Storie Muller Van Severen, l’atelier dell’arredo Testo di Giulia Zappa Aggiungi ai preferiti “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent - Photo Bart Van Leuven In occasione dei suoi primi dieci anni di attività, il duo belga moltiplica collaborazioni e progetti, in un dialogo perfetto tra sensibilità artistica e design. L’intervista. Un design non gridato e allo stesso tempo vivido, fortemente legato alla materia e a scelte calibrate di colore, ha permesso a Fien Muller e Hannes Van Severen di conquistare l’attenzione crescente di gallerie e marchi d’arredo, imponendo uno stile oggi iconico. Da dieci anni coppia nella vita e nel lavoro, il duo ha fatto della complicità artistica – prima del loro incontro, Fien Muller ha avuto una carriera come fotografa, mentre Hannes Van Severen era scultore – un potenziale da restituire attraverso forme essenziali sempre funzionali, sperimentate con approccio empirico e sensibilità plastica. Il Design Museum di Gent ha appena dedicato alla coppia un’importante retrospettiva (“10 years Muller Van Severen”, fino al 6 marzo 2022), mentre l’editore Walther König pubblica una monografia (“Muller Van Severen Dialogue”) che ne ripercorre i progetti e le collaborazioni più salienti. Oltre alle autoproduzioni e ai progetti in edizione limitata, è però verso il design industriale che il duo Muller Van Severen sembra sempre più convergere negli ultimi tempi, rinnovando anche nella produzione in serie la sua attitudine intuitiva e gioiosamente minimalista. “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent. Writing desk - Photo Bart Van Leuven Festeggiate i dieci anni dall’apertura del vostro studio con una mostra e con un libro. Cosa vi ha regalato questo viaggio a ritroso tra i vostri progetti? Un’opportunità per cogliere una sfumatura del vostro lavoro rimasta implicita, o per mettere a fuoco la direzione verso cui orientarvi nel futuro? Entrambe le cose. È uno sguardo onesto su come abbiamo lavorato sinora. Una panoramica dei gruppi di oggetti da noi realizzati nel corso del tempo. Una ricerca, che ci rivela che abbiamo un’identità chiara, che si ripropone costantemente. Ci concentriamo su determinati materiali con i quali realizziamo famiglie di oggetti. Con il senno di poi, possiamo dire che non vi sono mai stati dubbi sul fatto che esista un collegamento tra tutto ciò che creiamo. Una costante ispirazione fa emergere sempre nuovi gruppi di oggetti; permane tuttavia in noi l’urgenza di mostrare la nostra visione riguardo i pezzi che ci circondano. La molla può essere una richiesta di progetto, la partecipazione a una mostra o, ancora, un materiale. È probabile che il modus operandi non differisca mai molto da quello dei nostri inizi. La mostra che inaugurate il 7 ottobre al Design Museum di Gent è concepita come un dialogo con i grandi maestri in collezione. Come è nata questa scelta curatoriale e come avete organizzato questo processo di risonanza tra i vostri pezzi e le loro opere? Ci sono anche i designer a cui vi ispirate di più? Il museo chiuderà per due anni per importanti lavori di ristrutturazione. La direzione voleva esporre la collezione un’ultima volta e ospitare anche una mostra dei nostri lavori. Nelle vecchie sale abbiamo approntato una sintesi del nostro operato collegando 10 persone e 10 momenti di particolare rilevanza nel corso del nostro viaggio. Nell’ampia sala aggiunta nel 1992, abbiamo realizzato una grande installazione, dividendo lo spazio in modo stimolante con grandi fogli di carta colorata, al contempo muri e piedistalli che fluiscono gli uni negli altri. La connessione con lo spazio è per noi un elemento di grande importanza. Abbiamo creato 20 scene diverse in cui i nostri lavori sono affiancati a pezzi da collezione in modo “personale” e sorprendente. La scelta era piuttosto intuitiva e non necessariamente mirata a instaurare somiglianze quanto a tempi, materiali e stili, ma piuttosto un senso di affinità. Ci sono molti dei nostri oggetti preferiti, non necessariamente riconducibili tutti a un solo designer. “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent. Marble Rack + lamp - Photo Bart Van Leuven Vantate entrambi un background artistico. Come incide questa specificità nel vostro approccio al design? Lavoriamo velocemente in scala 1/1. Seghiamo e pieghiamo, quindi saldiamo fino a che non emerge un nuovo mondo di nostro interesse. Amiamo i materiali solidi e le combinazioni sorprendenti, il modo in cui un nuovo design si relaziona con lo spazio o con un altro elemento. Nascono così oggetti diversi; oggetti che formano famiglie di oggetti, le quali a loro volta formano tipologie di installazione o paesaggi nello spazio. Durante lo scorso Salone del Mobile a Milano avete presentato una nuova collezione di tappeti per cctapis, Ombra. Come avete restituito una dimensione tridimensionale a un oggetto che è per sua natura bidimensionale? Siamo partiti da alcune composizioni realizzate con ritagli di carta; altrettanto importanti sono state le ombre che essi proiettavano, e le superfici. Si veniva così a creare automaticamente un senso di profondità. Abbiamo letteralmente copiato le fotografie di queste composizioni sui tappeti. “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent. Cabinet Wire C - Photo Bart Van Leuven “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent. Chaise longue Wire S - Photo Bart Van Leuven “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent - Photo Bart Van Leuven “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent. Sofa Cavrois - Photo Bart Van Leuven “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent - Photo Bart Van Leuven “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent. Writing Desk + low table - Photo Bart Van Leuven “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent - Photo Bart Van Leuven “10 Years Muller Van Severen. In Dialogue with the Collection”, Design Museum Gent. Duo seat + lamp - Photo Bart Van Leuven Negli ultimi tempi i vostri progetti passano più frequentemente dall’edizione limitata alla produzione in serie, come nel caso delle collaborazioni con Reform o Hay. Un’opportunità o anche una sfida circa i diversi tempi, modalità organizzative ed esigenze di ogni progetto? Cerchiamo di interpretare ogni oggetto con il medesimo approccio scultoreo, indipendentemente dal numero di pezzi in cui sarà riprodotto. Lo stesso vale per materiali, colori e forme. A volte un materiale o una finitura sono più adatti a un prodotto di massa che non a un’edizione limitata. Ma un oggetto realizzato per una produzione in serie deve poter stare accanto a uno realizzato in edizione limitata con la stessa dignità. Guardando ai prossimi dieci anni, c’è un progetto particolarmente ambizioso a cui vi vorreste dedicare? Desideriamo continuare a realizzare nuove mostre con nuove famiglie di oggetti, a ricercare interessanti combinazioni di materiali. Ma anche stringere collaborazioni con aziende di arredamento che ammiriamo. Ne abbiamo realizzate molte in poco tempo. Vedremo che cosa ci riserverà il futuro. Visita lo studio