Storie Hicham Lahlou, il leader del design africano a livello mondiale Testo di Patrizia Malfatti Aggiungi ai preferiti Hicham Lahlou, ph. Myriem Himmich Portabandiera della creatività marocchina e una delle voci più autorevoli del panorama intellettuale dell’Africa. Ma anche un visionario che difende i valori sociali e del progresso. Figura emblematica della creatività di nuova generazione, Hicham Lahlou (franco-marocchino classe 1973) lo scorso ottobre è stato annoverato dal MIPAD (Most Influential People of African Descent) tra le 100 figure di origine africana più influenti del 2021, insieme a Virgil Abloh e a Sir David Adjaye nella categoria Lifestyle & Design, riconoscimento conferitogli a New York, al termine della 76ma Assemblea generale delle Nazioni Unite. Questo riconoscimento è solo l’ultimo dei tanti, tra i quali quello di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere della Repubblica francese nel 2016, di Collegamento con la comunità per l’Africa & Mena Region dal 2015 al 2017, di Membro del Consiglio di Amministrazione del World Design Organization (WDO) per l’Africa, per il biennio 2017-2019 e Consigliere regionale per l’Africa & Mena Region WDO da novembre 2019. Con laurea all’Académie Charpentier di Paris nel 1995, è stato uno dei primi designer africani a far parlare di sé, amalgamando la tradizione del suo continente alla modernità. Intraprendente ed eclettico, passa con grande nonchalance dalle cariche istituzionali a concept per grandi alberghi, alla progettazione di linee di arredo urbano, di arredi, complementi e oggetti per la tavola, al packaging e al brand identity, fino all’architettura commerciale e al design strategico. Un visionario che difende i valori del progresso e del sociale: nel 2014 organizza l’African Design Award e l’Africa Design Days, il primo forum panafricano e globale sulle economie del design, dell'innovazione e delle industrie creative in Africa, e per sostenere la lotta contro il Covid, invece, ha regalato al suo paese il Respiratore 100% marocchino. Abribus Rabat di Hicham Lahlou, photo courtesy I suoi pezzi, tra arte e design, sono stati esposti nei principali musei, dal Vitra Design Museum al Guggenheim Bilbao, Kunsthal Rotterdam e il Victoria Albert Museum di Londra. Nel 2018 è stato co-curatore, insieme ai Fratelli Campana, della video-mostra AFRICA & LATIN AMERICA Rising Design/Design Emergente” per il SaloneSatellite. Co-autore del volume Génération Africaine, la force du design insieme a Mugendi K. M’Rithaa, designer industriale, professore e ricercatore alla Cape Peninsula University of Technology. Sempre nel 2018 riceve l'iF Award per il progetto di una pensilina di metallo per la barriera-casello di Rabat dell’Autostrada del Marocco che con i suoi oltre 100 metri è una delle più lunghe al mondo. Prossima tappa: l’Africa Design Academy a Rabat, ossia la prima scuola di design in Africa. www.hichamlahlou.com Lei si è laureato in design a Parigi, ma è poi in Italia che è stato scoperto, in un certo senso. Che cosa le ha insegnato il nostro paese? Per me, l’Italia è il paese dell’arte e della cultura, e soprattutto la mecca del design. Il design fa parte del DNA degli italiani, che da oltre cent’anni dimostrano grande talento per l’innovazione e grande capacità di sviluppo in questo campo, oltre ad aver compreso per primi l’importanza del design come strumento dello sviluppo economico, industriale, artigianale e sociale. Inoltre, gli italiani sono stati i primi a invitare designer di tutto il mondo a collaborare con brand italiani del design in ogni settore. Che cosa rappresenta il design per lei? Pura creatività e talento? Un mezzo per lo sviluppo sociale ed economico? Un potente strumento diplomatico? Il design è una forza trainante dello sviluppo, e ne hanno compreso molto bene l’importanza i paesi poveri di risorse naturali, come la Corea del Sud. Il design è una combinazione di talenti e la fusione tra la figura del designer e quelle del management rappresenta il punto d’incontro tra produzione, strategia e visione. Indubbiamente rappresenta anche un potente strumento diplomatico a tutti i livelli e da un punto di vista multilaterale. Il design è il motore dell’innovazione e del mondo digitale. Dakka Dakka collection di Hicham Lahlou, photo courtesy Ci sono più Afriche e il nord spesso è visto come una realtà separata dal resto del continente. Lo stesso Marocco è un caleidoscopio formato da africani, ebrei, arabi, berberi, saharawi e, in più, ha un patrimonio condiviso con le genti mediterranee. Come si colloca oggi l’Africa nel panorama del design e culturale? È vero che esistono più Afriche. Per la precisione, il continente racchiude 5 regioni molto diverse l’una dall’altra, senza dimenticare la sesta, rappresentata dalla diaspora africana che ha messo radici nel resto del mondo. Grazie alla sua posizione e alla