Storie L’abitare secondo Giulia Molteni: le idee, i progetti, la casa Testo di Francesca Esposito Aggiungi ai preferiti L’ossessione per la qualità, il design come fattore competitivo e il fiuto per il domani. “In Molteni abbiamo tutto." “Oggi gli spazi sono versatili, multifunzionali. La casa è un nido che protegge, instaura un dialogo fluido con l’ambiente eclettico e cosmopolita”. Precisa, scrupolosa, snocciola dati, visioni e prodotti nell’era post Covid: Giulia Molteni, Head of Marketing and Communication di Molteni Group, racconta il senso dell’abitare secondo l’azienda nata in Brianza nel ’34. “In Molteni c’è di tutto, abbiamo da una parte Gio Ponti, dall’altra Vincent Van Duysen”. E neanche un’ossessione? Se c’è, è quella per la qualità fin dai tempi di mio nonno. L’emergenza non ha modificato i bisogni dei nostri consumatori, la necessità della nostra offerta è sicuramente quella di saper leggere l’evoluzione di scenario del domani, cambiare l’esperienza di vita ma senza modificare i valori fondanti dell’azienda e del suo DNA. Una casa che sia eclettica ma anche contemporanea e funzionale al vivere moderno. Come sta Molteni? Arriviamo da un anno particolarmente difficile, che ha impattato su tutta la nostra struttura, come l’interruzione improvvisa della produzione. Questo ci ha portato un grande stimolo al cambiamento, nell’organizzazione aziendale, nel budget, nella pianificazione finanziaria e nel marketing. Come è andato il 2020? Abbastanza bene, - 8% sull’anno precedente e una redditività in crescita. Un 2020 intenso che alla fine ci ha premiato. Anche grazie all’accelerazione del processo di digitalizzazione che ha supportato le vendite. Come Molteni@Home, servizio nato a marzo con l’inizio della pandemia, con lo scopo di mettere in contatto i punti vendita con i clienti a casa. Lo stimolo è arrivato dai mercati americani e dalle nostre filiali USA che sono avanti sul digitale, dal momento che anche il consumatore è più giovane. Abbiamo messo a un punto anche un progetto che prevedeva l’invio a casa di campioni di tessuto. Queste azioni nascono dalla convinzione che in un momento come questo si debba stare vicini ai propri consumatori elevando il livello di servizio offerto. Il digitale in questo senso si è rivelato fondamentale, abbiamo anche lanciato una piattaforma e-commerce dedicata al mercato americano, e la Molteni Experience, uno show room virtuale e immersivo, il primo a offrire un’esperienza di alto livello ai visitatori e che, in mancanza del Salone del Mobile, ci ha permesso di mostrare al mondo la nuova collezione. Non tutti i mali vengono per nuocere. Il cambiamento sicuramente era in atto da prima, ma ha subito un’accelerazione, abbiamo aumentato la quota di export in quasi tutti i paesi, Stati Uniti, Asia, Gran Bretagna, diciamo in tutti i mercati più evoluti dove il digitale ci ha supportato meglio. C’è anche l’altro lato della medaglia: il canale contract ha subito un rallentamento, alcuni progetti sono scalati dal 2020 al 2021. Abbiamo voluto essere comunque vicino ai nostri dipendenti incrementando il premio annuale di produzione del 20%. Abbiamo garantito lo smart working, anticipato la cassa integrazione e assunto 50 persone di cui il 50% donne, facendo grandi passi in avanti anche dal punto di vista della diversity Suggestioni e nuovi prodotti per lo smart-working? Con UniFor, abbiamo lanciato Touch Down Unit, progettato da Studio Klass, la prima work station nomade che viaggia dall’ufficio alla casa e che deriva dalla capacità di sapersi riorganizzare in modo veloce. In poche settimane siamo riusciti a raggiungere traguardi che fino a poco tempo fa sarebbero stati irraggiungibili. A volte l’emergenza ti obbliga ad oltrepassare i tuoi “limiti”. Qual è stato il punto di forza dell’azienda? Rispondere bene ai momenti di crisi. Ci era già successo nel 2008 con la caduta delle Lehman Brothers, anche se in maniera meno impattante rispetto alla pandemia. Credo che ci sia una caratteristica particolare di noi italiani che sotto stress ci sappiamo reinventare: tra 2020 e 2021 abbiamo aperto otto Flagship Store, 18 shopping shop, 15 aree dedicate in negozi multimarca, abbiamo avviato la nostra presenza in città chiave come Parigi, Barcellona, Casablanca, Nuova Delhi, e sono previste nuove aperture a Colonia e Berlino, Vienna, Salisburgo. Negli Stati Uniti apriremo a Dallas e San Francisco, mentre in Italia a Roma e Napoli. Certo, lo scenario è incerto, ma ci siamo abituati. Lehman Brothers vs crisi pandemica. Ci dobbiamo aspettare un boom come successe dopo la guerra? È troppo presto per parlare di revenge, siamo ancora in mezzo al guado. La situazione è incerta, di sicuro la casa ha avuto il suo momento di gloria. Abbiamo vissuto confinati rispetto alle nostre vite frenetiche e ai nostri viaggi per il mondo, abbiamo abitato in una dimensione di necessità. Qual è stata la vostra idea principale? Arredi nomadi in cucina. La cucina è diventata uno spazio conviviale che riunisce la famiglia ma in un momento di emergenza diventa uno spazio di studio e di lavoro. Ad esempio, abbiamo lanciato XY di Francesco Meda che si adatta a ogni nostra cucina, permette gli accessi USB e diventa anche un piano di lavoro. Grazie all’adattamento della strategia di prodotto possiamo dire che abbiamo dato delle risposte a bisogni comuni. Dopo un anno difficile per musei e mostre, al Maxxi di Roma fino al 30 novembre è aperto il percorso espositivo ‘Aldo Rossi: l’architetto e la città’, a cura di Alberto Ferlenga, anche con vostri prodotti. Che tipo era Aldo Rossi? Era un grande amico di mio nonno e di mio padre, in archivio abbiamo dei bellissimi disegni che sembrano quadri. Era un architetto ma anche un filosofo, un grande maestro che ci ha fornito una lezione di vita sul progetto, un grande portatore di suggestioni e idee. Lamentatio perenne quella delle idee. Siamo davvero così a corto? Le idee che scaturiscono in progetti sono il nodo centrale delle nostre aziende, dove il design è il fattore competitivo. La mente degli architetti è molto aperta al mondo, dal dialogo nascono le idee migliori, il design è nato dall’incontro tra industria e architetti. Ad aprile, abbiamo lanciato la poltrona Round, in pre-ordine presso i flagship store e i nostri e-commerce, disegnata da Gio Ponti nei primi anni ’50, che rappresenta proprio questo: moderna con forme spaziali che la rendono quasi troppo avanti per l’epoca, veniva chiamata ‘Otto pezzi’ per via del disassemblaggio avanguardistico, se si pensa in termini di sostenibilità. A settembre ci sarà il “supersalone”. Contenti? Mio nonno è stato tra i 13 fondatori del Salone e abbiamo una particolare affezione a questa manifestazione. Speriamo a settembre ci sia grande successo, per festeggiare il ritorno alla normalità. A chi affidare il testimone di questa intervista, per proseguire la chiacchierata? Vincent Van Duysen, architetto belga di fama internazionale. Per Molteni&C ha progettato il sistema di armadi Gliss Master e il letto Ribbon. 8 luglio 2021 Share