Manifestazioni Dentro le stanze oniriche di David Lynch Testo di Alessandro Ronchi Aggiungi ai preferiti Interiors by David Lynch. A Thinking Room Ecco le "Thinking Room", stanze gemelle ideate dal celebre regista e allestite con la curatela di Antonio Monda, ideale prologo e introduzione al Salone del Mobile.Milano 2024 Ci aveva avvertito il curatore Antonio Monda intervistato quando le stanze ancora materialmente non esistevano: "Sarà una sorpresa". All'ingresso del padiglione 5-7 e, idealmente, a inizio visita dell'intera area espositiva si incontrano due gusci ovoidali, due sipari circolari di velluto rosso che ricordano gli interni iconici di alcune scene di Velluto blu o Twin Peaks. La sorpresa e la curiosità è accesa anche dal fatto che questi oggetti sono nel mezzo di padiglioni affollati di stand, che fondano l'attrazione sulla trasparenza, sulla visibilità da fuori. Lombardini22, gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e dell’ingegneria, ha progettato il masterplan del posizionamento e l’impianto architettonico del perimetro curvilineo, che conduce all’opera del celebre regista americano. Le due "zone" gemelle hanno una opacità semi-assoluta: è normale doverci girare attorno per capire esattamente di cosa si tratta o per trovare l'ingresso. Il tradizionale sipario teatrale è sostanzialmente una frontiera mobile: aprendosi in orizzontale spalanca la soglia del palcoscenico e segna il via libera verso la dimensione della rappresentazione. Il sipario di “Interiors by David Lynch. A Thinking Room” non si spalanca, descrive un'area che vuole mantenere alcuni caratteri del sacro. Se vogliamo accedervi, sta a noi individuare il varco. All'interno il rosso acceso vira al total black, a quel "buio assoluto, impossibile, assurdo" che David Lynch ama tanto mettere nei propri film, cominciando da Strade perdute, proprio perché è oltre il vero, non si trova nel mondo fenomenico. I visitatori attendono di essere ammessi al sancta sanctorum osservando le fotografie di Alessandro Saletta e Melania Dalle Grave (DSL Studio) che raccontano il processo creativo dell'installazione e avvicinando uno schermo dove va in loop la registrazione di una conversazione zoom tra autore e curatore in cui David Lynch, sfoggiando la performance di entusiasmo camp che si trova anche nei suoi geniali "daily report", esclama "what a fantastic little room!" e promette che da questa stanza fatta apposta per pensare ne usciremo migliori, con più energia, felicità, creatività. Siamo in una zona di decompressione che ha una funzione pratica - dosare gli ingressi in una stanza piccola che chiede un certo grado di raccoglimento, non può sovraffollarsi - e insieme serve a marcare una differenza, una discontinuità ambientale rispetto al resto degli spazi espositivi benché ne sia organicamente parte allo stesso modo in cui le funzioni cerebrali sono sintonizzate con tutte le altre funzioni del corpo. Interiors by David Lynch. A Thinking Room Interiors by David Lynch. A Thinking Room Interiors by David Lynch. A Thinking Room Interiors by David Lynch. A Thinking Room Interiors by David Lynch. A Thinking Room Interiors by David Lynch. A Thinking Room - Ph. Alessandro Russotti "Thinking not Meditation" ci tiene ad ammonire il regista, nonostante sia nota la sua devozione alla meditazione trascendentale. Infatti viene in mente uno degli aforismi più celebri della sceneggiatura di Twin Peaks, "I get my news from the only reliable source, cryptic symbolism in my dreams". L'onirico lynchiano ha il carattere singolare e identitario nel suo essere non processato, un'emersione di inconscio che rifiuta l'ordinamento psicanalitico e perfino la traduzione esatta in linguaggio. Le immagini - le scene, le atmosfere così come gli ambienti e i loro elementi di arredo - assomigliano secondo Lynch a macchie di Rorschach che fanno affiorare motivi psichici profondi individuali piuttosto che prevedere una interpretazione corretta. Come scrive Antonio Monda, "Lynch riesce a sedurci ribadendo che la vera arte non offre risposte ma pone domande". Superiamo la soglia della stanza e notiamo alcune immagini strane, inattese e insieme familiari, in quanto riconducibili all'immaginario lynchiano. C'è la fotografia di un complesso industriale che ricorda gli ambienti di "Eraserhead". C'è l'immagine di un quarto di bue appeso ed è subito Francis Bacon, artista alle cui contorsioni Lynch deve molto. C'è una folla indefinita messa a contrappunto della relativa scarsità di segni dell'ambiente. Ci sono archetipi: lo specchio e l'orologio. Sappiamo come lo sfasamento continuo tra tempo misurabile e percepito sia uno dei caratteri fondamentali del perturbante peculiare al regista americano. E c'è anche - e non potrebbe essere più lynchiano - molto humor nero se l'ambiente promesso come un'oasi pseudo new age di serenità ci presenta, a prima vista, un animale squartato, ciminiere fumanti e un display orario invadente come un memento mori. Ma è, appunto, questione di prospettiva: la stanza come ogni ambiente lynchiano - e come il suo grande antesignano, la "zona" tarkovskjana di Stalker - è fatta per reagire diversamente a ogni singolo visitatore e al suo stato d'animo momentaneo. La relazione tra il regista e il Salone del MobileMilano, il design e l'arredo è profonda anche per motivi concreti. Tra le molteplici attività di David Lynch c'è il lavoro artigianale del legno e la costruzione di mobili. È più di un hobby, è parte integrante della sua produzione creativa. Tuttavia nel caso di "Thinking Room" il mobilio non è stato materialmente realizzato dal regista: il progetto esecutivo e allestimento è realizzato dagli artisti del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa sotto la sua direzione. Sponsor tecnico: Targetti. Notiamo tubi in ottone che non hanno né devono avere una funzione. E una enorme sedia in legno attrezzata con carta e pastelli sulla quale ci si può sedere e disegnare, idealmente esprimersi nel modo più libero, partendo dal grado zero. Per completare la ricognizione delle evocazioni manca l'aspetto più essenziale: i colori. Sono quattro le dominanti che prendono tutto: il rosso, il nero, il blu, l'oro. Sono colori lynchiani (pensiamo alle note tende, alla loggia, al velluto) ma sono anche colori ricorrenti nelle opere di un altro genio visionario e cromosimbolista, James Lee Byars. Con i fuori scala enigmatici, i colori che rimandano alternativamente al tempo e alla sua trascendenza, l'impianto generale tra il teatrale e il circense ci sembra che "Thinking room" sia tanto endogama, nutrita dell'immaginario del suo creatore, quanto parente dell'opera dell'artista americano. David Lynch - Ph. Dean Hurley