sua storia millenaria, il Marocco è la porta di accesso all’Africa, da Tangeri, che dista solo 14 chilometri dall’Europa. Quando il cielo è terso, dal Marocco si vede la costa spagnola e dalla Spagna quella marocchina e africana. Il Regno del Marocco si estende fino a Lagouira, alle porte dell’Africa sub-sahariana ed è profondamente legato al suo continente dalla sua identità al tempo stesso unica e fortemente plurale. Il Marocco è un vero e proprio hub del continente africano e investe grandi risorse in Africa e anche nella Cooperazione sud-sud. L’arte e il design contemporaneo africani sono ormai saliti alla ribalta mondiale. Gli artisti partecipano alle mostre organizzate dai più importanti musei, le loro opere sono incluse nelle collezioni permanenti e i collezionisti fanno a gara per accaparrarsele. L’Africa, in questi ultimi anni, ha affermato la sua autorevolezza con le grandi mostre al Vitra Design Museum nel 2015 e due anni dopo alla Fondation Louis Vuitton. Sempre nel 2017, lo Smithsonian National Museum of African American History and Culture di Washington DC, firmato dal ghanese David Adjaye, è stato insignito del premio Design of the Year. Che cosa può fare l’Africa per il mondo e il mondo per l’Africa? L’Africa è la madre dell’umanità e il continente più vasto del mondo, nonché il più ricco di risorse naturali; in Africa si parlano 2.000 lingue e l’età media è la più bassa del mondo. La storia africana affonda le sue radici nell’alba dei tempi, ed è fatta di civiltà e imperi che hanno dato un grandissimo contributo al mondo grazie alle loro ricchissime culture e alla loro grande influenza. Il Continente vanta grandi nomi, che fanno sentire la propria voce a livello mondiale, e credo che il mondo debba permettere a tutti noi di esprimere la nostra personalità e di creare, sempre di più. Credo che il mondo dovrebbe valorizzare l’Africa, e gli africani, in uno spirito di condivisione, rispetto e convivenza. Il mondo deve imparare a conoscere l’Africa, la sua variegata storia e i suoi illustri pensatori. L’Africa ha sempre dato molto, e continua a farlo; ora deve trasformarsi e cominciare a produrre all’interno di un contesto di sviluppo sostenibile, di tutela del pianeta e di conservazione delle risorse. Il mondo deve proteggerla, perché l’Africa è portatrice di questioni rilevanti per tutta l’umanità. Purtroppo una certa mentalità post-colonialista stenta ancora a scomparire, ma ora è tempo di cambiare radicalmente. Tra i suoi progetti futuri ce ne sono due particolarmente ambiziosi: l’apertura della prima accademia di design in Africa, l’Africa Design Academy, a Rabat e una mostra itinerante sul design africano. Ci potrebbe anticipare qualcosa? Attualmente stiamo collaborando con l’Ambasciata italiana in Marocco e l’ITA (Italian Trade Agency) al progetto dell’accademia africana di design, a Rabat, che dovrebbe aprire a ottobre 2022. Presto verranno firmati prestigiosi partenariati con svariate università e istituzioni italiane. Siamo alla ricerca di sostegno e di potenziali investitori d’alto livello che possano concretizzare la nostra tavola rotonda dei finanziamenti volti allo sviluppo del Marocco e dell’Africa occidentale. Collaboriamo, inoltre, in modo molto proficuo con l’Ambasciata francese in Marocco, abbiamo già firmato un partenariato con un’università francese e presto avvieremo collaborazioni con altri paesi tra cui Israele, Canada, USA, India, Turchia, Messico, Cina, Corea del Sud, Finlandia e Inghilterra. Narguilé Disco Pipe éditée par Airdiem Paris, Victoria & Albert Museum London Come si confronta con la sostenibilità? L’Africa sta affrontando i problemi che riguardano anche il resto del mondo, come i cambiamenti climatici. L’Africa e la regione caraibica sono state al centro dell’attenzione della COP22 che si è tenuta a Marrakech, guidata da Sua Maestà Re Mohammed VI, e nel corso di questo incontro si è parlato di queste problematiche ad alto livello. Il design, insieme agli SDG (gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) delle Nazioni Unite, può portare soluzioni a tutti i livelli. Citco, DAUM, Haviland sono alcune delle aziende, espositrici al Salone del Mobile.Milano, con cui collabora. Che cosa rappresenta per lei questa Manifestazione? Il Salone del Mobile è la principale vetrina mondiale del design e dei designer e sono onorato di poter partecipare a questa Manifestazione da più di vent’anni. Dato che mi occupo di design per brand internazionali, per me è sempre emozionante vedere selezionate ed esposte le mie creazioni. Sarei lieto di poter firmare creazioni per altri editor brand italiani, come Citco, che mi ha regalato l’immenso onore di presentare la mia opera Africa Sounds insieme a quelle di Anish Kapoor, Arik Levy, Zaha Hadid e altri nell’ultima edizione della Manifestazione, nel 2019. DAUM, Oryx di Hicham Lahlou, photo courtesy