Storie Gam Fratesi Testo di Porzia Bergamasco Aggiungi ai preferiti Una progettazione semplice e personale, funzionale e poetica. Da Copenhagen, lo studio di Stine Gam e Enrico Fratesi pensa al tempo presente Lo studio GamFratesi, con base a Copenhagen, è stato fondato nel 2006 dall’architetto danese Stine Gam e dall’architetto italiano Enrico Fratesi. http://gamfratesi.com/ Il 2008, anno in cui avete partecipato al SaloneSatellite con la poltroncina Masculo, prodotta l’anno dopo da Gubi (e ancora a catalogo), sembra lontanissimo se contiamo i numerosi progetti e prodotti che avete realizzato a oggi. In cosa è cambiato il vostro approccio progettuale, fin da subito molto raffinato e impegnato nella rivisitazione di tipologie e tradizioni culturali? In veritá non è cambiato molto se si considera il metodo di lavoro e la passione nello svolgerlo. Lo studio collabora con numerose importanti aziende internazionali e affronta progetti forse anche molto complessi rispetto a qualche anno fa, ma non per questo abbiamo deciso di aumentare le dimensioni dello studio, ma restiamo fermamente convinti nel costruire una realtà intima, fatta di pochi collaboratori con Stine ed Enrico che seguono personalmente ogni progetto. Sicuramente i contrasti culturali fanno parte di un processo che non si ferma mai, ma che si evolve. Rivisitare tipologie è molto interessante, le persone cambiano modo di vivere e le tipologie vanno “aggiornate” pensando alla società contemporanea. Chi sceglie chi? Voi o loro? Diciamo che al momento abbiamo il privilegio di ricevere tanti inviti interessanti. Per una collaborazione è importante che ci sia intesa, e noi ci auguriamo sempre che non sia legata solo a un prodotto ma a uno scambio duraturo nel tempo. Disegnate prodotti utili e basilari, ma che hanno sempre una forte astrazione poetica. Quali sono, secondo voi, le esigenze d’arredo nel contemporaneo? Cioè, cosa si chiede alle cose? E cosa secondo voi non deve mancare nelle cose di cui ci circondiamo? È difficile, ma gli oggetti idealmente dovrebbero essere in equilibrio con noi e il nostro spazio, per questo non necessariamente esiste una risposta univoca a cosa “chiediamo alle cose”. Personalmente preferiamo il design che si colloca tra semplicità e personalità, funzionale ma senza perdere di poesia. In particolare a Copenhagen, la città dove vivete, avete realizzato anche progetti di interior per luoghi pubblici. La socialità nella nostra epoca è molto sentita, forse più virtualmente, quindi l’atmosfera dei luoghi reali è qualcosa da sottolineare e restituire? I vostri progetti sono molto attenti a costruirla in modo naturale e senza enfasi. Partiamo dall´umano e non dall´oggetto, analizziamo comportamenti per quanto semplici possano essere, per aiutare a creare spazi intimi come micro architetture. Non è semplice ma ci proviamo… Siete impegnati anche in allestimenti. Che vi portano un po’ ovunque, anche per una famosa Maison della moda. È l’effimero che deve lasciare il segno, anche se a volte durano lo spazio di un evento e, a volte solo qualche giorno in più. È un tema affascinante, come lo affrontate? Forse dalla parte del racconto. Negli allestimenti si chiede al racconto di essere in prima linea. A differenza di un prodotto che deve resistere per tanti anni, non solo all´usura, ma anche al cambio di stili di vita, con un allestimento - che può durare anche solo qualche giorno - possiamo peró regalare un’esperienza intensa, pur se molto breve, che può arricchire il visitatore nel limitato corso della visita e accompagnarlo a lungo. Balance mobile, scultura o divisiorio, Cappellini 2014 Beetle, sedia, Gubi 2012 Installazione per gli orologi Apple di Hermès, nelle vetrine di Hermès Giappone. Photo Nacása & Partners, courtesy Hermès Japan. Targa, poltrona, Gebrüder Thonet Vienna 2015 Masculo, sedia, Gubi 2009 Installazione per la mostra Mindcraft15, Chiostro di San Simpliciano, Milano 2015. Ha vinto il Milano Design Award della Milano Design Week. Traveller, daybed, Porro 2015 Yuh, collezione di lampade, Louis Poulsen 2017 11 febbraio 2019 Share