Salone Selection La vita e la storia di Giulio Castelli, imprenditore visionario Testo di Patrizia Malfatti Aggiungi ai preferiti Una visione: la plastica - Ph. Credit Simona Pesarini Un omaggio a uno dei pionieri del design italiano, che ha rivoluzionato il mondo dell’arredo e della cultura dell’abitare domestico con le sue materie plastiche. Nel 1956 è stato tra i nove fondatori dell’Associazione per il Design Industriale e suo primo presidente. Oggi, il nuovo museo creato dalla stessa ADI, inaugurato pochi mesi fa, gli dedica, fino al 31 ottobre, la retrospettiva Giulio Castelli. La cultura imprenditoriale del Sistema Design per celebrarne il centenario della nascita. Ritratto di Giulio Castelli, Milano, 1983 - Ph. Credit Chris Moyse La mostra, a cura di Federica Sala e con il progetto di allestimento di Carlo Forcolini, è un viaggio cronologico in 15 capitoli tematici nella vita privata e professionale, strettamente intrecciate fra loro, di questo illuminato imprenditore (1920-2006) che ha contribuito alla paternità del design italiano e ha dato un contorno preciso alla figura del designer. Fin dall’inizio della sua carriera si è battuto per l’affermazione del buon disegno nella produzione collaborando con i migliori architetti del suo tempo: da Gino Colombini ad Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Joe Colombo, Marco Zanuso, Gae Aulenti, Richard Sapper, Giotto Stoppino e Ignazio Gardella. E combinando impresa e cultura, binomio presente nel suo DNA familiare – padre incisore, zio imprenditore dell’acciaio, nonno professore di disegno all’Accademia di Brera, zia creatrice di gioielli – e in quello della famiglia acquisita – la moglie, Anna Castelli Ferrieri, unica donna a laurearsi in architettura al Politecnico di Milano nel suo stesso anno, e il suocero fondatore di una rivista e di un circolo letterari. Lampada da tavolo KD28 design Joe Colombo, 1967-81, metacrilato e resina ABS, Archivio Kartell Museo Ph. Credit Kartell Museum Archive Giulio Castelli con Giò Ponti, Marco Zanuso, Albe Stainer all’ADI nel 1956. Archivio Kartell Museo Ph. Credit Kartell Museum Archive Stabilimento Kartell, anni’70, Archivio Kartell Museo - Ph. Credit Valerio Castelli Laureatosi in Ingegneria Industriale Chimica al Politecnico di Milano nel 1943 con il Premio Nobel Giulio Natta, nel 1949 fonda la Kartell, azienda che rivoluziona il mondo dell’arredo proponendo oggetti con caratteristiche inedite legate alla ricerca tecnologica e rivolte all’economia del materiale e all’efficienza del processo produttivo. Nascono così i primi arredi in materie plastiche. La plastica era allora sinonimo di futuro e, soprattutto, una sua passione, avendo fin da ragazzo collezionato oggetti in bachelite. “La più grande intuizione di Giulio Castelli” scrive la curatrice “fu quella di non aver mai cercato di far sembrare la plastica qualcos’altro, di averla presentata sempre con tutta la dignità e il rispetto che merita”. Al pari del vetro, del legno, del metallo. La sua visione imprenditoriale ha sempre difeso, commenta Federica Sala, “l’importanza di una produzione industriale democratica, l’importanza di rispondere a un bisogno della società, di denunciare ogni reazionaria opposizione alla tecnologia e al futuro”. Non a caso il primo prodotto Kartell è il portasci K101 in Nastrocord e gommapiuma, nato per rispondere all’esigenza sua e dei tre amici con cui andava in montagna, di dove mettere gli sci. Il risultato furono i 50.000 i pezzi venduti in un solo anno in Europa. Pluripremiato, Castelli riceve il Premio speciale per i 50 anni del Compasso d’Oro ADI e l’Ambrogino d’Oro, nel 2004, e, parimente, la sua azienda ottiene il suo primo Compasso d’Oro per il secchio tondo con coperchio in polietilene di Gino Colombini e la seggiolina sovrapponibile per bambini di Marco Zanuso e Richard Sapper, primo oggetto di arredo Kartell nonché prima sedia al mondo in materiale plastico. Nel 1979 l’azienda riceve invece il Compasso d’Oro per “la politica aziendale basata sulla coerenza della progettazione dei suoi prodotti e su una costante ricerca ed immagine evolutiva”. Elementi Componibili Tondi, design Anna Castelli Ferrieri, 1964-69, Archivio Kartell Museo Ph. Credit Courtesy Kartell Museo Portacenere da tavolo 4637, design Anna Castelli Ferrieri, 1979-1996, melammina, Archivio Kartell Museo Ph. Credit Centrokappa, Courtesy Kartell Museo Sgabello Alto della serie Sgabelli, design Anna Castelli Ferrieri, 1979-98, polipropilene, poliuretano, ferro, poliammide, Archivio Kartell Museo Ph. Credit Centrokappa, Courtesy Kartell Museo Sedia Universale 4867, design Joe Colombo, 1967-2012, Archivio Kartell Museum Ph. Credit Santi Caleca, Courtesy Kartell Museo Seggiolina K 4999, design Marco Zanuso e Richard Sapper, 1964, Archivio Kartell Museo Ph. Credit Santi Caleca, Courtesy Kartell Museo La sua visione imprenditoriale e le sue grandi doti di comunicatore lo fecero dialogare con le maggiori istituzioni, come il Salone del Mobile, le prime scuole di categoria, i musei e gli altri imprenditori. Diceva: “Da tempo il nostro lavoro si muove tra due elementi di riferimento predominanti. Se volessimo tradurli in uno slogan, questo potrebbe esprimersi in “Innovazione e Comunicazione’. Credendo nella funzione di un’industria che offra prodotti per l’abitare umano, è certo che da questi due elementi non si può prescindere”. Una grande e lunga avventura, veri e meravigliosi Castelli di plastica. Giulio Castelli. La cultura imprenditoriale del Sistema Design ADI Design Museum Fino al 31 ottobre Piazza Compasso d’Oro 1 - Milano https://www.adidesignmuseum.org/ Catalogo Electa