Storie Gabriele Chiave, Creative Director di Marcel Wanders studio Testo di Marilena Sobacchi Aggiungi ai preferiti Marcel Wanders studio, Schiphol airport, photo courtesy Figlio di diplomatici, la mancanza di radici ha rappresentato la sfida più grande per il designer che, tra i suoi progetti, ricorda con orgoglio il lavoro di tesi per Gino Strada In viaggio da una vita, Gabriele Chiave ha trovato casa ad Amsterdam ormai da 15 anni. Non era questo il piano, ma al destino (così come al cuore) non si comanda. E, dal suo atelier sull’acqua, si racconta, in modo conciso e brillante. Nato in una famiglia di diplomatici, ha trascorso la sua infanzia viaggiando in tutto il mondo – Francia, Venezuela, Senegal, Italia, Siria, solo per fare qualche esempio. L’amore per il design e l’arredo lo eredita dai genitori, collezionisti di oggetti e mobili antichi, fra antiquariato e modernariato. Studia a Milano presso l’Istituto Europeo di Design, la tesi di laurea è sui generis perché sviluppa un progetto per Emergency di Gino Strada – uno zainetto in tessuto trasformabile in barella da campo (poi effettivamente prodotto in Siria) utile ai dottori per trasportare i feriti e posizionarli prima del triage – e successivamente inizia a collaborare con Alessi, creando prodotti e gestendo workshop per architetti e designer. È qui che incontra Marcel Wanders: una chiacchierata e scocca la scintilla. A un anno di distanza, infatti, il designer olandese lo invita ad Amsterdam. Wanders era alla ricerca di un progettista con una visione più funzionale e industriale del design rispetto all’approccio “artistico” della pratica olandese. A Chiave, invece, si aprirono nuove prospettive e orizzonti più vicini alla poetica, alla sperimentazione e alla diversità. Il resto è storia. Oggi, Gabriele Chiave è Direttore Creativo dello studio e guida quarantacinque professionisti con carisma ed empatia. Il suo motto nella vita? Ad altiora, semper. Gabriele Chiave, photo courtesy Come ti presenteresti a chi non ti conosce? Come Gabriele, probabilmente. Cittadino del mondo. Il tratto principale del tuo carattere? Sono molto socievole ed empatico. Cosa avresti volute fare da grande? L’attore! Cos’è la felicità per te? Guardare e giocare con Coco, la mia bimba di 10 mesi. Cos’è per te la poesia? È un modo di vivere. È l’espressione di una vita guidata da bellezza, romanticismo e dai sogni. Cos’è per te “casa”? L’essere circondato dagli oggetti e dall’arte con cui sono cresciuto. Credi nell’amore a prima vista? Sì! Un ricordo d’infanzia che ti auguri di non dimenticare? L’essere cresciuto in Venezuela e Senegal. Cosa significa “essere umanisti” nel design? Aver cura e connettersi emozionalmente agli altri. Il tuo design riflette la tua personalità? Non sempre, ma sicuramente nei miei progetti risuona qualcosa di me. Cosa significa “cultura” per te? La cultura è la somma di elementi come arte, tradizione, forme, idee, intelletto che definiscono la società e la rendono viva e reale. Chi sono i tuoi eroi immaginari? I nostri angeli custodi. Un eroe nella vita reale? Le persone che dedicano la loro vita agli altri o a salvare altre vite. Marcel Wanders studio, Amsterdam Schiphol airport, photo courtesy Il tuo colore preferito? Il nero. Digitale o reale? Digireal. More is more? More is more. Less is less. La serie TV o il film o la pièce teatrale per cui avresti voluto progettare gli interni o gli arredi? Tutti i film di Tim Burton o di Wes Anderson. I tre libri che porteresti con te in un viaggio in solitaria? Open di Andre Agassi, La casa degli spiriti di Isabel Allende, 100 anni di solitudine di Gabriel García Márquez. La colonna sonora della tua vita sarebbe suonata da …? Dai Rolling Stones. Il tuo oggetto più prezioso? Un libricino di favole di mia nonna. Il tuo luogo del cuore? Per ora, Amsterdam. La tua relazione con Milano? Creatività, amici e famiglia. La tua idea di resilienza? La resilienza è un percorso di crescita per diventare più forti. Cosa fai per essere sostenibile? Less and more. Meno quantità, più qualità. Il materiale che meglio esprime la meraviglia che vuoi generare con i tuoi progetti? I materiali che si possono lavorare con le mani. La sfida più grande che hai dovuto affrontare? La mancanza di radici. L'errore che rimpiangi maggiormente? Gli errori sono gli strumenti migliori per imparare e crescere. Cos’è il talento? Abilità, mentalità, atteggiamento, che permette di eccellere nella professione così come nella vita. Come guidi la tua squadra di designer? Ascoltandoli, coinvolgendoli, spronandoli e alzando l’asticella. Il tuo motto nella vita? Ad altiora, semper. Marcel Wanders studio, Diamond façade Louis Vuitton, photo courtesy Marcel Wanders studio, Amsterdam Schiphol airport, photo courtesy Marcel Wanders studio, Amsterdam Schiphol airport, photo courtesy Marcel Wanders studio, Amsterdam Schiphol airport, photo courtesy