Manifestazioni Il tecnigrafo: la forza degli anni ‘60 Testo di Giulia Pellegrino Aggiungi ai preferiti Interno del padiglione attrezzature e forniture per uffici tecnici alla Fiera Campionaria di Milano del 1963, courtesy Archivio Storico Fondazione Fiera Milano Ogni settimana, in attesa dell’appuntamento con il Salone del Mobile.Milano di giugno 2022, un viaggio nel passato attraverso le immagini inedite dell’Archivio di Fondazione Fiera Milano. Si parte con il design di progetto per gli spazi di lavoro. Perché c’è gioia nella modernità, eccome! Immaginatevi, correva l’anno 1963, sicuramente chi ci passava davanti avrebbe pensato ad un monaco benedettino curvo sul tavolo da copia: inclinato, alto e ben illuminato. Non che non ci fossero stati dei passaggi intermedi da quell’epoca ma non riesco proprio a togliermi dalla testa quei frati francescani mezzi gobbi e votati alla causa della conoscenza, la diffusione, la custodia e la responsabilità dell’evoluzione della specie umana. Erano in stanze rettangolari, ben ordinati in una griglia, in fondo un ufficio! Stand Olivetti alla Fiera Campionaria di Milano del 1967 (con calcolatrice elettrica scrivente Logos 27-2 su progetto meccanico di Teresio Gassino e design di Ettore Sottsass), courtesy Archivio Storico Fondazione Fiera Milano Gli spazi di lavoro sono un capitolo fondamentale delle invenzioni che la filiera italiana è stata in grado di sviluppare molto meglio di altri e con una costanza nella ascesa che non ha pari, prendiamoci questo merito perché non può essere confutato: Fiera Campionaria prima e Salone del Mobile.Milano dopo hanno testimoniato questo percorso fotogramma dopo fotogramma, come nelle immagini qui pubblicate che escono dai cassetti dell’Archivio di Fondazione Fiera Milano per la prima volta; accendo tutte le luci appese alle americane in mio possesso e cerco di rendere onore a questo lavoro certosino di testimonianza e conservazione. Attrezzature per uffici alla Fiera Campionaria di Milano del 1969, courtesy Archivio Storico Fondazione Fiera Milano La foto è di un simbolo, il tavolo da disegno, il tecnigrafo, uno strumento di precisione che ha visto migliaia di studenti passare le notti per poter consegnare per tempo le tavole di un esame raschiando gli errori fatti a china con taglientissime lamette, o moltissimi professionisti disegnare edifici interi e partizioni interne; riunioni con i clienti che, affascinati, vedevano gli strati di carta da lucido appiccicati con lo scotch creare antesignani dei render, un po’ come quei giochi che avevamo da bambine dove le forme di carta raffiguranti giovinetti potevano essere vestite e accessoriate cambiando solo i modelli e impreziosite da cappelli scarpe e borse di varie fogge. Leggi anche Alla scoperta del prezioso archivio di Fondazione Fiera Milano Oggi il tecnigrafo lo troviamo nelle vetrine delle agenzie immobiliari, nelle case museo dei progettisti e dei designer che hanno fatto la storia del nostro piccolo mondo e che sono state saggiamente salvate dagli eredi, in studi che non sono mai riusciti a separarsene (dove lavoro io ce n’è uno ancora in uso al 100%) o nelle case come parte integrata nell’arredamento. È un oggetto rassicurante, ordinato e che rappresenta un passaggio evolutivo negli spazi di lavoro dove avrà la sua massima diffusione a partire dagli anni ‘60; non è solo, è accompagnato da molte altre invenzioni o prodotti che avrebbero reso la vita lavorativa efficiente e al passo con i tempi. Interno del padiglione attrezzature e forniture per uffici tecnici alla Fiera Campionaria di Milano del 1963, courtesy Archivio Storico Fondazione Fiera Milano Quando la Fiera ospitava un padiglione interamente dedicato all’ufficio gli stand erano molti e mostravano, racchiusi in teche da gioielleria, le ultime invenzioni dove la funzione e il design se la giocavano in quanto ad importanza; le prime rilegatrici si contendevano la scena con l’ergonomia delle poltrone da lavoro, la divisione degli spazi, le nuove scrivanie, le pareti mobili, le cassettiere in metallo e tutta una serie di strumenti per il disegno sempre più precisi ed evoluti, sino al computer che ha spazzato via tutto questo; ma noi siamo moderni e quindi dobbiamo leggere questa trasformazione come un passo avanti ricordandoci senza troppo romanticismo, (un pizzico sì altrimenti perché questo ritorno alle riedizioni? Solo per un motivo speculativo? Non credo), da dove arriviamo, principio che vale per tutto, dal cibo al linguaggio. Servizio telex presso Il Circolo della stampa alla Fiera Campionaria di Milano del 1966, courtesy Archivio Storico Fondazione Fiera Milano Una rivoluzione accompagnata dalla convivenza negli spazi di lavoro: nuovi concetti di illuminazione, di condivisione e di scambio intellettuale di cui parleremo in altre puntate. Una cosa però temo mi mancherà sempre, il rumore: mio nonno era un Direttore di banca e mi portava, bambina sottratta alle ore d’asilo, a vedere gli uffici di cui andava molto fiero; la memoria dei bambini amplifica i ricordi ma quel ticchettio dei tasti, meccanici o già elettrici, mi manca molto, infatti ho il vizio di pigiare lo stesso pur di sentire quel fantastico tic tic! Oggi più che mai iniziamo a vedere una nuova trasformazione radicale dell’ufficio e la fiera è sempre stata la vetrina della nostra evoluzione, par poco? Forza, ricoveriamo i trench nell’armadio, a giugno non serviranno! Tutti a Rho e ricordatevi che il biglietto della metro è stato inserito nella cerchia urbana, evviva. Esplora qui l'archivio di Fondazione Fiera Milano.