Storie Il Museo del Design Italiano si rinnova: spazio ai documenti d’archivio Testo di Sara Deganello Aggiungi ai preferiti © Triennale Milano - Foto by Gianluca Di Ioia Il nuovo direttore Marco Sammicheli racconta il “suo” allestimento della collezione permanente di Triennale Milano in mostra dal 9 luglio: "Non mancheranno la grafica, le foto, l’exhibition design" “Triennale non è una location, ma un’istituzione a servizio della città e della comunità internazionale”. Con in testa questo imperativo, Marco Sammicheli, da dicembre direttore del Museo del Design Italiano all’interno di Triennale Milano, ha lavorato al nuovo allestimento dello spazio, inaugurato nel 2019 nella curva al piano terra del Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio e che ospita una selezione tra i 1.600 oggetti della collezione permanente dell’istituzione. Il “nuovo” Museo del Design apre le porte al pubblico il 9 luglio 2021. Con un progetto espositivo per il Salone del Mobile.Milano. Sammicheli, 41 anni, che è anche curatore del settore design, moda e artigianato di Triennale, ha mantenuto la scansione temporale scelta dal precedente direttore Joseph Grima, ha conservato inesorabilmente alcuni pezzi iconici, ma ha abbandonato l’impostazione minimalista e forse per certi versi ermetica per tornare con decisione alla documentazione, alle didascalie, al senso della storia di un’istituzione che ha quasi 100 anni, essendo nata a Monza nel 1923 come Esposizione Internazionale delle Arti Decorative. © Triennale Milano - Foto by Gianluca Di Ioia Che cosa c’è da aspettarsi dal nuovo Museo del Design? Rimane la scansione temporale dal 1946 al 1981, con differenti focus sulle fasi inaugurate a Monza nel 1923 e l’avvento del Palazzo dell’Arte di Muzio nel 1933, approfondimenti sulla grafica, il textile, l’exhibition design, l’automotive e i contributi dei protagonisti della scena internazionale. Il percorso è stato reso più accessibile e organizzato per decadi. Rimangono gli oggetti protagonisti, ma più contestualizzati. Sulle pareti viene presentata la storia delle Triennali, le mostre, le attività espositive più importanti. Sui plinti gli apparati: vengono mostrati gli oggetti anche attraverso documenti e fotografie. Quello che oggi è musealizzato e che prima si trovava nella vita quotidiana delle persone. Verrà dunque maggiormente valorizzato l’archivio? Sì, in generale ci sarà nuovo spazio per la grafica, le foto, l’exhibition design: sono tutti reperti, patrimonio condiviso custodito negli archivi di Triennale a cui attingerò facendo ovviamente una selezione. L’obiettivo è fornire una serie di strumenti per comprendere temi che pure hanno fatto la storia del design come passaggi di proprietà, evoluzioni formali, risultati con nuovi materiali. A proposito, stiamo lavorando alla digitalizzazione degli archivi e alla messa a sistema di tutto quello che entra dentro Triennale. È un impegno a cui si accompagneranno giornate di studio dedicate. © Triennale Milano - Foto by Gianluca Di Ioia Che storia si vuole raccontare? Per dirlo con una battuta: gli altri sono nella storia, noi siamo la storia. Tutta la cultura materiale sceglieva il momento della Triennale per mostrare al mondo gli ultimi ritrovati tecnologici, formali, di arredo. Fino agli anni ‘70 questo è stato il posto dove esporre il design. Con l’arrivo del Salone del Mobile esplose, per così dire, il lato commerciale e con la fiera si condivise il ruolo di esposizione, racconto e scambio. Triennale si attestò come crocevia materiale a concettuale, innervato dalle sollecitazioni dell’arte e della società. Però il Salone rimase una relazione fondamentale e infatti vogliamo che entri nel museo, con una cronologia di documenti sulla sua genesi dal 1961 al 1981. © Triennale Milano - Foto by Gianluca Di Ioia A proposito del Salone, quest’anno sarà a Milano dal 5 al 10 settembre con format diverso: avete qualche iniziativa particolare? Vogliamo semplicemente fare la nostra parte: siamo un’istituzione dedicata al design attiva nella città che ha fatto la storia di questo settore e che ospita la fiera, nata tra l’altro proprio 60 anni fa. In quei giorni offriremo a Milano la mostra su Vico Magistretti, quella prorogata su Enzo Mari, quella nuova che verrà inaugurata proprio a settembre su Carlo Mollino per la quale, primo museo pubblico, abbiamo avuto in comodato d’uso dalla soprintendenza una consistente parte degli arredi di Casa Albonico a Torino. Poi al primo piano ci sarà una grande produzione espositiva proprio in collaborazione con il Salone che decreterà Triennale hub cittadino della manifestazione. Altre novità per quanto riguarda l’ampliamento della collezione? Abbiamo aperto una sezione del Museo del Design all’aeroporto di Linate con l’obiettivo di avvicinarci a nuovi pubblici. Con archivi e privati abbiamo stretti accordi strategici per implementare la collezione e fare ricerca: tra questi gli archivi Ettore Sottsass e Pietro Lingeri, il Centro di Documentazione del Progetto Grafico di Aiap, la Fondazione Cirulli di Bologna, l’archivio del Salone del Mobile.Milano, la Fondazione Angelo Mangiarotti. © Triennale Milano - Foto by Gianluca Di Ioia Altri progetti per il futuro? «Triennale è stata la prima istituzione a rispondere al progetto del New European Bauhaus (Neb), nell’ottica dell’internazionalizzazione che il nostro ruolo ci richiede. Per Milano stiamo lavorando a un gruppo che comprende Politecnico, Meet, Fondazione Milano, Bocconi, Università Cattolica, Fondazione Italia Sociale per ripensare le città con una riflessione attenta proprio ai temi Neb. Poi ci sono le attività del percorso di avvicinamento alla 23a Esposizione Internazionale della Triennale di Milano: Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries, dal 20 maggio al 20 novembre 2022. Le puntate del podcast di David Plaisant From the Moon vanno in questa direzione, per esempio. Il Museo preparerà un progetto espositivo dedicato che insisterà sul periodo 1964-1996. © Triennale Milano - Foto by Gianluca Di Ioia Sei diventato direttore nel periodo peggiore per un museo, durante i lunghi mesi di chiusura. Che cosa ha significato per te? È stato un momento in cui ho sentito maggiormente l’urgenza da una parte di riconquistare l’attenzione del pubblico, dall’altra di trasformare un museo di cultura materiale come il nostro in un punto nevralgico di dibattito, di riflessione, di esposizione. Per fare il bene della comunità del design, che qui si può ritrovare a discutere del presente e a progettare il futuro. Ma soprattutto, per svolgere una funzione pubblica, perché abbiamo il dovere, ora forse come non mai dopo questa crisi pandemica, di essere uno strumento per la città. 13 luglio 2021 Share