Storie Finemateria e Campeggi Design: una visione multifunzionale Testo di Patrizia Malfatti Aggiungi ai preferiti Ipno, Campeggi, design Finemateria, ph. Luca Attilio Caizzi Un giovane studio di design incontra il know how dell’azienda di riferimento per gli arredi trasformabili. E ne nasce Ipno, una poltrona che prende vita diventando un materassino (quasi) indossabile Campeggi, ph Giovanni Emilio Galanello Ipno, Campeggi, design Finemateria, ph. Luca Attilio Caizzi Ipno, Campeggi, design Finemateria, ph. Luca Attilio Caizzi Tavoletto, Campeggi, design Alberto Salvati e Ambrogio Tresoldi Armadio-letto, Campeggi, design Alberto Salvati e Ambrogio Tresoldi Armadio-letto, Campeggi, design Alberto Salvati e Ambrogio Tresoldi Prosegue lo scouting fra le nuove collaborazioni individuate all’edizione del Salone del Mobile.Milano 2023. Raccontare storie che lascino un messaggio, visualizzando processi, culture e materiali. Questo il percorso di Finemateria, fondato da Gianluca Sigismondi e Stefano Bassan nel 2020 a Milano. Il loro interesse per il corpo umano, con le sue diverse azioni e interazioni, e il conseguente ragionamento su come un semplice gesto sia in grado di modificare la forma di un oggetto, li ha portati ad avvicinarsi all’azienda dei trasformabili per eccellenza, la brianzola Campeggi Design. Da questo incontro è nata Ipno, poltrona-materassino, che prende il nome dal dio del sonno e figlio della notte, formata da un unico componente monomaterico in poliuretano espanso rivestito in tessuto ripstop 100% riciclato, accessoriato con una trapunta su misura. Un prodotto decisamente contemporaneo, dal forte segno grafico e dal carattere ludico, e con una perfetta funzionalità: è, infatti, facile da smontare, lavabile e antibatterico. Il perfetto microcosmo per un total relax. Tavoletto, Campeggi, design Alberto Salvati e Ambrogio Tresoldi Il tema del sonno e del sogno sembra proprio appartenervi. Solo in questo 2023 avete presentato due letti, totalmente diversi uno dall’altro. Qual è stata la genesi di Ipno? Finemateria: È interessante come la ricerca e l’indagine che si svolge in merito ad una tematica diventi dirompente per periodi interi, influenzando noi oltre al singolo progetto. Ipno nasce dallo studio di un’azienda, Campeggi, fortemente identitaria e diversa. Oltre al sonno e al riposo che sicuramente ci hanno affascinati nell’ultimo periodo la chiave performativa ha trainato la scelta progettuale. In questo progetto emerge il valore della persona e del corpo umano, parte integrante del processo creativo e l’obiettivo finale dei vostri progetti, dagli allestimenti ai prodotti. Possiamo parlare di wearable design? Finemateria: La persona compie l’azione, la trasformazione, l’utilizzo. Il legame umano per questo è stato volutamente esaltato, anche in chiave grafica. Incrociando ricerche trasversali il pensiero di indossare un arredo ha suscitato interesse in noi. Muoversi con esso e creare la possibilità nella quale, persona e oggetto, possano diventare una cosa unica. È un primo avvicinamento alla parola wearable. La forma materializza un’idea, non solo di un prodotto, ma anche di una ricerca o di uno spazio. Come nascono le vostre forme, in particolare questa? Archetipi stratificati nella memoria ancestrale, proiezioni avveniristiche o risposte funzionali? Finemateria: Le nostre forme nascono dai limiti di un materiale, che girando la frase significa le possibilità che un materiale offre. Il poliuretano espanso è stato un materiale di estrema ricerca e riflessione per noi, ed in ogni progetto cerchiamo di sorprendere ed evidenziare alcune sue caratteristiche. Ipno è una estrema sintesi sul