Storie Design e proprietà intellettuale: cosa tutelare e come? Testo di Cristina Kiran Piotti Aggiungi ai preferiti photo courtesy Giorgetti Dalla protezione del marchio alla tutela delle immagini online. Il prossimo 22 febbraio un evento online promosso da FederlegnoArredo farà luce su rischi, novità normative e strategie, a supporto soprattutto delle aziende a vocazione internazionale Che l’internazionalizzazione delle aziende vada di pari passo con il crescente tasso di scontro con una concorrenza internazionale non sempre troppo corretta, è cosa nota. Ma per quanto riguarda il settore dell’arredamento, dalla storica vocazione internazionale, la protezione della creatività e dell’innovazione tecnica, tecnologica e di design sono ormai aspetti fondamentali, ricorda Giovanni del Vecchio, ceo di Giorgetti e membro del gruppo di lavoro sul tema costituito dal Consiglio di Assarredo. Per questa ragione FederlegnoArredo in collaborazione con INDICAM e con la partecipazione di EUIPO, organizzano per il prossimo 22 febbraio alle ore 9.00 un evento online dal titolo “Design e Proprietà Intellettuale: cosa tutelare e quali strategie”. 1960s chairs, photo courtesy Giorgetti Perché un convegno su proprietà intellettuale e design? Il convegno che abbiamo organizzato come associazione insieme a INDICAM e EUIPO nasce con l’obbiettivo di cercare di aiutare le aziende, soprattutto quelle che per loro natura sono state in passato meno esposte a queste tematiche. Nello specifico di cosa parliamo? Il tema della proprietà intellettuale è ampio e nel nostro settore copre varie aree e sfaccettature, dalla protezione del marchio, alla protezione del design, per poi arrivare a toccare l’area industrialmente più rilevante, ovvero il brevetto per invenzione industriale. A cosa servono? Si tratta di strumenti diversi che hanno un solo obiettivo. Tutelare le aziende che investono tempo, energie e risorse in innovazione, da attacchi scorretti da parte di chi sfrutta il loro lavoro per trarne un beneficio improprio. Il brevetto industriale si applica solo in caso di sviluppo industriale, ad esempio un meccanismo sviluppato ad hoc per assicurare la funzionalità del prodotto, o una tecnica costruttiva nuova o che utilizza in modo innovativo materiali già conosciuti. Giovanni Del Vecchio, CEO, photo courtesy Giorgetti Cosa vale la pena ricordare invece, parlando di marchio e design? Il marchio evidentemente viaggia su binari diversi, perché prescinde dal prodotto e dalla forma del prodotto. Ci sono però Paesi, come gli Stati Uniti e le Filippine, che richiedono prove d’utilizzo di quel marchio in quello specifico Paese. Ci sono poi delle classi di utilizzo, ad esempio il marchio Giorgetti non è protetto per qualsiasi tipo di utilizzo, ma solo nelle classi coerenti con la nostra specifica attività. Infine c’è il design, la parte più connessa alla nostra attività ma anche la più difficile da proteggere, perché un tratto leggermente diverso porta ad un prodotto che ha contenuti di design differenti da quelli che sono stati registrati. Si tratta però anche del caso del quale è necessario parlare. Perché? Sento spesso fare il commento: “Tanto basta cambiare di qualche centimetro la misura e il prodotto non è più protetto”. Non è esattamente così, e cercheremo di spiegare che, certo, non è facile proteggersi, ma ci sono forme molto diverse di protezione. Peraltro, oggi il vecchio modello ornamentale si muove in parallelo con il copyright, che è una forma di protezione più innovativa e, per quanto riguarda alcuni mercati, è anche più facile da esercitare. In altri casi, invece, una include l’altra, permettendo così minimizzare però lo sforzo economico. photo courtesy Giorgetti Quali sono, ad oggi, i rischi più sentiti dalle aziende di settore? Negli ultimi anni, una certa concorrenza non corretta operata da alcune aziende internazionali rende più difficile affrontare i mercati internazionali. Non sono rari, ad esempio, i casi di copie non solo del prodotto, ma addirittura dell’immagine stessa dell’intera azienda. Ci sono aziende che hanno visto i loro prodotti riprodotti integralmente, e altre che hanno subito attacchi competitivi scorretti da parte di aziende che hanno copiato tutto, dal sito internet ai negozi, fino ai prodotti stessi, creando veri e i propri cloni. Proteggersi, a fronte di un quadro così complesso, richiederà investimenti. Il panorama non è facile da gestire. Ogni Paese ha una sua normativa, il che rende necessario conoscere le caratteristiche di ogni singola nazione, perché in teoria bisognerebbe proteggere il singolo prodotto sul singolo Paese o su gruppi di Paesi. Ovviamente questo comporta un impegno economico-finanziario non indifferente, ma è vero anche che negli ultimi anni sono state sviluppate forme di aiuto da parte di istituzioni italiane ed europee (da qui il coinvolgimento di EUIPO, nel nostro convegno) che assicurano investimenti, in parte anche a fondo perduto. photo courtesy Giorgetti Oltre a come ottenere investimenti, sembra fondamentale capire su quali fronti usarli. A fronte di una capacità di spesa illimitata, ogni azienda sarebbe in grado di proteggere qualunque aspetto, su qualunque mercato, per periodi di tempo estremamente lunghi. Ma non è sostenibile: serve un piano di protezione. Durante il nostro seminario vogliamo spiegare alle nostre aziende che bisogna implementare una strategia che valuti i punti di forza e di debolezza del proprio prodotto, i costi connessi alla protezione e i rischi potenziali, che a volte sono legati alla vendita sul mercato locale oppure alla produzione in un mercato che può danneggiare altri mercati. Parlerete anche di digitale? Vorremmo iniziare, con seminari e corsi successivi, ad affrontare tematiche specifiche, sia in termini di singoli Paesi, sia di canale. Un focus interessante sarà dedicato alla protezione intellettuale su internet: quasi tutte le aziende del nostro settore si sono trovate ad avere immagini scaricate dai propri siti istituzionali e poi usate per promuovere prodotti circolanti al di fuori dalla propria rete distributiva. Ecco, vorremmo mostrare alle aziende che ci sono strumenti che permettono di monitorare l’utilizzo improprio delle immagini e dei segni distintivi nel mondo digitale – non tutti li conoscono e come Federazione vogliamo aiutare gli associati a capire meglio non solo cosa sta succedendo nel mondo, ma anche come affrontare queste situazioni. photo courtesy Giorgetti Cosa risponderebbe ad un’azienda che, per dimensioni o vocazione, creda che non sia una questione che la riguardi? Credo che si tratti di un tema che, in un’ottica di un approccio imprenditoriale, debba essere conosciuto. Poi ogni azienda seguirà la sua strategia, a prescindere dalle sue dimensioni. Il bello del nostro settore è che abbiamo aziende piccolissime che si compartano da giganti, entrando in mercati lontanissimi e molto complessi, dove affrontano barriere linguistiche, culturali, geografiche. Hanno quindi le stesse esigenze di tutela e di protezione di aziende molto più grandi. Conoscere e adattare la propria strategia di protezione della proprietà intellettuale rispetto alle proprie esigenze e alle proprie capacità è, penso, il modo migliore per affrontare un tema di questa portata. Banalizzarlo, ad oggi, è pericoloso. 21 febbraio 2022 Share