Storie Il senso per la musica di Luca Nichetto, Lorenzo Palmeri, Martino Gamper e Pietro Russo Testo di Patrizia Malfatti Aggiungi ai preferiti Nike, Flyknit Drums di Martino Gamper, ph. Angus Mill Alla scoperta del lato M(usicale) di alcuni designer. Perché uno strumento è forse la metafora perfetta di un progetto di design: la forma della musica. Se Renzo Piano ha dichiarato che “la più bella avventura, per un architetto, è quella di costruire una sala per concerti”, un designer come Luca Nichetto, che ad aprile debutterà con il suo primo strumento musicale, afferma che “disegnare un pianoforte è come disegnare un edificio in miniatura perché ha talmente tante componenti che se cambi anche solo una piccola cosa ti cambia tutto, in quanto è veramente complesso”. Accanto ad architetti che costruiscono templi per la musica – da Jean Nouvel a Herzog & De Meuron a Frank Gehry, solo per citarne alcuni – ci sono designer che si confrontano, invece, con gli strumenti musicali perché, come afferma Lorenzo Palmeri, che nel 2004 firma la chitarra Paraffina Slapster per Noah Guitars, poi diventata la favorita di Lou Reed, “sono tra gli oggetti più affascinanti dal punto di vista del progetto per la relazione tra persona e oggetto”. Il dialogo tra musica e design è molto fitto e profondo e questa marcata affinità ha visto diversi creativi affiancare alla progettazione di arredi e luci quella di strumenti. Navel, Lorenzo Palmeri, ph. Max Rommel Tra i primissimi, proprio Lorenzo Palmeri, architetto di formazione con strette collaborazioni con Bruno Munari e Isao Hosoe, ma anche con un cv ricco di sette anni di composizione al Conservatorio. Abile mescolatore di design e musica, ha dedicato a quest’ultima una sezione del suo studio. Forse l’unico al mondo. “Commissioni e ricerca si sono fortunatamente incontrate” precisa. Molti gli oggetti sonori tra strumenti e installazioni che portano la sua firma, come la chitarra Navel in due versioni, legno Kaouri di 50.000 anni e Fenix di Arpa industriale; una tastiera elettronica per Korg; una tromba soffiata in vetro che suona; un cajon, un fischietto… e tra le installazioni, il “concerto di gocce” progettato a quattro mani con Michele De Lucchi e le pareti sonore in marmo “Gerico” per Vicentina Marmi. Martino Gamper, il designer-falegname, risponde invece all’invito della Nike per il progetto “The Nature of Motion”, mostra allestita durante la settimana del Salone del Mobile 2016. Il risultato è un tamburo con la membrana in Flyknit, quella tecnologia composta da filamenti leggeri, resistenti e flessibili che rappresenta il tratto distintivo dell'estetica dei modelli da running del colosso americano. “Ho immaginato una processione musicale fatta da una banda di tamburi”, spiega Gamper. Inutile negare le difficoltà del progetto. “Il tessuto e i fili non erano proprio fatti per fare un tamburo”, aggiunge, ma utilizzando il suo modo di procedere fatto di “concetti innovativi, soluzioni creative e realizzazioni giocose”, lo strumento ha trovato vita e suono. E Gamper è oggi pronto per il prossimo committente musicale, ci confessa: “È solo una questione di tempo prima che qualcun altro mi dia un’altra possibilità”. Nike, Flyknit Drums di Martino Gamper, ph. Angus Mill Anche per Pietro Russo – scenografo, interior e product designer con studio a Milano, che esordisce nel disegnare strumenti musicali da bambino – progettarli è decisamente più complesso che disegnare arredi, per via del suono che devono produrre. “Degli arredi”, dichiara “mi limito a realizzare solo dei prototipi o alcune parti di esso, per il resto mi affido a maestranze artigiane molto specializzate; di contro, gli strumenti musicali li realizzo completamente nel mio atelier/laboratorio, un luogo che fa parte della mia quotidianità”. Non è della stessa idea Palmeri quando afferma che “lo strumento musicale chiede conoscenza di alcune peculiari caratteristiche, quali il comportamento sonoro di un materiale o di certe specifiche leggi dell’acustica, ma genericamente non credo esista una differenza sostanziale. Qualsiasi prodotto, in qualsiasi scala esso sia, è un progetto dedicato a trovare una relazione, possibilmente virtuosa, tra materiali, processi e comportamenti dell’essere vivente”. Come i suoi prossimi lavori: un ukulele e un pianoforte. Ma che cosa significa avvicinarsi a uno strumento per un designer? Luca Nichetto, neofita in materia musicale e interpellato dalla celebre Steinway & Sons, ammette: “Era da un po’ che non mi capitava quella sensazione di dover dimostrare veramente qualcosa. Saltar fuori dalla comfort zone e provare quell'emozione, quella della prima volta”. Il suo sguardo al di fuori dell’ambito della rinomata casa di pianoforti è sicuramente sembrato interessante”. E da lì, è nato il progetto del pianoforte, che verrà presentato ad aprile in tre finiture e con dettagli in cuoio. “Ho lavorato come fa un car designer: ho disegnato solo la carena ma non ho voluto andare a toccare il motore. La difficoltà è stata quella di fare un prodotto ‘contemporaneo’, di non andare sul decorativo, pur mantenendo un archetipo Steinway”. E dallo strumento, il progetto si è ampliato a consulenza creativa, a partire dal logo e dal libricino di presentazione, dove il designer veneziano ha voluto lasciare il segno delle sue origini, inserendo una cartolina della città lagunare, “perché a Venezia c'è un oggetto sempre nero, lucido, che va sull'acqua e che ha un processo di realizzazione che è paragonabile al pianoforte”, spiega con la nostalgia dell’espatriato. Electric upright bass di Pietro Russo. Photo courtesy Adriano Russo “Sono sempre stato attratto dalla musica”, afferma invece Russo. “Ritenevo, come lo ritengo tutt’ora, che negli strumenti vi fosse un valore estetico molto seducente”. Il suo primo pezzo, a 8 anni, è stato un flauto, “ma a lavoro terminato ricordava più un fischietto e non era per nulla intonato”, seguito subito dopo da una cetra. Poi, una lunga pausa fino ai quarant’anni. E oggi ne conta una ventina, “alcuni molto complessi, che richiedono una notevole conoscenza tecnica e una significativa esperienza manuale" specifica. “Tutti pezzi unici poiché non vengono commercializzati ma fanno parte della mia collezione personale”. Per Palmeri il significato sta, invece, nell’“incontrare un’importantissima, profondissima cultura, stratificatasi a volte nei secoli. Ci vuole un grande rispetto e una certa umiltà. Essendo una parte importante della mia attività correlata direttamente alla musica è stato naturale avvicinarmi al progetto degli strumenti. Commissioni e ricerca si sono fortunatamente incontrate”. Una nuova grande attrazione sembra aleggiare tra i designer verso gli strumenti musicali. Sicuramente un’opportunità di riflessione su come il design può mettersi in rapporto con un'altra tipologia di oggetto, che in certi casi, fra l’altro, è anche molto affine a un pezzo di arredo – come il pianoforte – anche se con parametri completamente differenti. Forse, però, lo strumento enfatizza in realtà il senso profondo del design: quello di entrare in totale sintonia e comunione con il suo fruitore finale. Concerto per gocce d’acqua, with Michele De Lucchi and Lorenzo Palmeri, ph. Rocco Casaluci Nike, Flyknit Drums di Martino Gamper, ph. Angus Mill Double bass di Pietro Russo. Photo courtesy Adriano Russo