Italia chiama Giappone
Designer che hanno scelto in nostro paese come destinazione. Per studiare, ritrovarsi, vivere. Per caso o scelta. Storie diverse accomunate da un atteggiamento comune: la gioia della contaminazione.
L’Italia da sempre ha attirato talenti da tutto il mondo, affascinati dalla cultura del progetto, dall’abilità artigiana, dal pensiero consapevole e razionale legato alla concezione dello spazio e alla funzionalità delle forme. Queste sono cinque storie di designer giapponesi che hanno scelto l’Italia come meta. Percorsi diversi, dal furniture al flower design, che hanno brillato per coraggio e intuizione, dedizione e costanza, e che si sono distinti per l’apertura alla diversità, la disponibilità alla contaminazione, l’entusiasmo per la ricerca. Sfumando credi e filosofie per creare qualcosa di nuovo, ricco, unico.
Keiji Takeuchi
Nato a Fukuoka ma cresciuto in Nuova Zelanda – dove si laurea in Product Design – Takeuchi gira il mondo prima di stabilirsi in Italia. Studia anche a Parigi, all’ENSCI/ Les Ateliers; poi torna in Giappone, nel 2005, dove collabora con Naoto Fukasawa Design Ltd per sette anni. Si trasferisce quindi a Milano per fondare la sede europea dello studio del maestro e dopo un breve periodo da freelance, nel 2015 apre il suo design office, che oggi si trova nel quartiere Ripamonti in un edificio ex industriale recuperato. «In Italia mi sento bene», afferma il designer dalla mentalità cosmopolita, che però nella capitale meneghina ha deciso di vivere e lavorare. La sua è una poetica molto personale che mescola cultura del design e tradizione artigianale made in Italy con una sensibilità squisitamente orientale che si manifesta in una continua ricerca di armonia, equilibrio e nello studio meticoloso del colore e della luce. I suoi oggetti sono puri ed essenziali, ma non ama essere definito minimalista: usa la semplicità per aggiungere un livello di estrema ricercatezza e sottolineare l’essenza e la forza dei materiali. Una semplicità che viene applicata anche al modo in cui gestisce il suo lavoro; non è alla ricerca di molti progetti, ma preferisce concentrarsi su un obiettivo alla volta per dare sempre il meglio, alla ricerca continua di nuove opportunità. Profondamente affascinato dalla realtà industriale italiana, ricca di aziende dalla lunga storia, illuminate da passione per il design, capacità pratica e intuizione progettuale, ha lavorato per Boffi, De Padova, Living Divani, Fucina, sperimentando forme e nuove lavorazioni per sedute, tavoli, lampade, accessori per la cucina, arredo bagno. All’estero ha disegnato per Geiger / Herman Miller, Ligne Roset, Cruso, Fredericia, Ichendorf, by Interiors Inc. Jaxson Koen/Lixil. Per quest’ultima, azienda giapponese particolarmente visionaria che promuove la filosofia di nuova semplicità per la stanza da bagno, il designer ha firmato Concave, una vasca dalle linee sinuose, concepita per abbracciare il corpo e offrire un’esperienza di completo relax. Per De Padova è il progetto della seduta Ripamonti: una poltrona comoda e avvolgente che si ispira alle forme voluminose degli anni Settanta – molto care al designer – rivisitate però con sensibilità contemporanea.
keijitakeuchi.com
@keiji__takeuchi
Haruka
Artista visiva, si laurea in Pittura presso l’Università delle Belle Arti di Tokyo. Studia Storia dell'Arte Orientale e Occidentale e si dedica alla realizzazione di opere contemporanee seguendo un’ispirazione libera. Dopo gli studi, intraprende la carriera di modella, che la porta a Milano: la città diventerà presto la sua seconda casa e l’arte la sua occupazione principale. Attualmente vive tra Tokyo e l’Italia, dedicandosi alla ricerca e alla speculazione all’interno di Studio SH2, con sede a Brugherio. Le creazioni di Haruka si ispirano all’idea dell’incompiuta bellezza (in giapponese “Mikan no bi”) mutuata dallo Zen giapponese, filosofia che celebra la bellezza dell’incompiuto ed esorta a una ricerca individuale della verità attraverso l’esperienza. Il suo primo progetto espositivo, Perfette Imperfezioni, si concentra proprio sull’indagine della bellezza incompleta, imperfetta perché ogni compimento corrisponde inevitabilmente alla sua fine, al suo crollo. La sala del tè (“Sukiya”) diventa espressione di “Mikan no bi” perché tutto ciò che si trova al suo interno è reso intenzionalmente asimmetrico. In questo spazio, le persone imparano a contemplare la bellezza non perfetta attraverso i sensi e a sperimentare il fascino dell’“incontro irripetibile”, perché ogni cerimonia del tè unisce persone diverse in un modo mai uguale a sé stesso.
