Storie La misura dello spazio, la parola a GamFratesi Testo di Francesca Esposito Aggiungi ai preferiti GamFratesi, ph. Petra Kleis Le novità in arrivo, le collaborazioni e la frenesia del capoluogo meneghino raccontate da Stine Gam ed Enrico Fratesi GamFratesi, coppia dal design italo danese, dal 2006 duo affiatato nel lavoro e nella vita, risponde da Copenhagen a proposito della nuova edizione del Salone del Mobile.Milano, dal 7 al 12 giugno. Le novità, le collaborazioni e la frenesia di Milano raccontate al telefono da Stine Gam ed Enrico Fratesi, professionisti che coniugano la cultura del Made in Italy con il design scandinavo Il Salone che perde il suo rituale di inizio primavera e slitta alla vigilia dell’estate. Siete pronti? Abbiamo guadagnato un pochino di tempo, visto che si arriva sempre lunghi. C’è tanto lavoro, non perché si è in ritardo ma perché si ha la voglia di perfezionare quello che si fa. Per noi, quindi, è andata bene. Cosa vi manca di Milano? Copenaghen è una città a misura d’uomo, dove la qualità della vita è altissima e c’è una grande tranquillità. Milano è dinamica e si vive una grande frenesia, veniamo contagiati molto in maniera positiva e ci accorgiamo che il tempo non basta mai. Minotti, Patio di GamFratesi, photo courtesy Cosa rappresenta il Salone? È un momento fondamentale, un appuntamento che non può mancare anche per chi, come noi, vive all’estero. È l’occasione per mostrare i progetti su cui lavoriamo tutto l’anno. Ci fa piacere presentare le novità, è un appuntamento sia di presentazione sia di socialità. Sveliamo qualcosa? Sicuramente la collaborazione con Minotti, azienda con cui lavoriamo già da 4 anni, anche con Poltrona Frau stiamo lavorando a nuovi progetti. Poi alla Triennale con una nuova azienda giapponese lanceremo due sedute di alto artigianato: le prime due collezioni sono disegnate da noi, le altre dai fratelli Bouroullec, completamente in legno. Diverse aziende e diversi prodotti. Ogni azienda ha le sue qualità e caratteristiche, con Minotti si lavora sull’imbottito, con un incrocio fra outdoor e indoor. In questo caso si tratta di fusione, si sono riuniti gli spazi senza una divisione netta, ma si sono persi i confini fra spazi esterni ed interni. Il progetto viene affrontato parallelamente nella diversificazione dei materiali, ma la collezione viene divisa. Quindi anche quest’anno alcuni elementi dell’anno precedente vengono spostati per l’outdoor. Per Poltrona Frau il tema è la pelle, l’artigianalità, una finitura tipica della pelletteria, poi lanceremo parallelamente un tavolo e una sedia, lavorando la pelle come second skin. Per la nuova azienda giapponese cosa presenterete? Si vuole lavorare insieme ad artigiani tipici che creano alcuni modelli famosi in Giappone come lo sgabello di Sori Yanagi o come alcune delle factory che usano il legno massello. Quest’azienda intende prendere l’anima giapponese e darle internazionalità, per questo hanno invitato due designer per affrontare il tema del legno in modo diverso ma con tecniche tradizionali. Gebrüder Thonet Vienna, Targa di GamFratesi. Glasshouse cafe Manila. Photo courtesy Quanta energia c’è per il Salone? In questi due anni di pandemia, abbiamo fatto tanti lanci al di fuori di una data, di una fiera e di un momento che delimitasse un punto di incontro. Poi però alla fine, nonostante i lanci, è stato importante ritrovarsi fisicamente, era fondamentale mandare questo messaggio. Il Salone rimane comunque un momento in cui è bello rivedere il prodotto, nonostante la nuova frontiera del digitale. Anche in una situazione di normalità, è necessario mantenere questi due elementi, quello reale e virtuale, nessuno è da escludere. Come è cambiato il vostro modo di abitare? Per noi lavorare a casa o in studio è sempre stato spontaneo. Abbiamo il nostro spazio, non c’è mai stata una chiusura o un confine. Durante il lockdown, abbiamo visto che in tanti hanno cambiato totalmente il loro modo di vivere, molti hanno trovato benefici, abbiamo visto dirottare persone che erano abituate a lavorare in ufficio a casa, questo ha fatto sì che gli spazi domestici siano diventati più familiari. Il tavolo non è solo funzionale alla cena, ma diventa uno strumento da lavoro. Quanto è cambiato il vostro modo di progettare, invece? Non molto, perché la casa per noi resta espressione di valori e funzioni. È interessante notare come le persone abbiano accettato questo nuovo modo di abitare: è vero che l’essere umano è abituato a cambiare, ma non bisogna dimenticare che adattarsi non è una scusa. È importante mantenere rapporti, uscire di casa, incontrarsi e lavorare. Andremo incontro a una terza fase che sarà una fusione, quindi riunioni in digitale, spazi aperti e common spaces. Ci sarà contaminazione tra luoghi dove mangiare, lavorare e stare con la famiglia. Stiamo progettando un albergo in Polonia, che verrà inaugurato a metà del 2024 e stiamo immaginando spazi non solo per gli ospiti ma anche per i locali, dove incontrarsi in una contaminazione, tra spazi pubblici e di lavoro. Minotti, Lido di GamFratesi, photo courtesy Minotti, Fynn di GamFratesi, photo courtesy Minotti, Angie Chair di GamFratesi, photo courtesy Minotti, Shelley di GamFratesi, photo courtesy Gebrüder Thonet Vienna, Targa Lounge Chair di GamFratesi. Photo courtesy Porro, Romby di GamFratesi, photo courtesy GamFratesi working in their studio, photo courtesy 22 marzo 2022 Share