Storie Influenze dal fashion design e dal passato Testo di Marco Romanelli Aggiungi ai preferiti Plico, Alessi Nuove ispirazioni, ossia quando la moda si esprime nel living e gli oggetti icona del passato ritornano. Nell'arredo un segnale che pare impossibile, oggi, sottovalutare viene dal mondo della moda. Si tratta di un ossequio, ma a volte anche di una reazione, al nuovo diktat per cui “il disordine è il nuovo ordine”. Da un lato, si assiste quindi a un mix di tessuti, riferimenti, stili, ore del giorno, gender sessuali, luoghi della casa, come proposti dalle sfilate, dall’altro alcuni produttori rispondono polemicamente attraverso una nuova austerità, una tendenza monocromatica (per quanto polimaterica), una sofisticata ricerca di materiali. In sostanza, il rifiuto assoluto dello street style. Lungo questo percorso si muovono, in particolare, alcuni importanti art director quali Antonio Citterio, Piero Lissoni e Rodolfo Dordoni. Un altro punto di contatto tra moda e design sta senz’altro nell’ispirazione botanica. Quei giardini lussureggianti che, nella moda, fanno “fiorire” abiti, cappelli e persino scarpe, nell’interior design decorano le pareti dei set nei servizi fotografici. A livello di prodotto questo coté fitomorfo porta con sé la ripresa di tutti quei materiali naturali che vanno dal giunco al midollino alla raffia, intrecciati con sapienza e inseriti, nella loro versione “sintetica”, nell’outdoor, e, nella versione naturale, in verande e salotti. Disegnati da Massimo Castagna per Exteta possiamo citare, a questo proposito, le collezioni di imbottiti con struttura in midollino Jungle collection e il pouff Rossiccio. Interessante anche l’utilizzo di cordoncino di carta o paglia di fiume, in contrasto con una rigorosa struttura in acciaio inox, proposto da Christophe Pillet nelle sedute Echoes per Flexform. Echoes, design by Christophe Pillet, Flexform Al concetto di costruzione sartoriale dell’abito, in particolare a certi capi tecnici come le giacche a vento, fa riferimento Patricia Urquiola nel disegno della nuova poltrona girevole per Cappellini: chiamata Lud’o, in onore di Ludovico (per tutti Vico) Magistretti, essa calza infatti un piumino, fermato alla struttura con il velcro e facilmente intercambiabile. Pensando, invece, ai semilavorati non si può non citare il nuovo tessuto Helia, immaginato da Raf Simons per Kvadrat, rileggendo dettami dell’haute couture e facendo riferimento al bouclé delle pellicce di Astrakhan. Lud’o, design by Patricia Urquiola, Cappellini Generale è la tendenza alla produzione di oggetti di alta qualità, destinati, quindi, per default, a durare nel tempo. In tale settore una nicchia ben specifica, e sempre più affollata, riguarda i pezzi disegnati nel passato. Con essi si coniuga la capacità fisica di “sopravvivere” con l’evidenza che l’oggetto-icona è, per definizione, impermeabile al passare del tempo e delle mode. Il progetto di arredo si presenta quindi, sempre più spesso, come nostalgia. Ma, mentre all’inizio del fenomeno delle riedizioni, la nostalgia si collocava in un ben preciso arco temporale e geografico, ora possiamo dire che essa sia equamente distribuita. Tornano quindi i pezzi dei maestri del design italiano: da Poltrona Frau quel capolavoro di ebanisteria, ai tempi realizzato da Pierluigi Ghianda, che è il coffee table Kyoto disegnato da Gianfranco Frattini nel 1974; da Zanotta, sempre parlando di alta ebanisteria, viene riproposto, con ricchezza di pezzi, il talento straordinario e anomalo di Carlo Mollino. Tato prosegue la ripresa dei mobili che Ignazio Gardella aveva disegnato per l’indimenticata Azucena (vedi quest’anno il tavolino Stand del 1952). Da Acerbis (gruppo MDF) troviamo invece la sedia Jot, progettata da Giotto Stoppino, nel 1976 e, sempre del 1976, il carrellino portavivande Plico, disegnato da Richard Sapper originariamente per Bilumen, torna, oggi, da Alessi. Plico, design by Richard Sapper, Alessi Carl Hansen & Søn prosegue intanto la valorizzazione del maestro danese Børge Mogensen: quest’anno va segnalata la raffinatissima panca BM0488 in rovere massello con un doppio intreccio in canna d’India. BM0488, design by Børge Mogensen, Carl Hansen & Søn Ma tornano anche, attraverso un prezioso lavoro di studio e di sponsorizzazione degli archivi, personaggi molto più dimenticati: l’azienda tedesca e15 riedita, ad esempio, la sedia a pozzetto Stuttgart e il kilim Zet ideati dall’esponente del Bauhaus Richard Herre, intorno al 1927, per la sua casa.