La Cina vicina di Maurizio Cattelan
Dal venti novembre Maurizio Cattelan sbarca all’UCCA center di Beijing con la sua prima personale cinese dal titolo The Last Judgment: una raccolta di trenta opere per raccontare in Cina la carriera dell’artista italiano più famoso al mondo…
Il Center of Contemporary Art di Beijing (UCCA) è una delle istituzioni artistiche più importanti della capitale cinese, Philip Tinari, direttore del museo dal 2011, ne ha guidato la transizione da collezione privata a vero e proprio polo museale con più sedi. È proprio all’UCCA che sta per andare in scena la prima grande personale dedicata a Maurizio Cattelan, l’artista italiano considerato tra i più influenti del XX e XXI secolo. Cattelan, padovano, classe 1960, ha segnato il lessico visivo dell’arte italiana dagli anni ’90 ad oggi, superando con la forza comunicativa e talvolta scioccante dei suoi lavori i confini nazionali, e imponendosi velocemente in tutti i grandi luoghi dell’arte internazionale.
Le opere di Cattelan, studiate per creare disagio nello spettatore, colgono sia attraverso l’ironia che la tragedia, l’universalità della condizione umana. Fin dall’inizio del suo percorso l’artista ha concepito immagini e situazioni che non hanno bisogno di commenti o che difficilmente si prestano a letture didascaliche, ma che ogni volta riescono a indurre riflessioni e punti di vista contrastanti. Temi come la paura del fallimento, la fuga, la scomparsa, la decostruzione di miti e altari dell’arte e la creazione di autoritratti che hanno fatto di Cattelan una moderna maschera della commedia dell’arte, amata e odiata ma capace ogni volta di calibrare forme e situazioni che aumentano la temperatura dello incontro/scontro con gli spettori e luoghi che ospitano le sue opere.
A curare la personale cinese di Cattelan dal titolo The Last Judgment sarà Francesco Bonami, critico e curatore con simili tratti istrionici che ha seguito fin dagli esordi l’ascesa dell’artista e che ha scritto più volumi sulla sua arte. La mostra è concepita come un viaggio nella mente e nella visione dell'artista, di opera in opera l'arte di Cattelan scava nell’esperienza umana per manifestare le paure e le emozioni che governano l’esistenza di tutti i giorni. Lo abbiamo visto, anche recentemente, nel monumentale e cupo monolite pensato per la mostra Blind all’Hangar Bicocca di Milano che appare quasi come una sorta di testamento in vita del suo percorso, una narrazione cominciata con uno dei suoi primissimi lavori - in mostra a Beijing - la piccola fotografia incorniciata Lessico familiare (1989) primo di quella lunga serie di autoritratti e di “doppi” che proseguiranno in varie forme, materiali e tecniche fino appunto alla scultura in marmo dormiente (Breath, 2021) della mostra milanese. Le quasi trenta opere in mostra tratteggeranno per il pubblico cinese questo suo particolarissimo linguaggio, che fonde costantemente l'ispirazione artistica con la comunicazione e accorciando la distanza tra l'arte e il mondo della pubblicità e dei media come platealmente dimostrato nel 1993, quando durante la sua partecipazione alla sezione Aperto della Biennale di Venezia, affittò lo spazio a lui dedicato a una società di pubblicità. Da quel primo invito Cattelan ha ricevuto inviti a più Biennali, ogni volta creando opere che rimarcano furbescamente la sua presenza e assenza.
Beuys, Picasso, Hitler, Papa Giovanni Paolo II queste e altre icone del XX secolo sono state trasfigurate e rovesciate, detronizzate e private del loro potere simbolico. Cattelan ha ben inteso le istanze profonde del Dada, assimilando tutto ciò che Duchamp ha insegnato; dal ready made alla costruzione di una propria mitologia, intendo la ricerca artistica come quella di un’alchimista.
Le imprese di Cattelan ogni volta sfrecciano veloci sui canali d’informazione, le sue idee, siano esse opere, mostre da lui curate o imprese editoriali, si diffondono viralmente e colpiscono l’immaginario collettivo partendo da segni e codici apparentemente banali, così come è accaduto per Comedian (2019); la banana incollata al muro del booth della galleria Perrotin ad Art Basel Miami Beach. Eppure, è interessante chiedersi in che modo questo linguaggio ironico, anarchico, dissacratorio e totalmente figlio delle avanguardie occidentali potrà incontrare i favori e l’immaginazione del pubblico cinese, formato su elementi culturali assai diversi. il “giudizio finale” sull’opera di Cattelan arriverà dunque dalla Cina?
Maurizio Cattelan, The Last Judgment
A cura di Francesco Bonami
Fino al 20 febbraio 2022
UCCA, Beijing