Storie Interni come storytelling Testo di Marco Romanelli Aggiungi ai preferiti Rubelli Il decor degli interni tra originalità, esotismo, natura e sostenibilità. Appare sempre più evidente una ripresa di interesse per gli apparati decorativi tipici dell’architettura degli interni, in particolare per i rivestimenti: dalla carta da parati alle tappezzerie, dalle moquette ai tappeti, ai tessuti. Ogni superficie, orizzontale o verticale che sia, è una “tavolozza” su cui raccontare una storia (come lo avrebbero fatto Salgari o Lewis Carroll, con la sua Alice, o ancor prima i viaggiatori in Giappone). Oltre all’Oriente, ormai presente da tempo, appare fortemente ricercato un clima esotico, simile a certi dipinti naif di Henri Rousseau, con tigri, leoni e leopardi che appaiono in mezzo alla giungla. Ma non si tratta di pura decorazione, la carta da parati aggiunge a quest’aspetto un notevole contributo in termini di ricerca materica (ne sono esempio le carte in fiberglass waterproof, l’impegno in termini di sostenibilità, le potenziate funzioni fonoassorbenti) e di qualità della riproduzione digitale dell’immagine (che può essere completamente ormai personalizzata). Percorsi e tendenze analoghe caratterizzano l’art de la table. Così i piatti si sono riempiti di grandi foglie, insetti esotici e mostri mitologici. Poetry, design by Maja Johansson Stabander, Kasthall Per quanto concerne invece i tappeti, essi mostrano non solo attenzione ai pattern grafici (vedi Silhouette di Jaime Hayon per Nanimarquina), ma anche alla forma, nel tentativo di rompere la regola geometrica del rettangolo, del quadrato e del tondo, proponendo sagome composite, sfrangiate, ritagliate, sovrapposte. In questo settore alcuni hanno raccolto la sfida della sostenibilità e del riciclo: ad esempio, Patricia Urquiola con Gan ha lavorato sul feltro di scarto proponendo un effetto cromatico quasi da materiale edilizio (collezione “Nuances”). Generalizzando possiamo sostenere che il design del tappeto oscilla, sempre più, tra due estremi: una neutralità assoluta in cui esso assume il ruolo di sfondo per arredi classicamente minimalisti (vedi l’elegante Poetry disegnato da Maja Johansson Stabander per Kasthall o Volentieri di Inga Sempé per Magis) e una forte “aggressività”, certamente mediata dal mondo dell’arte contemporanea. Esempio emblematico di questa seconda tendenza è la collezione Gesture per cui cc-tapis ha coinvolto cinque designer del peso di Mae Engelgeer, Yuri Himuro, Sabine Marcelis, Philippe Malouin e l’immancabile Patricia Urquiola. Stroke, design by Sabine Marcelis, cc-tapis - © Dario Salamone