Salone Selection Il Salone / la Città. Una mostra di mostre Testo di Alessia Pincini Aggiungi ai preferiti Ospiti inaspettati. Case di ieri, Design di oggi, 2010, Casa Museo Boschi Di Stefano. Photo By Pasquale Formisano In occasione del “supersalone”, un’esposizione dedicata alla ricca produzione culturale promossa in città dal Salone del Mobile. In Triennale Milano dal 4 al 12 settembre. L’intervista a Marco Sammicheli e Mario Piazza. Il momento è speciale. Lo sottolinea il “supersalone” che sta per andare in scena in Fiera Rho e che avrà Triennale come hub cittadino della manifestazione. A ribadire, anche quest’anno, il legame inscindibile che unisce il design e Milano, l’evento fieristico e il suo straordinario contenitore. Un binomio che in 60 anni di storia ha saputo alimentare il dibattito sul progetto con una molteplicità di iniziative pubbliche oggi rilette in modo critico dalla mostra ideata dal Museo del Design Italiano di Triennale Milano per il Salone del Mobile.Milano, in lista tra gli appuntamenti da non perdere del fitto programma della Design Week. il Salone / la Città porta in scena oltre mezzo secolo di produzioni culturali promosse dal Salone del Mobile, che hanno avuto il merito di comunicare il design al pubblico degli appassionati e dei consumatori segnando episodi importanti nell’evoluzione del pensiero sul design italiano e internazionale. Una mostra densa e preziosa, svelata in anteprima da Marco Sammicheli, Direttore del Museo del Design Italiano di Triennale Milano, e Mario Piazza, curatore dell’evento. Come nasce l’idea di rimettere in scena 60 anni di eventi e qual è la relazione con Triennale? MS: La mostra il Salone / la Città celebra come questa manifestazione commerciale si sia espressa all’interno della città di Milano nell’arco di 60 anni attraverso forme e modalità differenti. Dal 1961 il Salone ha prodotto cultura fuori dalla Fiera e molte di queste iniziative sono avvenute in Triennale: la mostra sul mobile italiano in occasione dei 30 anni del Salone, ad esempio, e ancora Stanze. Altre filosofie dell’abitare del 2016, e l’edizione del Triennale Design Museum dedicata agli imprenditori Le fabbriche dei sogni, del 2011. Stanze Gianluca di Ioia, Photography by Triennale Stanze Gianluca di Ioia, Photography by Triennale MP: La mostra ha un sottotitolo – La storia di 60 anni di eventi collaterali nella città di Milano – che esprime proprio come il Salone sia stato, oltre che un’istituzione imprenditoriale, anche un operatore di cultura presente all’interno della città. Il focus dell’esposizione è la storia degli eventi che dall’inizio degli anni 60 hanno accompagnato l’appuntamento in Fiera, che pur generati in un’atmosfera di entusiasmo, se riletti nella loro globalità, esprimono una logica che ha una sua profondità. E densità. Questo fa sì che gli “effetti collaterali” di questi eventi abbiano portato benefici sia nella riflessione su alcune questioni legate al mondo della merceologia – rappresentato dallo stesso Salone del Mobile – sia nella definizione di un nuovo e diverso rapporto con la città di Milano. Queste presenze al fuori del recinto fieristico hanno rappresentato un’alternativa al tradizionale modo di fare produzione culturale che ha di fatto aperto a inediti spazi di lettura grazie ai variegati punti di vista di differenti interlocutori: non solo storici, esperti del design e grandi progettisti, ma anche critici d’arte e di spettacolo e grazie al pubblico. MS: Si tratta infatti di campagne di comunicazione, installazioni monumentali, mostre, performance teatrali, spettacoli che hanno coinvolto un pubblico molto vasto, non solo di addetti ai lavori, e la cui storia si è spesso sovrapposta a quella di Triennale. Per questo con Claudio Feltrin, Stefano Boeri, Maria Porro e Marco Sabetta si è deciso che Triennale dovesse essere l’hub cittadino del Salone ospitando una mostra che ne festeggiasse l’importante anniversario. Mario Piazza ha scandagliato gli archivi per intercettare la partecipazione dell’istituzione o come luogo ospitante o fornendo arredi, mobili, complementi che appartengono alla collezione del Museo del Design Italiano, con un grande rispetto di ciò che era stato compiuto. Il risultato, una messa in scena dal forte impatto teatrale, che nella curva del primo piano del