La ripubblicazione di FMR, l’ultimo sogno di Franco Maria Ricci
Rinasce “la perla nera”, icona di stile e raffinatezza. Anima di questa impresa Laura Casalis, complice e compagna di vita dell’affascinante editore. A tu per tu con i suoi ricordi e programmi futuri.
Lo aveva conosciuto agli inizi degli anni ‘70 anni, casualmente, e in seguito rincontrato tra un viaggio a Parigi e l’altro, dove lei andava per impegni di lavoro e lui, Franco Maria Ricci, per seguire la sua neonata galleria. Gli è stata, poi, accanto per tutta la vita, fino alla morte avvenuta nel 2020, condividendo il suo ricchissimo iter editoriale e la sua estrema passione per il bello, inscindibili fra loro e confluiti, tra gli incredibili progetti, in quella che è stata definita la “rivista più bella del mondo”: FMR. Pubblicata a partire dal 1982 per più di vent’anni, in quattro edizioni e lingue diverse, ma stampata in Italia per poter trasmettere in prima persona, spiegava Ricci, tutte le sfumature di pensiero e sensibilità, tenendo stretto il controllo sul processo di produzione. E che tra America e Europa contava 100mila abbonati. Per il lancio del numero zero vennero spedite negli Stati Uniti otto milioni di copie su jumbo Alitalia, che andarono regalate al gotha culturale e finanziario americano e allegate all’inserto domenicale dei grandi quotidiani, come il New York Times, il Washington Post, ecc. Un’impresa unica, con un pizzico di follia, ma rivelatrice dell’infinita passione per la bellezza, la qualità e, perché no, di una vera genialità nel marketing. Lui, ancorché geologo, aveva capito, andando in Turchia a cercare il petrolio, che ciò che lo appassionava in realtà era altro, per esempio la magica tomba di Antioco I che gli rivelò quello che poi divenne il suo mantra: le cose belle vanno cercate e tenute da conto. “La bellezza è sempre stata un mestiere per me, è il mio modo di guardare le cose e interpretarle. È la mia vita” aveva dichiarato. Far rinascere la rivista, dopo che nel 2003 aveva ceduto il marchio editoriale per inseguire un altro sogno – costruire il labirinto più grande del mondo – tornò, negli anni recenti, ad essere un progetto che Franco Maria Ricci, insieme a Laura, sua compagna di vita e di lavoro, coltivava con ossessione. Il rientro a casa del marchio FMR avvenne nel 2020, purtroppo pochi mesi dopo la scomparsa del suo creatore. Così, accanto al Labirinto della Masone con annessa collezione d’arte, a Fontanellato nei pressi di Parma, ora, a ogni cambio di stagione e grazie alla volontà di Laura Casalis uscirà un nuovo numero dell’iconica rivista, fiore all’occhiello dell’editoria d’arte, unica per il colore ebano delle sue pagine, amata da Federico Fellini come “la perla nera”. E continueranno a vedere la luce anche nuovi libri, a perpetuare l’editoria di qualità e di eleganza made in Italy.
In concomitanza con il lancio della rivista segnaliamo la mostra “Franco Maria Ricci: i segni dell’uomo” a Palazzo Pigorini di Parma, fino al 30 gennaio 2022.
Casualità ma anche intenzione. Ero certa, anche prima di conoscere la consistenza dell’impatto che la pandemia avrebbe avuto su tutti noi e le nostre abitudini, che si stesse avvicinando il momento storico in cui, tempestati come siamo da immagini che ci arrivano da ogni dove, soprattutto dalle pagine web e dai molteplici schermi che abbiamo sotto gli occhi quotidianamente, una rivista come FMR sarebbe stata vista come un’oasi di pace, di ordine, di bellezza, di temi poco conosciuti – quando non vere e proprie scoperte – presentati con cura, con eleganza (ce n’è così bisogno…) e con rigore culturale.
È un bel mix, però non dimentichiamo che io ho partecipato alla nascita e all’intera vita della prima stagione di FMR, per me è un ritorno a un’attività molto familiare. E il fatto che Franco ci tenesse tanto e fosse convinto che fosse il momento giusto, mi fa ben sperare sulla scelta temporale. Lui non sbagliava mai!
Beh, un pizzico di narcisismo non gli mancava di certo. La rivista fu un progetto che si materializzò velocemente, appena cominciò a rendersi conto di quanti argomenti curiosi e interessanti gli capitavano sott’occhio o per le mani, sui quali era difficile imbastire un intero volume; gli scattò l’idea della rivista d’arte, si entusiasmò, e divenne subito un progetto totalizzante per lui, per me, per tutta la casa editrice. Fu, inaspettatamente, una corsa quasi priva di ostacoli, una sorta di fiume in piena, le assicuro che anche di adrenalina ne scorreva un bel po’. La scelta del nome venne naturale… per i motivi che dico all’inizio, e poi suonava così bene, soprattutto in francese!
I contrasti non lo spaventavano, anzi li ha sempre coltivati. Il suo fu un progetto originale, diverso da quello di qualsiasi altra rivista d’arte. La bellezza e il modo di mostrarla erano il filo conduttore; la rivista doveva essere, e fu, totalmente atemporale, mai legata all’attualità se non, eventualmente, per commentare le mostre che gli fossero piaciute o un restauro ben fatto. Sì, sono convinta che dare strumenti per apprezzare l’arte e la bellezza, soprattutto quella meno evidente e riconoscibile, fosse uno dei compiti di FMR; offrire una gioia per l’occhio e per lo spirito continua a essere il nostro obiettivo.
Ricci stesso si distingueva per alcuni tratti molto caratteristici: negli anni Settanta girava intabarrato di nero e con un fiore di plastica rosso all’occhiello – oggetto, questo, da cui non si separò mai più –, e anche editorialmente parlando, restò fedele al suo “look” tutta la vita, sfacciatamente di lusso i suoi primi volumi in seta e oro e carta pregiata che iniziò a pubblicare quando andava di moda la dimessa brossura e l’arte povera. E, poi, senza ripensamenti, sempre e solo i caratteri disegnati da Bodoni e il rigore visivo richiesto da un concetto neoclassico di eleganza. Ricci ha sempre curato maniacalmente la forma ma non solo, i suoi autori erano Calvino, Eco, Barthes, Borges, Cortázar, Arbasino… che scrivevano su richiesta e su temi da lui scelti: i contenuti delle edizioni Franco Maria Ricci, e non solo la veste grafica, sono straordinari. La rivista FMR, nella sua seconda stagione, non farà eccezione: riconoscibilissima non solo dal logo e dalla copertina, che restano quelli, ma dal voler proseguire rigorosamente il credo di Ricci: mostrare l’arte con dovizia, dare nuovi punti di vista, educare lo sguardo a vedere e a godere di quello che vede. Un restyling c’è, ma è molto lieve; fondamentalmente rimane lei, ne sono certa: la rivista più bella del mondo!
Complici, tutta la vita, e anche discordi, a volte; sane polemiche nascevano con una certa frequenza, ma tant’è, aveva sempre ragione lui!
Fare decine di migliaia di abbonamenti alla rivista. E poi tanti altri, certo non quello di andare in pensione!