volume del corpo. Deve ospitare, proteggere e farci sprofondare in un viaggio notturno. Campeggi ha fatto della visione trasformabile dei prodotti una vera e propria leggenda. Che cosa vi ha portati a mettere in produzione Ipno, oltre alla sua bivalenza funzionale? Guglielmo Campeggi: Abbiamo voluto incontrare Finemateria dopo aver visto il loro progetto esposto a EDIT Napoli nel 2021, Cutted Clouds. L’idea di utilizzare tre strati di schiuma poliuretanica a densità e portanza diverse per garantire struttura, prestazioni e comfort ci è sembrata un’intuizione interessante, una nuova idea di trasformabilità che permette anche di ripensare il trasporto del prodotto in chiave più sostenibile. C’è stato quindi uno scambio molto positivo tra azienda e designer: abbiamo chiesto di sviluppare un’idea che fosse in linea con il brand e successivamente, per alcuni mesi, una volta a settimana, Gianluca e Stefano venivano in azienda per lavorare a quattro mani sul progetto. Ipno è il risultato di questo scambio intellettuale e pratico. Com’ è nato il vostro primo pezzo trasformabile? Da un’idea di innovazione o da una pura necessità? E da lì, poi una lunga storia fatta di firme importanti, come Vico Magistretti, Italo Lupi, Lorenzo Damiani, Matali Crasset… GC: I primi pezzi trasformabili risalgono agli anni ’50 e sono progettati da Luigi Campeggi, fondatore dell’azienda. Arredi nati in un periodo, quello del Dopoguerra, ricco di cambiamenti industriali, sociali e culturali. Nel 1967 abbiamo il primo pezzo progettato da firme esterne all’azienda: Tavoletto (Little Table-bed) di Alberto Salvati e Ambrogio Tresoldi che, nel 1972, insieme a Armadio-letto (Wardrobe bed) – sempre firmato da Salvati Tresoldi – sono parte della mostra curata da Emilio Ambasz al MoMa, Italy: The New Domestic Landscape. Dal ’68 in poi c’è stata una lunga storia di firme e collaborazioni grazie alla ricerca e visione di Claudio Campeggi accompagnate dall’aspetto pratico (prototipazione) del fratello Marco. Italo Lupi per noi ha creato una vera e propria brand identity, collaborando per più di 40 anni, e tramite lui abbiamo iniziato a lavorare con Vico Magistretti e Guido Canali. Magistretti, per esempio, si è soffermato molto sul concetto di ready made, a lui molto caro, modalità con cui identifica elementi quotidiani o tecnici per creare un design originale. Un esempio di questo approccio può essere Ospite (1996): un divanetto leggero e discreto che può piegarsi su sé stesso e diventare anche letto di emergenza, idea che sembra essere nata dall’osservazione di una branda da un rigattiere. Oltre a Lorenzo Damiani e Matali Crasset, abbiamo lavorato con Denis Santachiara, Giovanni Levanti, Emanuele Magini, Philippe Malouin, per citarne alcuni… Stiamo continuando questa ricerca di freschezza attraverso la collaborazione con nuovi nomi e nuovi studi, come Alessio D’Ellena (Superness) che sta curando la nuova linea grafica aziendale, e Finemateria. Il vostro dizionario è composto da “comodità, agilità, movimento, pragmaticità, economicità, grazia, gioco, imprevedibilità”. Trasformate poi questi ingredienti in innovazione tecno-tipologica. Un concetto di un abitare in progress, dove non ci si annoia mai. Qual è il segreto? GC: Il segreto è continuare a fare ricerca, cercare sempre di superarsi, senza però mettere in dubbio l’identità del marchio, ma aiutandolo ad evolvere. Non partiamo dall’idea di creare prodotti iconici, cerchiamo sempre di progettare arredi che siano comodi, funzionali e realmente utili, ma che allo stesso tempo suggeriscano nuovi concetti dell’abitare, in linea con i cambiamenti che viviamo. 4 agosto 2023 Tags Designer emergenti Share