Palazzo dell’Arte va a scandire una ricca serie di temi e di esperienze. Qual è stato il criterio di selezione degli eventi riportati in scena? MP: Il percorso espositivo è costruito su una lettura critica delle molteplici esposizioni che dagli anni ‘60 in poi sono state con regolarità organizzate. È stato fatto un lavoro di interpretazione e aggregazione di temi per puntare poi su una poetica messa in scena secondo la logica della sineddoche. L’intento è di sollecitare i visitatori a una lettura visiva e obliqua, senza la necessità di una esposizione cronologica degli eventi promossi dal Salone. Non è una mostra storica in senso classico. Ad esempio, si inizia col concetto dell’archivio, il rendiconto di quanto fatto. L’archivio è rendere visiva la memoria di questi anni, ma ha al centro due mobili simbolo, separati da un grande specchio doppio: una cassettiera della scuola del Maggiolini, una delle prime mostre del Salone, e un’altra cassettiera fine anni 20 di Gio Ponti. È l’avvio di una storia, una soglia sottile e riflettente, tra il grande artigianato italiano e la consapevolezza in cui il saper fare diventa industria. Quante le tematiche emerse? MP: Sono nove sezioni. La prima dedicata alla riflessione critica sul mutare dei linguaggi del mobile ribadisce le due consapevolezze che accompagnano la nascita della Fiera: da un lato l’esistenza di un’entità industriale italiana consolidata e dall’altro la volontà di esplicitare e affermare un’identità italiana attraverso il disegno del mobile, il senso della progettazione e lo spirito critico del progettista. Un’importante mostra, Mobili Italiani 1961/1991. Le Varie età dei linguaggi, ben espone questo tema, ripercorrendo il fermento che ha segnato i primi 30 anni del Salone: un periodo denso, che va dal boom economico ai limiti del consumismo cui la società si era aperta. Un’altra sezione è dedicata ai maestri, una serie di mostre monografiche che dimostrano la ricchezza – fuori da ogni intenzione di retorica o pretesa di esaustività – della dimensione ideativa del design italiano e internazionale attraverso alcuni nomi, come Ponti, Sottsass, Magistretti, Aalto. Il tema dell’identità italiana, ovvero genius loci e made in Italy, fa riferimento alla mostra organizzata del 2001 in occasione dei 40 anni del Salone Internazionale del Mobile, in cui per la prima volta si intrecciano design e moda, simboli di italianità, ma anche molto altro. Qui un alveare raccoglie immagini originali tratte dalla documentazione archivistica del Salone e dai materiali del Museo del Design. Un altro grande tema è quello legato alle filosofie dell’abitare, affrontato in vari momenti espositivi e mediatici più legati allo spirito storico-critico o più sul solco della ricerca e sperimentazione, ad esempio il teatro-danza; e ancora il tema del cibo e della sua ritualità, che ha naturali ricadute nella logica commerciale del Salone. Una particolare Ultima Cena coinvolgerà il pubblico nella lettura di questa sezione. E ancora il tema dell’ecologia, ovvero dei limiti della produzione, rappresentato da velari dove sono riportate immagini di alcuni allestimenti e quello della comunicazione: la pubblicità, i manifesti sono condensati da un unico oggetto scenico. A cielo aperto, (s)punti di luce a Milano, 2005. Photo By Saverio Lombardi Vallauri – courtesy Salone del Mobile.Milano cuorebosco. Luci suoni e alberi di nebbia dove è nata la città, 2011, Piazza San Fedele. Photo By Alessandro Russotti – courtesy Salone del Mobile.Milano Dove vivono gli architetti, 2014, Salone del Mobile. Photo By Alessandro Russotti – courtesy Salone del Mobile.Milano Favilla. Ogni luce una voce, 2015, Piazza San Fedele. Photo By Alessandro Russotti – courtesy Salone del Mobile.Milano librocielo. Voci e luci sull'abitare dov'era il cuore romano, 2012, Biblioteca Pinacoteca Accademia Ambrosiana. Photo By Saverio Lombardi Vallauri – courtesy Salone del Mobile.Milano Oggetti e materiale fotografico, quindi, ma anche video di performance e spettacoli, film e contributi dei grandi grafici e designer che hanno lavorato per il Salone. 