Storie Formafantasma e il design nell’era degli iperoggetti Testo di Salvatore Peluso Aggiungi ai preferiti Formafantasma, Autarchy, Installation view, 2010 Il libro del critico Marco Petroni è molto più di una monografia: attraverso il lavoro di Andrea Trimarchi e Simone Farresin indaga i temi urgenti del nostro tempo e le trasformazioni epocali che il mondo del design deve affrontare Dalla biologia all’ecologia, dal progetto al processo, dall’oggetto all’iperoggetto. Il tempo in cui viviamo segna grandi cambiamenti sui modi in cui concepiamo la realtà e, di conseguenza, su quelli in cui interveniamo su di essa. Le ripercussioni di questa grande mutazione sul mondo del design sono al centro dell’indagine del docente, teorico e critico del design Marco Petroni, che in questo periodo di crisi permanenti vede un’opportunità per trasformare radicalmente i principi che guidano il mondo della progettazione. Nei suoi testi, Petroni descrive e commenta una grande varietà azioni effimere, sperimentazioni materiche, pratiche radicali, speculazioni produttive… per ampliare l’orizzonte di quello che è possibile considerare design. Queste nuove prospettive mettono il design al centro di una cultura a servizio dell’ecosostenibilità. “Si tratta […] di un attraversamento epocale che nasce dal bisogno di creare nuovi percorsi per la progettazione, e in secondo luogo della possibilità di costruire ponti e vie secondarie per facilitare gli incontri, così da liberarci dalle visioni univoche della storia del design e soprattutto dalla costante tentazione di gerarchizzare gli esseri e gli oggetti,” scrive Petroni. Il suo ultimo lavoro editoriale, intitolato Studio Formafantasma. Il design degli iperoggetti, analizza le vicende progettuali dei designer italiani Andrea Trimarchi e Simone Farresin, fondatori dello studio nel 2009. Studio Formafantasma. Il design degli iperoggetti, cover of the book published by Postmedia Books, 2022 Prima di addentrarci nel lavoro di Formafantasma è però necessario focalizzarci sulla seconda parte del titolo, e in particolare sul concetto di “iperoggetti”, che Petroni prende in prestito dal filosofo inglese Timothy Morton (che il critico ha intervistato per Domus nel 2019). “Viviamo ormai in uno spazio dove tutto è intrecciato e connesso, dobbiamo perciò ripensare la coabitazione sul pianeta attraverso nuove alleanze tra viventi e non viventi, tra piante, animali, funghi, batteri, virus e anche uomini. L’iperoggetto è questo intreccio di macro e micro, di vivente e non vivente. È ritrovamento di un’unità perduta tra uomo e natura. Un insieme composito che sfugge alla misurazione individuale ma influenza profondamente le singole esistenze. La pandemia è un iperoggetto. Il cambiamento climatico è l’iperoggetto per eccellenza,” scrive Petroni. Il design degli iperoggetti sintetizza un concetto che Morton illustra nei suoi libri con uno stile unico, che unisce teoria e poesia, speculazioni filosofiche, riflessione ecologista e illuminanti incursioni nel mondo delle arti e delle scienze. Questa attitudine è facile trovarla nei vari progetti di Formafantasma, che partono sempre da osservazioni critiche sulla realtà, e affrontano – con gli strumenti del design – tematiche attuali e urgenti. Il rapporto personale tra il critico e i progettisti inizia circa 10 anni fa, anno in cui Petroni cura una mostra di Formafantasma alla Fondazione Plart di Napoli, in cui si esponeva loro collezione Botanica (2012). Da quel periodo (i due designer erano freschi laureati alla Design Academy Eindhoven) Petroni ha sempre seguito da vicino le vicende di Formafantasma. Descrive così il loro percorso: “è una storia unica di un’intensità creativa e progettuale che mescola diverse temperature e urgenze: arte, filosofia, politica, etica, antropologia, che nel design di Formafantasma interagiscono liberandosi in una nuova visione del progettare che si apre al mondo superando ogni settorialità d’interesse e ansia definitoria.” Formafantasma, Botanica III, collection