L’intervista a Lani Adeoye, vincitrice del SaloneSatellite Award
Fondatrice dello Studio Lani, la designer di origini nigeriano canadesi si racconta: dalla decisione di diventare designer fino al significato personale di questa disciplina, spiegato attraverso la nuova collezione Ekaabo
Tra gli stand del SaloneSatellite di quest'anno non poteva non essere notato quello di Studio Lani, fondato da Lani Adeoye. Una collezione di arredi dalle linee armoniose ma provocanti, che delineano forme contemporanee, ma che allo stesso tempo rimandano alle tradizioni e culture africane. Un uso sapiente dei materiali e un punto di vista originale.
Infatti, è proprio con uno dei prodotti esposti che Lani ha vinto l'undicesima edizione del SaloneSatellite Award. Il progetto si chiama RemX ed è un deambulatore che, come ha affermato la giuria, è capace di “sposare eleganza e dignità in un oggetto utile per tutti. Un valido esempio di artigianato contemporaneo che riesce a unire lavorazioni locali e ispirazioni progettuali globali”.
Grazie al suo background analitico, unito alla sua curiosità, Lani Adeoye ha un approccio pratico e sensibile rispetto al contesto in cui opera. Ciò le consente di reimmaginare i materiali in nuove forme e reinterpretare le tecniche tradizionali in progetti lungimiranti.
Come spesso accade, non è stato un percorso lineare. Mi è sempre piaciuto il mondo della creatività; fin da giovane provavo una forte attrazione per l'attività creativa, ma non sapevo di preciso verso che area indirizzarmi. Sono anche stata incoraggiata a dedicarmi a qualcosa di impronta più "accademica". Mentre lavoravo nel management consulting, visitando diversi ambienti e sedi di clienti, ho sviluppato una forte sensibilità per le dinamiche tra le persone e l'ambiente circostante. Tra l'altro era anche il periodo in cui gli uffici in stile Google riscuotevano molto interesse, e nelle aziende si parlava molto delle connessioni tra spazi, produttività, e benessere generale dei dipendenti.
Qualche mese dopo aver iniziato a lavorare in ufficio, hanno modificato il design degli spazi, e l'impatto che questo ha avuto sulla cultura del lavoro è stato evidente. La cosa mi ha incuriosito, ed è stata la prima volta che ho visto l'effetto del design d'interni in un contesto formale. Poco tempo dopo ho sentito parlare di una mostra di interior design che stava per inaugurare; ho partecipato, e non avrei mai voluto venirne via.
Dopo quell'esperienza ho fatto qualche altra ricerca, e alla fine ho lasciato il mondo delle aziende per imparare di più sulla progettazione di interni. In questo settore ho cominciato a progettare elementi di arredo. Con il tempo il mio interesse è andato crescendo sempre più. Attraverso il furniture design sono in grado di esplorare e di esprimermi sia artisticamente che culturalmente, dalla concettualizzazione all'esecuzione.
Senza dubbio il mio lavoro si ispira fortemente alla cultura nigeriana e ad alcuni valori comuni dell'Africa Occidentale, come l'ospitalità. Trovo che sia importante condividere un punto di vista contemporaneo nell'ambito di un design connesso a questa cultura. È importante anche ricordare che l'Africa è un continente molto vario, con diversi territori che necessitano differenti approcci progettuali, mentre vi è spesso la concezione erronea che si tratti di una cultura monolitica.
Il design dovrebbe rispecchiare il mondo in cui viviamo, ma credo anche che il buon design debba essere senza tempo.
Con la collezione Ekaabo mi sono concentrata sulla varietà delle tecniche e dei materiali. La ricerca e la sperimentazione hanno rappresentato una parte fondamentale del processo.
Si trattava di ripensare i materiali tradizionali in maniera diversa: per esempio il tessuto Adire, che fa parte da decenni della cultura Yoruba soprattutto per l'abbigliamento, nella collezione Ekaabo è stato indurito e modellato per creare il ripiano di un tavolo. L'Aso-oke, un altro tessuto tradizionale usato per l'abbigliamento, viene utilizzato come finitura per avvolgere dei tubi metallici, dando un senso di tattilità e calore. I materiali naturali sono usati in modo non convenzionale, per esempio il giacinto d'acqua è utilizzato per rivestire un deambulatore, in modo che il suo aspetto non richiami l'idea dell'oggetto medicale.
É stata un'esperienza incredibile, e certamente un evento importante della mia carriera. Vorrei ringraziare Marva e tutto il team del SaloneSatellite per aver dato a tutti noi una piattaforma di lancio per il nostro lavoro sullo scenario internazionale del design. Sono anche grata a tutti i giudici per aver scelto il mio RemX Walker. Il feedback è stato eccezionale, ed è stato bellissimo entrare in contatto con tante persone dell'ecosistema del design.
Lavoro ad alcune collaborazioni ed esploro qualche nuova possibilità.