Kata di Altherr Désile Park per Arper

KATA

Prima seduta lounge del brand, Kata nasce in totale armonia con l’ambiente e, sebbene evochi codici della tradizione, parla aperto, nuovo e frizzante, esprimendo fino in fondo tutto il suo carattere, e la sua originalità.

Kata in poche parole

Leggera nella forma e delicata con l’ambiente, Kata si ispira a principi di sostenibilità, attraverso una progettazione che guarda all’economia circolare. Prima sedia lounge di Arper in legno massello, Kata evoca la sedia della tradizione, in legno e paglia intrecciati, reinterpretandola con l’impiego di soluzioni contemporanee e sostenibili. Kata coniuga calore e purezza grafica, in una giustapposizione tra la presenza nello spazio e un profilo minimale, sospesa tra forza e delicatezza, tradizione e tecnologia.

Ci racconti del concept nel design e dell’aspetto creativo della Kata.

Quando 3 anni fa abbiamo iniziato a lavorare su questa collezione avevamo in mente un approccio di tipo sia visivo che tecnico. Da una parte, guardando i prodotti nel catalogo Arper volevamo introdurre una maggiore diversificazione di materiali. Volevamo adoperare materiali che richiamassero un feeling artigianale, naturale, come il legno e le fibre naturali. Avvertivamo anche che si stava aprendo uno spazio per un approccio più leggero verso la sedia lounge. Del resto, il nostro studio è molto interessato sia alla sostenibilità che ad un’interpretazione più soft della tecnologia. Abbiamo visto un’opportunità per riconsiderare la tecnologia di lavorazione a maglia in 3D, che è utilizzata in applicazioni come le sneaker e le sedie da ufficio, ma da un’angolatura estetica completamente diversa. Volevamo utilizzare questa tecnologia reinterpretandola, non con il suo uso tipico - plastica, high tech, sintetico, audace e sportivo - ma in un modo che coniugasse i materiali high tech con un feeling artigianale.

Lo studio dei materiali è stato eseguito prima di progettare effettivamente la sedia?

La forma e l’espressione del materiale sono state progettate e sviluppate in parallelo perché hanno la stessa importanza dal punto di vista visivo - devono essere entrambe attentamente equilibrate. La struttura in legno è più facile da controllare, ma lo sviluppo della lavorazione a maglia in 3D in poliestere post-consumo è un processo piuttosto lungo e complesso, perché richiede molte variazioni, campioni e test diversi sia delle consistenze che dei filati e dei colori. Per migliorare l’estetica naturale della lavorazione a maglia, abbiamo intrecciato due colori di filato al fine di ottenere dei toni non uniformi e più naturali. Il mix di colori ha portato a delle delicate modifiche e variazioni che sono state molto importanti per l’insieme del progetto, ma che dovevano anche essere sperimentate di persona. La società che sviluppa la lavorazione a maglia in 3D, la Arper e il nostro studio si trovano tutti in diversi paesi. Si può immaginare che, soprattutto in tempo di Covid-19, è stato piuttosto impegnativo gestire le prove e il processo di campionatura per poter sviluppare questo tessuto così unico. 
Abbiamo sviluppato due diverse fantasie di lavorazione a maglia in 3D. Una è espressiva, con una consistenza robusta che richiama in modo grafico e contemporaneo l’intreccio di paglia delle sedie in legno tradizionali che si possono trovare sia nell’area Mediterranea che in Scandinavia. È lavorata in modo da dare la sensazione di un’imbottitura, ma è realizzata con lo stesso processo e materiale della lavorazione a maglia in 3D. 
Per permettere il gioco di colori per cui la Arper è così famosa, abbiamo anche sviluppato un’altra texture che costituisce un’opzione più sottile e più neutra, che può essere facilmente abbinata con i cuscini rifiniti con i tessuti della collezione Arper. 

Qual è il suo rapporto con Kata?

Kata è stato il primo progetto che abbiamo sviluppato come Altherr Désile Park, benché a causa dei lunghi tempi di sviluppo non sia stato il primo progetto lanciato. Per noi, rappresenta il collegamento fra tutti i settori che ci interessano: un design circolare e riflessivo, che usa gli scarti come materiale grezzo, senza fare compromessi con la bellezza; la tecnologia soft utilizzata al servizio del benessere attraverso i colori e le qualità tattili; un legame fra l’artigianato pre-industriale e l’industria contemporanea.

Come e dove vede questo prodotto fra 10 anni?

Come esempio di “slow design” che rappresenta il ‘meno’ ma il ‘meglio’: leggero e circolare sotto tutti gli aspetti, dallo stesso design al materiale, al trasporto, l’imballaggio, la seconda vita e la possibilità di essere riciclato alla fine del suo ciclo di vita - fino ad avere un aspetto molto trasparente e didattico. È ambizioso ma pensato per la vita reale: né puramente tecnico, né un manifesto sul design artistico che la gente non può usare. Oltre al piacere che offre, spiegando attentamente il ragionamento dietro ogni suo elemento, speriamo che aiuti la gente ad essere più consapevole del livello di complessità che esiste sotto tutti gli aspetti. 

Jeannette Altherr, Delphine Désile, Dennis Park

Jeannette Altherr, Delphine Désile e Dennis Park

29 luglio 2021