view, 2011. Photo Luisa Zanzani Dagli esordi agli ultimi progetti – come la ricerca “Cambio”, esposta alla Serpentine Gallery di Londra – Formafantasma ha mantenuto negli anni una rara coerenza nel suo approccio, in cui teoria e pratica non sono momenti differenti: “l’atto di pensare avviene nel coinvolgimento diretto con le pratiche situate nel proprio contesto ecologico fatto di materiali, natura, flussi, forze, dalla constatazione del carattere fluido dei materiali, opposto alla solidità della materialità e dell’estrattività,” afferma Petroni. Manca nel libro tutta una parte di progetti più recenti attraverso cui Trimarchi e Farresin si confrontano con la produzione seriale e si interfacciano grandi aziende del mondo del design (Made in Italy e non solo). Questo passaggio – dalle gallerie e istituzioni culturali all’industria – è nodale per intercettare dinamiche di altro tipo ma che hanno sempre rilevanza globale. Formafantasma, “Cambio”, Serpentine Galleries, London, 2020. Photo George Darrell Abbiamo chiesto direttamente a Formafantasma cosa comporta per loro questo passo: “Lavorare con l’industria è un compito certamente difficile e lento, perché bisogna affrontare diverse dinamiche complesse che riguardano l’accaparramento dei materiali, la logistica e la produzione. Crediamo inoltre che ci sia una continuità tra il lavoro di ricerca e quello che facciamo con le aziende. Ad esempio, stiamo proseguendo il lavoro fatto per ‘Cambio’, una mostra realizzata per un’istituzione culturale, con Artek, uno storico marchio svedese noto per essere stata fondata dall’architetto Alvar Aalto. Con loro lavoriamo da più di un anno per un progetto di consulenza che si concluderà con la realizzazione di una serie di oggetti. Abbiamo guardato all’azienda in modo completamente olistico e cercato di ripensarla in modo sostenibile. Per noi i due lavori hanno assoluta continuità. Per realizzare cambiamenti sostanziali insieme a grandi brand ci voglio 15-20 anni. Stiamo accompagnando molte realtà a livello di consulenza per fare questo passaggio. Oltre a lavorare al livello dell’oggetto, bisogna pensare alle strategie generali, che sono quelle strutturali. Non ci interessa solo fare la collezione ‘green’ per aziende che poi hanno un grosso impatto sull’ambiente.” Formafantasma è stato tra i protagonisti assoluti della Milano Design Week 2022, con progetti di diversa natura, esposti sia al Salone del Mobile sia in città. I lavori presentati spaziano dalla curatela al set design, dal prodotto alla ricerca. In fiera lo studio ha mostrato in anteprima la serie di rubinetti FFQT per Quadrodesign; per Tacchini ha trasformato Spazio Maiocchi in un’immersiva sala cinematografica che indaga il ruolo di uno dei pezzi di design più iconici: il divano; per Prada ha curato un simposio di tre giorni sulla complessa relazione tra ambiente naturale e progettazione. La grande coerenza dimostrata con una varietà così trasversale di progetti è forse la qualità per cui è così apprezzato e rilevante anche negli ultimi anni. FFQT, Quadro Design, Formafantasma, 2022 Tornando a Studio Formafantasma. Il design degli iperoggetti, la scelta oculata dei progetti trattati è legata al fatto che questo non è un libro su Formafantasma, ma un libro sul design degli iperoggetti, in cui il lavoro dello studio italiano è funzionale alla ricerca di “nuovi immaginari che possano raccontare il clima che cambia, le complessità della scienza, il rapporto tra esseri umani e natura, tutte realtà sotterranee eppure estese, tentacolari, interconnesse, perturbanti e seducenti.” Non c’è solo un interesse biografico nella narrazione dei lavori, che sono invece messi a servizio di ragionamenti più ampi. Ci chiediamo: le monografie dei designer hanno ancora senso nell’epoca degli iperoggetti? Titolo: Studio Formafantasma. Il design degli iperoggetti Autore: Marco Petroni Postfazione di: Giovanni Innella Casa Editrice: Postmedia Books Anno di pubblicazione: 2022 Numero di pagine: 104 Lingua: Italiano