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Gli studenti di design devono occuparsi (anche) di soldi

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Gli studenti di design devono occuparsi (anche) di soldi

Il magazine belga DAMN punta l’attenzione sulle nuove generazioni, affinché abbiano le conoscenze di economia necessarie per farsi strada. I creativi hanno bisogno di supporto e di alleati per fare sentire la propria voce.

Il numero autunnale del magazine trimestrale belga Damn ospita una riflessione di Virgile Goyet sul denaro e sulla creatività “I soldi, come un segreto di famiglia, sono dappertutto e allo stesso tempo innominabili nel mondo del design”, scrive l’autore. “I giovani vagano ancora per le biennali con i loro taccuini in cerca di ispirazione mentre gli adulti intorno a loro fanno affari da 100.000 euro”.

Tutto questo non è sostenibile, rimarca Goyet: come l’arte, il design è un’industria che deve fare affari. E i designer, quelli più affermati lo sanno, sono costantemente al centro della negoziazione: “Ottenere un ingaggio, accedere a reti chiave, collaborare con le persone giuste non sono solo inevitabili, sono il cuore e l’anima del gioco”. Purtroppo, non molti studenti sono consapevoli di questo, lamenta l’autore che insegna all’École nationale supérieure des arts visuels de La Cambre (ENSAV), a Bruxelles.

Il problema è che molti di loro rigettano l’idea di impegnarsi in accordi commerciali. Secondo Goyet è in parte colpa del fatto che a partire dagli anni ‘80 i milionari della finanza hanno sostituito gli industriali come classe dirigente e “mentre alcuni mercati stanno letteralmente affogando in denaro mal generato, la maggior parte dei creativi è lasciata a lottare per gli avanzi”. In questo contesto “qualsiasi obiettivo richiede capitale, che si tratti di denaro, fama o accesso” e ognuno di questi comporta una serie di pericoli.

La chiave è adattare gli strumenti della strategia aziendale ai campi del design e dell’arte. Il playbook esiste già in mille forme scaricabili: istituzioni, attivisti e scienziati sociali lo stanno riscrivendo dagli anni ‘90”, sostiene ancora Goyet, che insiste non solo sulla pragmaticità ma anche sulla franchezza da usare con gli studenti. “Dobbiamo avere una conversazione aperta e onesta sulle paure insidiose di non farcela, di non essere abbastanza bravi o di perdere la propria chiamata”, conclude. In definitiva è una questione di strategia.

 

 

Crediti

Testo originale: Virgile Goyet

Foto: courtesy of DAMN magazine

Magazine: DAMN

Editore: DAMNtown Ltd

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20 ottobre 2021