Dieci libri di architettura e design usciti nel 2023

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"Bauhaus Style", ed. Assouline - Ph. Mark R. Madonna

Monografie, volumi illustrati, saggi per tutti gli appassionati di design e architettura: una selezione di titoli (imperdibili) pubblicati quest'anno

Dalle biografie e dagli scritti di alcune pioniere del design al femminile al racconto dello “stile Bauhaus”, dall’esplorazione dell’Italia brutalista all’indagine del rapporto emozionale tra l’uomo e lo spazio condotta da due premiati documentaristi: ecco alcune tra le uscite editoriali più interessanti degli ultimi mesi

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“I luoghi del design in Italia” di Antonella Galli e Pierluigi Masini, ed. Baldini + Castoldi

Il lavoro di Antonella Galli e Pierluigi Masini, entrambi giornalisti di lungo corso, parte da una constatazione: l’Italia è il più grande museo del design del mondo, una enorme galleria diffusa in cui convivono spazi espositivi propriamente detti, pubblici o aziendali che siano, case-studio di celebri designer e progetti emblematici. In un saggio che si legge come un romanzo, i due autori accompagnano il lettore curioso alla scoperta delle radici della creatività nostrana attraverso quattordici tappe, dall’hotel Parco dei Principi di Sorrento progettato da Gio Ponti nel 1960 all’ADI Design Museum di Milano, dove i vincitori del Compasso d’Oro dialogano con il presente.

 

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“Aino + Alvar Aalto: A Life Together” di Heikki Aalto-Alanen, ed. Phaidon

Sulla figura di Alvar Aalto e sulla sua architettura sono già stati scritti fiumi d’inchiostro, e da qualche anno anche la moglie Aino Marsio, architetta e designer a sua volta e tra i fondatori di Artek insieme al marito e agli amici Maire Gullichsen e Nils-Gustav Hahl, comincia a ricevere l’attenzione editoriale che merita. Questo volume, però, curato dal nipote della coppia Heikki Aalto-Alanen, ha il merito di concentrarsi sull’aspetto più privato del loro sodalizio e di raccontarlo attraverso le loro voci. Al centro del racconto c’è infatti un corpus di lettere private ritrovato in un baule nella soffitta della Riihitie House, la celebre casa-studio degli Aalto a Helsinki.

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“Brutalist Italy” di Roberto Conte e Stefano Perego, ed. FUEL

C’è un’Italia da cartolina, punteggiata di rovine greco-romane e di architetture rinascimentali e barocche dal fascino rassicurante. E poi c’è un’altra Italia, quella delle Lavatrici di Pegli, dei paralellepipedi di Kenzo Tange e degli altri edifici sperimentali in cemento armato costruiti nella seconda metà del Novecento ai quattro angoli della Penisola, interessanti dal punto di vista costruttivo ma più difficili da incasellare nelle categorie di “bello” e “brutto”. I fotografi di architettura Roberto Conte e Stefano Perego hanno percorso oltre ventimila chilometri, da nord a sud, e hanno documentato con i loro scatti in bianco e nero un’ottantina di esempi di brutalismo italiano: un movimento con diverse peculiarità rispetto ai suoi omologhi nordeuropei, dalla durata che abbraccia gli anni Ottanta all’incorporazione di elementi del passato.

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“The Emotional Power of Space” di Ila Bêka e Louise Lemoine, ed. Bêka & Partners

Il lavoro di Bêka e Lemoine si muove sul confine tra cinema e architettura e ha a cuore l’uso dello spazio pubblico (per esempio nelle città del mondo, al centro della loro indagine nel ciclo Homo Urbanus) e privato (nelle case disegnate dai grandi architetti come la Villa Lemoine di Rem Koolhas o la Moriyama House di Ryue Nishizawa). Per la prima volta, il duo di documentaristi presenta in un libro – prodotto e commercializzato direttamente, senza appoggiarsi a un editore – non tanto i suoi progetti quanto la sua visione. The Emotional Power of Space raccoglie dodici conversazioni con altrettanti architetti interessati all’architettura e al rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, da Álvaro Siza a Jacques Herzog passando per Bijoy Jain e Anne Holtrop.

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“Bauhaus Style” di Mateo Kries, ed. Assouline

Ha superato la boa dei cento anni ma è ancora modernissimo, e la sua influenza sul design e sulla cultura contemporanee rimane tangibile. Il Bauhaus, il movimento fondato da Walter Gropius e legato all’omonima scuola di arti applicate, si proponeva di “lottare, concepire e creare il nuovo edificio del futuro, che unirà ogni disciplina – architettura, scultura e pittura” (sono le parole usate dallo stesso Gropius nel Manifesto del 1919). Un approccio rivoluzionario e destinato a mettere radici nel mondo, con l’aiuto della diaspora di insegnanti e studenti in fuga dal nazismo. Il colorato coffee book pubblicato dall’editore londinese Assouline fa il punto sullo “stile Bauhaus” con i testi di Mateo Kries, curatore del Vitra Design Museum, e un ricco apparato iconografico.