Mercati La sostenibilità comincia dal legno Testo di Cristina Kiran Piotti Aggiungi ai preferiti Photo courtesy Riva 1920 Le incertezze della pandemia non fermano la transizione ecologica già avviata dal comparto dell’arredamento. Dal riciclo ad un nuovo ruolo dei designer, ecco qualche esempio virtuoso. “L’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia ha sicuramente contribuito ad accelerare i percorsi di transizione “ecologica” recentemente avviati dalle imprese del comparto dell’arredamento” riflettono il professor Mauro Ceconello e Carlo Proserpio, del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano. “Come testimoniano alcuni dati forniti da un’azienda che si occupa principalmente di legname da costruzione che ci dicono che rispetto a inizio 2020 le tavole di sono aumentate del 50%, il rovere ha visto aumenti dal 40 al 70%”. A questo s’è aggiunto un incremento dei costi di energia e trasporti. “Ma per le industrie dell'arredamento le ripercussioni ci sono tuttavia sono meno marcate, in quanto sul prodotto finito incidono anche altri aspetti, come i costi di manodopera”. Le incertezze, spiegano, riguardano piuttosto i cambi repentini dei costi delle materie prime, e la loro carenza, oltre che l’aumento dei costi dei noli. Come anticipato, tuttavia, sono proprio i fattori che stanno accelerando la svolta sostenibile: “Abbiamo riscontrato una maggior attenzione produttiva nella gestione delle risorse su due fronti, l’ottimizzazione nell’uso delle materie prime e l’efficientamento energetico”. Nonostante le incertezze infatti, le pratiche virtuose sono aumentate: “Recenti sondaggi ci dicono che quasi 1 italiano su 2 è disposto a pagare di più per prodotti che hanno realmente un minore impatto ambientale”. In particolare, spiegano gli esperti, oggi le aziende puntano sull’utilizzo di legno certificato, l’utilizzo di materiale riciclato, trattamenti e finiture a basso impatto, riparabilità e disassemblabilità funzionali anche all’estensione della vita dei prodotti. Obiettivi condivisi anche nel Decalogo sulla sostenibilità stilato da FederlegnoArredo volto a mettere a sistema i tanti comportamenti virtuosi di cui la filiera del legno-arredo è già espressione. CAMBIO, lavorazione del legno in Val di Fiemme, photo courtesy Studio Formafantasma Riva 1920 lavora proprio in questa direzione: costruire mobili in legno massello che sfidino il tempo e rispettino la natura, ricorda il ceo dell’azienda, Maurizio Riva: “Portiamo avanti una produzione a basso impatto ambientale lavorando tutti legni di recupero o di riforestazione americana, usando collanti vinilici e finiture ad olio e cera vegetale, garanzia di un prodotto completamente naturale. Produciamo ancora l’arredo in modo tradizionale e senza formaldeide”. Per quanto riguarda la filiera, “oltre all’impiego dei legni di riforestazione, trattiamo anche legni di recupero come le Briccole di Venezia, i pali che tracciano la laguna, cui doniamo una terza vita. Ancora il Kauri, legno millenario della Nuova Zelanda, e il cedro profumato del Libano proveniente da alberi caduti o recuperati: lo trasformiamo in sgabelli oppure panche in massello”. Guardare al futuro per Riva significa anche ragionare sulla vita del prodotto: “Noi produciamo per tramandare. Più è lunga la vita di un prodotto minore è il suo impatto ambientale”. Concorda Orhan Niksic, ceo e cofondatore di Zanat, per il quale un aspetto fondamentale, quando si parla dell’impegno alla sostenibilità della sua azienda, “è la longevità del prodotto. L'impegno a realizzare prodotti che durino una vita”. L’azienda bosniaca ha 103 anni di storia: “Abbiamo sempre utilizzato alberi da frutteto giunti al termine del loro ciclo vite, e se il legno proveniva da foreste, è sempre stato sempre reperito legalmente e in piccole quantità”. Dallo scorso anno, Zanat si impegna inoltre a piantare tre nuovi alberi per ogni albero utilizzato per realizzare un mobile Zanat e ha completato la certificazione Forest Stewardship Council. Per il 2022, l’azienda sta lavorando per garantire che l’energia utilizzata provenga da fonti rinnovabili: “Non abbiamo altra scelta che adottare pratiche sostenibili in diversi settori, se vogliamo evitare una catastrofe”. photo courtesy Zanat Accanto al ruolo delle aziende, imperativo è l’apporto dei designer, spiegano dal Politecnico di Milano Ceconello e Proserpio, sottolineano l’importanza del design del prodotto: “È infatti in questa fase che si determina fino all’80% degli impatti ambientali che avrà un prodotto nel suo ciclo di vita”. La mostra itinerante CAMBIO del duo di designer italiani Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin), concepita nella sua prima versione alla Serpentine Gallery di Londra, inquadra la questione: “Per quanto riguarda l’industria del mobile, di fronte a noi si pongono sfide complesse. Dovremmo ricordare che per lo sviluppo ecologico, ogni azienda dovrebbe sviluppare le proprie strategie ecologiche, a seconda di dove produce, che tipo di prodotti fa, dove li distribuisce e così via”. Le criticità non mancano, sottolinea Farresin, a partire dalla catena di custodia, meccanismo che prevede la tracciabilità dei materiali provenienti da foreste certificate FSC: “Naturalmente il legno è considerato materiale sostenibile, tuttavia penso che ci debba essere una maggiore consapevolezza rispetto a dove proviene il materiale, e su come la scelta di un materiale rispetto ad un altro possa avere un impatto sull'ecosistema” spiega. Ad aprile i Formafantasma saranno alla Biennale di Venezia, coinvolti nell’allestimento della mostra Il latte dei sogni a cura di Cecilia Alemani, mentre a giugno Cambio arriverà in una nuova versione a Helsinki, in collaborazione con Artek: “Questa mostra rappresenta per noi un modo per evidenziare come potremmo operare maggiormente a livello di research developer per lo sviluppo ecologico, invece che solo a livello di sviluppo prodotto o design di un prodotto. Un tentativo di essere più olistici nell’approccio”. Al ruolo del designer nell’ampia discussione su sostenibilità e legno guarda anche Superlocal 0 miles production ideato da Andrea de Chirico: “È un sistema globale che mette in questione la possibilità di produrre oggetti di uso quotidiano su scala locale” riassume. Ad oggi il progetto conta 17 oggetti diversi prodotti in 7 città d’Europa e una numerosa serie di attività parallele. Che si tratti di creare un tavolo o un ventilatore, ad essere coinvolti sono maestranze e materiali di un quartiere: “Ogni oggetto prodotto viene inteso come una finestra su tutta una serie di conoscenze legate ai luoghi, ai materiali, alle persone e alle tecniche produttive, che incontrato il pubblico tramite una serie di attività didattiche che organizziamo parallelamente alle produzioni, ad esempio tour di produzione, workshops e conferenze. Crediamo infatti che conoscere la storia, anche produttiva, degli oggetti che utilizziamo tutti i giorni, porti a un consumo più consapevole”. KAURI CUBE design C.R. & S., photo courtesy Riva 1920 photo courtesy Zanat CAMBIO, photo by George Darrell, courtesy Studio Formafantasma photo courtesy Andrea De Chirico Sleek table (design Karim Rashid) and Kau chairs (design Claudio Bellini), photo courtesy Riva 1920 photo courtesy Zanat photo courtesy Zanat photo courtesy Zanat Venice (design Claudio Bellini), photo courtesy Riva 1920 Rialto Modulo 4 (design Giuliano Cappelletti), photo courtesy Riva 1920