Storie Il metallo “gentile”, i 55 anni di Fantin Testo di C. S. Bontempi Sciama Aggiungi ai preferiti Fantin, Frame, design Salvatore Indriolo, ph. eye-studio Una storia lunga 55 anni. Le tappe fondamentali - i 50 anni di Uno - e quelle future. Conversazione con il CEO Sandro Fantin Fantin è nata come azienda specializzata nella lavorazione del metallo per conto terzi e per molti anni ha continuato a servire il settore, soprattutto nel mondo dell'industria e dell’ufficio. Nel 1973 Dorino e il fratello Ferruccio hanno progettato lo scaffale Uno, il primo prodotto Fantin, di cui l’azienda festeggia i 50 anni. Grazie alle abilità e alle competenze raggiunte, nel 2013 si sono lanciati nel settore casa, insieme all’art director Salvatore Indriolo, portando i mobili di metallo anche negli interni domestici. Da sinistra a destra: Rango, Stefano, Sandro e Dorino Fantin, ph. eye-studio Il colore è un elemento di spicco all’interno della vostra produzione. Sì, il colore rappresenta una caratteristica molto importante. Seguiamo l'intero processo produttivo: taglio, punzonatura, piegatura, puntatura, saldatura fino alla verniciatura a polveri. Quest’ultima è uno dei nostri punti di forza, poiché ci consente di offrire una gamma di 35 finiture. Negli ultimi anni abbiamo creato una palette di “Colori della Terra”, composti ognuno da diversi pigmenti, che al tatto sembrano proprio sabbia, muschio o creta: texture esclusive che di solito non si associano al metallo. Come è nata Fantin? Fantin è stata fondata nel 1968 da mio padre Dorino – ancora attivo, alla soglia degli ottant’anni, nel reparto saldatura! – e da mio zio Ferruccio, che purtroppo ci ha lasciati diversi anni fa. Oggi, insieme a mio fratello Rango e Stefano, figlio di Ferruccio, rappresentiamo la seconda generazione dell'azienda. Cosa ha significato l'arrivo di Frame sul mercato? Frame è stato un passo importante, che ha contribuito a rinnovare la nostra identità. Tutto è nato nel 2018, dalla necessità di definire una sorta di “abaco”, un'identità formale e un sistema di produzione che potesse declinarsi in una varietà di elementi di arredo. Un vero e proprio sistema in grado di rispondere a tutte le richieste dell’abitare: dal tavolo alla libreria, dalla madia alla credenza, dal letto allo sgabello. E, ovviamente, non poteva mancare il prodotto che più identifica il mondo domestico: la cucina. Dal 2018 a oggi, la Frame Kitchen e le colonne cucina, le nostre Tall Units, sono diventate il nostro primo prodotto a livello di fatturato, quasi un regalo che ci siamo fatti per i nostri, all’epoca, primi 50 anni! Al secondo/terzo posto, in termini di fatturato, abbiamo sempre Uno, il nostro prodotto storico che ben rappresenta questa vocazione alla realizzazione di prodotti trasversali. Già presente nei magazzini e nel settore industriale, la scaffalatura Uno è nel corso degli anni entrata nelle case grazie al colore e agli accessori. Insomma, ha continuato a fare la propria strada arricchendosi anche di ante, fianchi, porta tenda, porta abiti, diventando anche guardaroba… un prodotto multitasking. Quest'anno, come se facessimo noi un regalo a lui, per i suoi 50 anni abbiamo aggiunto l'illuminazione a led. Tutto a vista (si applica con le calamite), coerentemente con lo stile industriale. Che rapporto ha suo padre Dorino con questa evoluzione? Non si aspettava un exploit di questo tipo e neanche che lo scaffale diventasse quello che è oggi, quindi è molto contento. Quando abbiamo iniziato il nuovo percorso, ci sono state delle perplessità perché stavamo modificando la sua creatura; all’inizio ha evidenziato qualche dubbio, ma poi si è fidato delle decisioni intraprese. Gli aspetti critici del passaggio al mondo casa provenivano anche dal sistema produttivo, come l’esecuzione della saldatura, oggi curata nei dettagli, che prima erano meno importanti. Non si parla solo di innovazione ma anche di cambiamento di strategia commerciale. Basti pensare alla Frame Collection: un progetto nato per essere una soluzione trasversale. La cucina, ad esempio, è venduta sia per gli ambienti domestici, che per l’hotellerie, fino all’ufficio, dove è molto utilizzata per le zone break. Il mondo ufficio tende infatti a diventare più “gentile”, termine che utilizzo per spiegare come intendiamo lavorare il metallo, per inserirlo anche dove prima non era stato mai previsto. Quindi avete puntato sulla trasversalità? Sì, l’armadio compattabile Jordan, ad esempio, fu lanciato negli anni di mio padre come prodotto per l’archivio, installato nei sotterranei dove nessuno lo vedeva. Non che fosse brutto, ma era stato pensato unicamente per quei tipi