azienda come responsabile dello showroom De Castelli di Milano, diventando punto di riferimento per clienti e progettisti nello sviluppo di progetti custom made e nella promozione del nostro brand e know how. Alberto ha trascorso negli ultimi due anni i periodi estivi in azienda in particolare in produzione partecipando al progetto di riorganizzazione di un intero reparto. Si è recentemente laureato in Ingegneria Gestionale e ha intrapreso un percorso lavorativo in un grande gruppo internazionale. È giusto che sperimenti prima un suo percorso, ma non manca mai alle riunioni di famiglia in cui si discutono determinate scelte. Quello che conosco lo trasmetto, ciò che non conosco lo devono imparare o se lo devono costruire. La tradizione all’interno della famiglia sta quindi andando avanti? Sì, Francesca è già integrata ed ha oggi piena autonomia nel suo ruolo. Parallelamente alla consulenza progettuale sta iniziando ad occuparsi anche dell’area marketing e comunicazione che in futuro saranno di sua competenza. Alberto, se e quando entrerà in azienda, sarà più legato all’area produttiva e di pianificazione. A ognuno la sua specializzazione a seconda di capacità, attitudini ed aspirazioni. De Castelli, showroom, design Cino Zucchi, photo Marco Menghi Ci descrive il punto di svolta del 2003, quando è nato il marchio De Castelli? La volontà di creare il marchio e l'identità si è espressa concretamente nel 2003, ma è stato un passaggio. Dapprima un'idea e poi una realtà. Sono entrato in azienda con la libertà di intervenire nelle scelte verso la fine degli anni '80 e primi anni '90 puntando sull’ industrializzazione. Azienda sì artigianale ma con macchine a controllo numerico e un'organizzazione industriale. Siamo stati contoterzisti fino alla fine degli anni '90, primi 2000; sapevo che questo tipo di business non mi dava più soddisfazione perché non controllavo la gestione del processo di un'azienda completa. Da quel momento c’è stato un cambio di rotta ed è nata De Castelli. Il prossimo sarà il ventesimo anno dalla nascita del brand e abbiamo intenzione di celebrarlo. A quali prodotti è particolarmente legato? Il prodotto è la cassettiera Celato, primo oggetto che ha determinato il carattere del DNA della De Castelli. Nei primi passi della De Castelli abbiamo collaborato con Aldo Cibic, il primo designer importante con cui abbiamo realizzato dei prodotti. Quando vide questa cassettiera appena realizzata disse: “Albino tu non hai più bisogno di me” (magari fosse vero!). La cassettiera non aveva ancora il nome e venne in aiuto un suggerimento di un ospite che visitava l’azienda: il mio cognome. Un gioco di parole, perché in Celato non ci sono elementi a vista che ne determinano l'apertura, ma solo il meccanismo push-pull. Inoltre nell'ultimo cassetto c'è un piccolo scompartimento che è davvero "celato". Il secondo elemento a cui sono legato è Archimbuto, il portale d'ingresso progettato da Cino Zucchi alle Corderie dell'Arsenale, in occasione della sua curatela del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia. Archimbuto è rimasto lì per circa cinque anni. Una sfida costruirlo e una grande soddisfazione averlo realizzato. De Castelli, Archimbuto, design Cino Zucchi I prossimi obiettivi? Darsi obiettivi è il sale della vita... Un sogno realizzato è il brand De Castelli. Siamo nati e cresciuti intrinsecamente legati al know-how e alla lavorazione dei metalli. E dobbiamo continuare ad esserlo, concentrandoci sull'evoluzione e sulle nuove interpretazioni dei nostri materiali, che presentiamo di anno in anno al Salone del Mobile.Milano, l'evento in assoluto più importante. I materiali e il loro sviluppo sono al centro della nostra produzione. Attualizziamo tecniche quasi perdute con nuove professionalità sviluppate all'interno delle nostre officine. La volontà è di instaurare un meccanismo volto alla rinascita e al continuo rinnovamento. Le agevolazioni da parte del governo con la 4.0 hanno permesso di rinnovare la tecnologia attraverso la digitalizzazione dei processi di produzione, in abbinamento con la manualità e la formazione. Abbiamo ragazzi bravissimi a gestire i processi digitali, altri a formare manualmente la lamiera, ora anche con macchinari svizzeri che operano similmente ai battilamiera di fine 800 primi 900, in un mescolarsi continuo di tecnologia e manualità, garantendo sempre la qualità. Riuscite a portare avanti questa tradizione malgrado le difficoltà a trovare persone capaci di lavorare manualmente? Selezioniamo le persone più adatte a utilizzare macchine a controllo numerico e quelle a cui piace lavorare con le mani per creare qualcosa di unico. Sono loro che fanno la qualità. Certo, bisogna coinvolgere e spiegare il progetto, rendere partecipi del processo. Dobbiamo cercare fra persone provenienti da tutto il mondo, essere aperti all'inclusione: ognuno porta qualcosa di nuovo. De Castelli, Sculpt, design Francesco Forcellini, photo Alberto Parise De Castelli, Canneto, design Adriano Design, photo Alberto Parise De Castelli, Coste, design Luca Pevere, photo Alberto Parise 12 gennaio 2023 Tags Interviste Arredamento Share Vedi ancheAltri articoli Manifestazioni The Euroluce International Lighting Forum Sostenibilità I principi dell’architettura biofilica Salvatore Peluso Manifestazioni Highsnobiety e Salone del Mobile.Milano celebrano i Maestri del design Manifestazioni Quanto è importante il SaloneSatellite per un giovane designer? Alessandro Mitola