Storie Mattia Greghi: la fuga verso i limiti del ritratto arriva all'oceano Testo di Alessandro Ronchi Foto di Mattia Greghi Aggiungi ai preferiti Anticamera Location Per chi ha tentato di rifare nuovo il mondo il mare, possibilità pura, è stato spesso meta e veicolo per l'oltre. E anche, essendo solo volume, per chi cerca i limiti della ricerca fotografica sulla linea, dell'identità. Elitis New York Tami Izko New York Casa di Famiglia Milano Milano Acerbis Design Acerbis Design Opera - Edoardo Tresoldi Milano Anticamera Location Anticamera Location Monocle Levi's Cabinet Milano Angelina Cabinet Milano Milano Brasile Milano Sicilia Milano Londra Cuba Sahco Cosa hanno in comune un levriero, Mahmood, una radiosveglia e un'arancia ammuffita? Sono soggetti potenziali di ritratti ossia è possibile ritagliarli dal contesto secondo codici compositivi, sottolineare e esaltare i caratteri attenuando o neutralizzando lo sfondo (il mondo). Uomini e donne, celebri o no; animali e oggetti; stadi della materia che furono considerati osceni divenuti un diverso bello: tutto ciò è oggetto di ritratto da sempre o almeno da secoli. Il lavoro di Mattia Greghi sta nella mappatura di questo tipo di framing in modo che anche un iphone in carica o un cestino pieno si uniscano alla stessa stringa formale, al tempo stesso evidenziati e resi metafisici. C'è una simile dicotomia nei soggetti: gli interni, gli oggetti (il design), i volti noti sono marcatamente milanesi, a prima vista milanesi. Poi ci sono spiagge, coste, tramonti che invece evocano l'oceano e l'oltreoceano. Lo spazio fisico ambiguo si fa immaginario doppio: il primo identificato dalla ricerca sulla linea, il secondo caratterizzato dal disidentificarsi della linea nella superficie. 3 maggio 2021 Share