Storie L’AD Matteo Galimberti fa il bilancio di Flexform. E parla di nostalgia per il Salone Testo di Francesca Esposito Aggiungi ai preferiti Le novità in collezione, la svolta digitale, un'idea inedita di casa e 160 dipendenti che rappresentano la vera forza dell’azienda. A cui il Salone del Mobile.Milano manca moltissimo. “Abbiamo trovato una soluzione a tutto, abbiamo sostituito le riunioni ai meeting online, le conferenze stampa alle presentazioni digitali” spiega Matteo Galimberti, amministratore delegato di Flexform, l’azienda brianzola made in Meda nata nel 1959. “Ma quel rapporto lì, quello che si viene a creare con le persone, è unico, raro e quasi impossibile da ritrovare senza il Salone del Mobile”. Divano Gregory e poltrona Gatsby Come sta Flexform? Nonostante tutto? Stiamo bene. All’inizio, con i negozi chiusi, ci siamo spaventati per la situazione. Poi da fine maggio abbiamo ricominciato il solito tran tran. Il 2020 è stato un anno positivo, abbiamo potuto recuperare quello che abbiamo perso nei due mesi iniziali. Il mercato ha risposto molto bene. Ma, appunto, ciò che ci ha sicuramente penalizzato come azienda e come settore è stata la mancanza del Salone del Mobile.Milano. È un richiamo molto importante a livello mondiale, sicuramente è un incontro che non si può mancare, fondamentale per le nostre aziende. Cosa del Salone vi ha fatto sentire più nostalgia? Ci è mancato lo spirito, gli incontri, i rapporti interpersonali, i momenti di progettazione. Il Salone ingloba tutto, dai legami con gli architetti a quelli con i clienti. È la fiera più importante al mondo perché permette alle aziende di movimentare il mercato, creando rapporti in modo diretto con dealer o developer. Ci sono scaramanzie ogni anno? È difficile dirlo, non c’è qualcosa che ogni anno ci porta fortuna. Però, come Flexform, cerchiamo di proporre nel miglior modo possibile quello che il Salone ci propone e, quindi, di metterlo in pratica. Siamo sempre un po’ tesi, perché quando si va a presentare una nuova collezione, una nuova immagine c’è sempre un punto di domanda. Aldilà dell’azienda stessa che può più o meno piacere, bisogna capire se il mercato la recepisce nello stesso modo in cui la presentiamo e la valutiamo. Si tratta di avere un progetto, di metterlo a terra e di spingerlo. Divano Vulcano e poltrone Ortigia C’è un momento particolare da preferire? C’è la fase del pre-Salone, i sei mesi precedenti: sono quelli più importanti, si trova la presentazione del prodotto, il dettaglio, il materiale, il particolare, sono momenti per poter portare a terra un determinato progetto. Ma c’è un piccolo paradosso. Quale? I giorni del Salone sono i più rilassanti. Tutto quello che è stato fatto è stato fatto, è il momento dove si raccoglie il risultato, si torna e si fa la tara. Si capisce se il prodotto è piaciuto, si fanno i resoconti. E come è andata ultimamente? Negli ultimi cinque anni abbiamo avuto riscontri molto positivi. Inizialmente l’azienda doveva posizionarsi a livello mondiale, poi arriva la fase del consolidamento in cui viene confermata la qualità. Poltrone Gatsby C’è almeno un aspetto positivo del non aver vissuto il Salone: siete riusciti a implementare il digitale. Avevamo già investito nel settore. Ci è servito per superare uno dei tanti momenti di difficoltà anche a livello di comunicazione, di incontri e presentazioni. I risultati sono arrivati anche per quello. Avevamo strumenti avanzati e li abbiamo usati. Rimanere chiusi in casa ha rimesso al centro l’abitazione. L’ambiente domestico è tornato a essere il primo punto di riferimento per tutte le famiglie. Prima, forse, era considerata un po’ come un albergo, una sorta di dormitorio: la mattina si usciva e la sera si rientrava, si stava poco e si andava a dormire. Poi cosa è cambiato? Con la pandemia, la casa è diventata un luogo dove proteggersi. Questo ha cambiato il mondo, il metodo di ragionare, se prima la priorità era quella di uscire, viaggiare, andar fuori a cena e godersi la vita, ora è l’opposto. La casa è diventata il luogo dove vivere, mangiare, lavorare. Sono cambiate le esigenze, ed è cambiato anche l’utilizzo che se ne fa. Questo ha mosso il mercato di conseguenza. La casa secondo Flexform? È un rifugio dove ogni famiglia si sente bene, a suo agio, è il luogo dove si comunica, si vive, si lavora. Sgabelli First Steps Come siete stati in grado di raccogliere la sfida di una pandemia? Non lo nego, all’inizio è stata una sberla in faccia, come molti. Ma non ci siamo arresi, non ci siamo fermati, siamo andati avanti sul nostro progetto aziendale. Abbiamo visto l’emergenza come un cambiamento totale. Credo che prima dell’arrivo del Covid le cose comunque non funzionassero, il sistema aveva già delineato alcune mancanze e lacune. Abbiamo tirato fuori da questi momenti le cose buone. Abbiamo portato avanti l’azienda con grande serenità, e non abbiamo mai smesso di crederci. Il risultato è sicuramente ottimo. Altri aspetti positivi? Abbiamo cambiato anche il nostro modo di lavorare. Non è necessario prendere dieci aerei in tre giorni per andare in Cina, il risultato arriva lo stesso anche con una conference call fatta bene. Lettino Atlante C’è qualcosa che vi ha rincuorato come azienda, che per voi ha rappresentato un punto di forza? Sicuramente il rapporto con i nostri dipendenti, prima della pandemia c’era un rapporto monotematico basato solo sul lavoro. Abbiamo riscoperto l’importanza del parlare con loro, questo ha rafforzato un legame e ci ha fatto capire che dietro la proprietà ci sono persone che hanno rispetto per quello che facciamo e sono, al 110% parte dell’azienda. Questo prima non veniva considerato, o meglio era sottinteso e non detto. Adesso ci siamo accorti che abbiamo una squadra forte alle spalle. Non abbiamo dipendenti, ma soci. I 160 dipendenti di Flexform confermerebbero? Penso proprio di sì: è stato un momento di grande collaborazione che ci ha uniti. Fra welfare aziendale, congedi parentali, bambini in Dad, turni in smart working e massima flessibilità. Any Day Prossimo Salone? Presenteremo collezioni nuove, innegabile. Abbiamo nuove collaborazioni, continuiamo a lavorare con Christophe Pillet, architetto francese, e alcuni nuovi designer con cui ci stiamo rapportando. Non abbiamo la fretta di collaborare immediatamente o presentarli subito, ma ci lavoriamo step by step. Sempre con noi, poi, c’è l’architetto Citterio che traina la presentazione della nostra azienda a livello di immagine e stand. Siete pronti per settembre? Anche se la formula espositiva si discosta molto da quella alla quale eravamo abituati, pensiamo sia comunque una buona opportunità ed un’occasione di visibilità per le aziende. Ci auguriamo vivamente che il “supersalone” possa richiamare e accogliere visitatori in gran numero, in particolar modo ora che il crescente numero di persone vaccinate consente di pensare nuovamente a ripristinare viaggi a livello internazionale. 27 luglio 2021 Share