Storie Lorenzo Damiani “La sostenibilità non deve essere uno slogan” Testo di Marilena Sobacchi Aggiungi ai preferiti Lorenzo Damiani, Ph Andrea basile Schivo e riservato, si riserva qualche momento per una chiacchierata che sa più di autoanalisi che di intervista. E ci svela: progettare significa trovare un’idea nuova che giustifichi la presenza di un ennesimo oggetto nel mondo. Lorenzo Damiani è stato davvero un enfant prodige. Fu chiaro a tutti, verso la fine degli anni ‘90, al suo debutto, giovanissimo, al SaloneSatellite. Oggi, Lorenzo Damiani può essere considerato degno erede dei maestri del design italiano degli anni Sessanta: da loro, per esempio, ha appreso la capacità di rendere il pesante leggero e di mettere in equilibrio armonico gli opposti. Damiani possiede la rara capacità di rendere il marmo elastico, di sollevare una lastra di metallo al limite delle sue possibilità, di creare oggetti belli da ciò che chiunque altro vedrebbe solo come un mucchio di sassi. Per lui il design è ricerca, sperimentazione, semplificazione. Accompagnato da una profonda conoscenza dei metodi di produzione. Così vedono la luce progetti incentrati sul rispetto della materia prima e della funzione. Onlyone tap collection for IB Rubinetterie Come ti presenteresti a chi non ti conosce? Piacere, Lorenzo Damiani! Il tratto principale del tuo carattere? La coerenza. Il tuo peggior difetto? Rimandare le cose che possono essere rimandate. Cosa sognavi di fare da grande? Il palombaro! L’errore che non rifaresti? Ne ho fatti tanti, direi; ma vuol dire anche che ci ho provato tante volte. Cosa apprezzi di più dei tuoi amici? La lealtà. Cos’è la felicità per te? Vivere la normalità. I tuoi maestri? Daniela Dovi, la mia maestra delle elementari. Il tuo autore preferito? Marco Romanelli. Un tuo eroe immaginario? Braccio di Ferro. Un eroe nella vita reale? Tutte le persone che vivono la loro vita, accettandola. Il tuo musicista preferito? Ligabue. Ma dove sono finiti gli inventori? Non sono mai esistiti, nel design. Chi fa da sé fa per tre? No, assolutamente no nel design. È un lavoro di squadra, ognuno con le proprie esperienze e competenze. Tre libri che porteresti su un’isola deserta? Tutta l’enciclopedia dei 15. La serie TV che non vorresti mai vedere finire? Dovrebbero finire tutte. Marmo o legno? Ogni materiale deve essere utilizzato al momento giusto, nel progetto e contesto più appropriato. Digitale o artigianale? Artigianale, anche se mentre ti parlo ho in mano un rubinetto realizzato con stampa 3D. I social: amore o odio o necessità? Una necessità che non amo particolarmente. Da cosa trai energia? Dalle situazioni che non funzionano. L'ultima volta che hai perso la calma? Non ricordo. Cos’è per te un oggetto di design? È un oggetto che assolve bene a una funzione specifica. Fatto questo, può avere altre finalità, veicolare altri messaggi e idee. Overlooking chest of drawers collection for Exto L’oggetto del cuore? I chiodi. Il luogo del cuore? Casa mia. Compasso d’Oro o Good Design Award? Scegli tu! Il riconoscimento che vorresti ottenere? Non è dalle medaglie che si definisce il valore di un combattente. Quanti oggetti hai progettato e quanti ne sono stati realizzati? Tra quelli che ho progettato quasi nessuno è stato realizzato. L’oggetto che non hai ancora inventato o progettato? Chi vivrà, vedrà. Riuso o riciclo? Guarda, non voglio sbilanciarmi. Sono convinto che la sostenibilità non debba essere uno slogan da sbandierare ma debba essere fatta con responsabilità in silenzio. Il motto della tua vita? Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.