60 anni di storia hanno coinvolto quattro generazioni di autori e di pubblico. Come è cambiato nel tempo il modo di divulgare e rappresentare il design? MS: È assolutamente cambiato. Originariamente l’esigenza del Salone era comunicare un’iniziativa commerciale, cioè l’opportunità di visitare una fiera che vendeva mobili; in seguito, ha iniziato a comunicare gli oggetti, quindi le persone – gli imprenditori e i designer, che erano nel frattempo diventati famosi – e poi gli stili di vita e le esperienze che il design trasmetteva. Fino agli anni più recenti, in cui la comunicazione ha incrociato i temi della cultura contemporanea, le nuove esigenze e urgenze dell’agenda sociale. Questa mostra mette in luce come la comunicazione si sia nel tempo sempre rivolta a un pubblico internazionale e come l’industria del design abbia saputo coinvolgere grafici, fotografi, progettisti di cui riconosceva il ruolo all’interno della catena creativa; artisti, celebri autori per le installazioni cittadine e le performance nei teatri, art director di fama mondiale… MP: Come Massimo Vignelli, autore della prima corporate identity del Salone e della grafica di alcune mostre, che abbiamo voluto omaggiare nella sezione dedicata ai maestri. Certamente le modalità di comunicazione risentono dello spirito del tempo. Negli anni il Salone si è aperto a riflessioni diverse, ad esempio sul rapporto tra industria e progettista: ce lo dimostrano più di 20 anni di SaloneSatellite. Se guardiamo al presente, oggi il pubblico sembra più portato a una dimensione performativa, all’intrattenimento, e il meccanismo di avvicinamento alle cose è mediato dalle tecnologie, molto efficienti ma anche standardizzanti. Il Salone e poi la Città: come appare Milano dal corpo di questa documentazione? MS: La città per il Salone non è stata semplicemente una quinta espositiva ma un tessuto nel quale realizzare degli eventi che – anche se temporanei – hanno inaugurato una tradizione. Il titolo della mostra scelto da Mario sottolinea puntualmente la sovrapposizione e l’aderenza tra le due entità. Un evento e un contesto che vivono l’uno dell’altro, a tal punto che nel tempo la città di tutti i giorni ha sempre più notato la presenza del design durante tutto l’anno. MP: Perché ognuno di questi eventi è Milano. A partire dalla Triennale, un contenitore che rappresenta un modo di fare città. E sempre più si può dire che la città è il Salone tutti i giorni. Basti guardare come la politica culturale del Comune negli ultimi anni abbia tratto ispirazione da Salone e Fuorisalone. MS: Rendendo la maniera di condivisione e internazionalizzazione di quella settimana un modello da avvicinare ad altre occasioni per la città. C’è un aneddoto legato a qualche particolare ritrovamento? MP: Una fotografia in bianco e nero che ho collocato nella sezione dedicata al genius loci e made in Italy. Ritrae un vaso sferico argentato con fori per fiori singoli disegnato da BBPR nel 1940 (firmato da Banfi, Peressutti e Belgiojoso ma non da Rogers, che al tempo aveva già dovuto fuggire dall’Italia) e realizzato in occasione della settima Triennale. Mi ha colpito l’idea, la forma originale per l’epoca. Ma non solo: tempo fa disegnai un oggetto molto simile, un vaso di marmo come una palla da bowling e con tanti fori per fiori singoli. Una coincidenza, una sorpresa, ma forse tutto torna. Living Nature. La natura dell’abitare, 2018, Piazza del Duomo. Photo By Saverio Lombardi Vallauri – courtesy Salone del Mobile.Milano Living Nature. La natura dell’abitare, 2018, Piazza del Duomo. Photo By Saverio Lombardi Vallauri – courtesy Salone del Mobile.Milano Magnificenza e Progetto - Cinquecento anni di grandi mobili italiani a confronto, 2009, Palazzo Reale. Photo By Saverio Lombardi Vallauri – courtesy Salone del Mobile.Milano Ospiti inaspettati. Case di ieri, Design di oggi, 2010, Casa Museo Boschi Di Stefano. Photo By Pasquale Formisano Tutti a tavola!, 2010, Villa Reale. Photo By Saverio Lombardi Vallauri – courtesy Salone del Mobile.Milano il Salone / la Città La storia di 60 anni di eventi collaterali nella città 4 – 12 settembre 2021 Triennale Milano (viale Alemagna 6) a cura di Mario Piazza Ingresso libero ORARI DI APERTURA TRIENNALE MILANO 4 settembre: 11.00 – 19.00 (ultimo ingresso alle 18.00) 5 – 12 settembre: 11.00 – 22.00 (ultimo ingresso alle 21.00) Come previsto dalle disposizioni governative, per accedere in Triennale Milano è necessario esibire il Green Pass o certificati equivalenti e un documento d’identità.