studiosh2.it/
@studiosh2tokyo
Kensaku Oshiro
Oshiro nasce nell’isola di Okinawa, nel 1977. A Milano consegue un Master in Disegno Industriale presso la Scuola Politecnica di Design, nel 1999 e nel 2004 entra a far parte dello studio Lissoni & Partners con il quale collabora fino a metà 2012, quando si trasferisce a Londra per lavorare nello studio Barber Osgerby. Nel 2015 torna a Milano, dove apre il suo studio, ribattezzato nel 2017 OSHIRO. Nella sua pratica design, storia e innovazione vengono rielaborate con una sensibilità che fonde precisione e cura progettuale della scuola italiana con la poeticità delle forme organiche tipica della tradizione giapponese. Nel suo portfolio, sedute, lampade e accessori per aziende italiane (come Zanotta, Poltrona Frau, De Padova, Glass Italia), e nipponiche. Per by Interiors Inc. ad esempio, furniture brand con sede a Tokyo, Oshiro ha disegnato Sweep, una famiglia di sedie in legno – dalla dining chair allo sgabello – che si caratterizza per la combinazione di braccioli, seduta e gambe con uno schienale realizzato con una macchina a controllo numerico. Linee rigorose e senza tempo la rendono adatta per arredare ambienti domestici ma anche spazi pubblici. Tra i progetti più recenti del designer, Eidos è una collezione per il bagno in travertino realizzata per l’azienda toscana Vaselli che comprende lavabo a colonna con accessori, vasca, paravento, porta asciugamani e panca. Qui le caratteristiche peculiari del materiale lapideo vengono esaltate da un lavoro attento al dettaglio, per ottenere volumi scultorei che sembrano modellati da luci e ombre, eleganti ma ugualmente funzionali. «Eidos è forma. Una forma che sa raccontare il tempo, la spazialità e l’autenticità della pietra».
oshiro.it
@kensakuoshiro
Satoshi Kawamoto
Nasce in Giappone, dove cresce in un condominio circondato dal verde. Un privilegio (visto che parliamo della città di Tokyo), che ha segnato tutta la sua vita, dedicata all’osservazione e rielaborazione della natura. Prima di fondare il primo Green Fingers Market, nella capitale nipponica lavora in un negozio di mobili, poi in un caffè: in entrambi si occupa anche della gestione dei piccoli spazi verdi connessi e da lì capisce la sua vocazione. Si trasferisce a New York, dove fonda il secondo negozio, quindi il terzo a Milano, la città che lo conquista e dove decide di fermarsi. Oggi Satoshi Kawamoto è un Master Plant Artist, Direttore Creativo di Green Fingers, spazi dove piante e arbusti si mescolano a oggetti trovati in viaggi, tessuti, piccole composizioni che offrono ispirazioni di stile per una progettazione del verde originale. Il suo obiettivo: rivoluzionare il modo in cui le persone si relazionano e interpretano il ruolo delle piante nella loro vita; una missione che porta avanti con una costante e appassionata attività di designer spaziando dallo styling di negozi, ristoranti e department store alla collaborazione con importanti marchi di moda per eventi e installazioni. «Voglio che le persone scelgano le piante come fossero abiti o accessori. Valgono le stesse regole dello styling di un look: abbinarle con un vaso o una stanza della casa è come coordinare un top con dei pantaloni o delle scarpe. Poi le piante sono perfetti accessori: io le uso come sciarpe, bandane e tote bag!». Del resto, il suo motto è: “The garden was not built in a day”, ovvero con le piante ci vuole pazienza, cura ma anche stile. Parasite Palm e Life and Death sono due lavori che ben mostrano la sua filosofia, improntata a esaltare la bellezza innata delle piante e la loro mutevolezza nel tempo. Il primo è recentissimo: una colonna di foglie di palma che emerge dal pavimento raggiungendo il soffitto del Green Fingers Market di Milano e prende vita come una figura aliena. Life and Death reinterpreta il precetto di Lavoisier, mettendo in scena un naturale ciclo di causa-effetto, di nascita ed estinzione. In questo modo la morte non è un’assenza di identità ma una fase di trasformazione, carica di energia e consapevolezza.
satoshikawamoto.com
greenfingersmarket.com
@satie_san
@grenfingersmarket