di ambiente. Nel 2013, uno dei primi interventi di Indriolo è stato il restyling di questa tipologia di prodotto, che ha determinato la nascita delle collezioni Binaria e Discovery, connotate da pulizia formale e attenzione al colore. Oggi, dopo dieci anni, i nostri armadi compattabili rimangono i più belli sul mercato e, pur trattandosi sempre di elementi per archivio, li vendiamo molto anche come cabine armadio e vengono spesso utilizzati per scenografie, spazi espositivi prestigiosi e negozi. Non più nei sotterranei, ma in bella vista. In Friuli, dove molte aziende realizzano prodotti per la casa in legno, vi differenziate per la lavorazione del metallo. Siete riusciti a individuare una specifica nicchia produttiva? Esatto. Sono passati circa dieci anni da quando abbiamo iniziato questo percorso e agli inizi, quando andavo a proporre prodotti di metallo per la casa, non ho trovato nessuno che mi abbia detto di no, perché era davvero una novità. Come è cominciata la collaborazione con il designer Salvatore Indriolo? Nel 2013 cercavamo un coordinamento che ci portasse ad avere un’identità, e gli abbiamo proposto l’art direction. Lo aveva conosciuto mio fratello Rango perché aveva già collaborato con noi per la verniciatura di prodotti per suoi clienti di alta fascia del mondo del design. Ci contattò grazie ad un nero ultraopaco dai riflessi molto morbidi, il che è divertente se oggi pensiamo alla palette cromatica che abbiamo sviluppato insieme. Quali altre collaborazioni avete? La prima è stata proprio con Salvatore, nel ruolo di art director per aiutarci a seguire questo percorso: oltre l’immagine, ha creato per noi diversi prodotti, fino ad arrivare nel 2018 alla Frame Collection, un programma pluriennale di diverse tipologie di prodotto, di cui la cucina è il fiore all'occhiello. A lui la parte creativa, a me il processo produttivo, l'industrializzazione e lo sviluppo tecnico. Con la crescita del brand, abbiamo condiviso la necessità di coinvolgere altri designer, e la scelta è ricaduta subito su Giulio Iacchetti, che abbiamo sempre considerato in linea alla nostra filosofia e che ha introdotto linee più morbide. Abbiamo quindi differenziato un’offerta prettamente “ortogonale“ e siamo riusciti a trovare un altro abaco che raccontasse il metallo: così è nata la collezione Hug, un sistema di abbracci fra tubolari tondi. Inoltre, il prossimo anno usciremo con una nuova collezione dello studio ruga.perissinotto, sempre in una logica di sistema molto legata alle nostre lavorazioni interne. Altri progetti in corso? Ho talmente tante cose nel cassetto! Ma da buon friulano faccio il passo come la gamba, non di più. Negli ultimi anni abbiamo ricevuto molte richieste di collaborazioni anche da parte di altri designer importanti, da tenere d’occhio. Ho imparato a stare zitto quando un designer mi espone il suo concept, e a non interrompere con ostacoli tecnici: solo così “si vola”. Così le cose che escono fanno la differenza e, pur di non rovinare l'idea di base, solo dopo mi invento le soluzioni tecniche e produttive. Come affrontate questa espansione nella produzione? Negli ultimi anni ci siamo ristrutturati a livello di persone e di attrezzature. Puntando molto sul colore, una parte che è stata rinnovata per prima è stata l’impianto di verniciatura. Con il nuovo impianto di verniciatura - settore seguito da mio fratello Rango - arriviamo a recuperare fino al 99% di polvere, grazie al sistema di riciclo automatico. Questo processo di sostenibilità viene applicato anche nella fase di lavaggio mediante un sistema di vasche a ricircolo, con dosaggio automatico del sapone: in questo modo abbiamo ridotto non solo lo spreco di sapone ma anche i costi. Il 2023 è stata la vostra prima volta al Salone del Mobile.Milano? Sì, per noi è stata la prima volta ed è stato un vero successo. Quest’anno abbiamo mostrato molti nostri prodotti, tranne quello di punta: la Frame Kitchen, perché non era l’anno di Eurocucina. Il prossimo anno avremo la possibilità di mostrare anche quello, e per questo abbiamo grandi aspettative. A chi vi rivolgete in particolare? I nostri primi interlocutori sono i progettisti: loro riescono a proporre e valorizzare il nostro prodotto, anche in soluzioni inedite che anche noi non avremmo mai immaginato. Fantin, Salone del Mobile.Milano 2023, ph. DSL Studio Fantin, Frame, design Salvatore Indriolo, ph. eye-studio Fantin, Binaria e Frame, design Salvatore Indriolo, ph. courtesy Fantin Fantin, Uno, design Dorino Fantin, ph. Matteo Piazza Fantin, Uno, design Dorino Fantin, ph. DSL Studio Fantin, Uno, design Dorino Fantin, ph. eye-studio 11 settembre 2023 Share