Nao Tamura
Dal Giappone a New York, nel nome dell'equilibrio: tra memoria e innovazione, alla ricerca di bellezza e emozioni. La designer del momento si racconta.
Nao Tamura (1976) ha trovato una via molto personale per combinare memoria e innovazione lavorando fra il mondo analogico e quello digitale. Le sue cose sono fatte di visioni e materia e cercano sempre di realizzare una connessione emotiva nella bellezza. Riuscendoci.
Mi sono specializzata in design della comunicazione al college. Dopo la laurea ho lavorato per uno studio di design a New York dove sono stata coinvolta nello sviluppo di prodotti, come un pelapatate facile da usare anche per le persone con artrite. Il pelapatate ha un’innovativa impugnatura in gomma con alette di gomma flessibili su entrambi i lati della base dell’impugnatura e un foro all’estremità della stessa per appenderlo. Un prodotto come questo a colpo d’occhio sembra piuttosto semplice, ma una volta che lo usi ti rendi conto che il design migliora drasticamente l’uso e facilita la vita delle persone. Quindi questo è il fondamento del processo di progettazione. Il mio approccio progettuale deriva sempre dai bisogni puri delle persone e la tecnologia e l’innovazione supportano la visualizzazione dell’idea. E, naturalmente, l’essenza della bellezza deve venire di pari passo. Le persone vogliono che un prodotto funzioni bene e che sia bello.
Sì. Molti dei miei progetti sono ispirati alla natura o alla cultura giapponese. Credo che ci sia però una forte connessione tra la cultura giapponese e la natura. Ho acquisito maggiore consapevolezza della natura dopo che ho lasciato il Giappone. Lì, la natura è esuberante e vicina. Viviamo costantemente nella paura di disastri naturali come terremoti ed eruzioni vulcaniche. La cultura culinaria è permeata dall’idea di amare ogni stagione e di godere il sapore della natura. Forse la consapevolezza si acutizza. Il valore della natura si è manifestato progressivamente nel mio design, dopo aver lasciato il Giappone.
Mi piace lavorare con il vetro. Lavorare con il vetro significa che bisogna riuscire ad “ascoltarlo”. Il vetro è un materiale vivo e ha il suo modo di essere e se si costringe a fare ciò che non vuole, non funziona. È come avere una relazione difficile. Ma se lasci che il materiale faccia il suo corso naturale, mostra la sua bellezza.
Entrambi!
In poche parole: New York è un posto dove posso essere me stessa. Il design occupa una parte considerevole della mia vita. Quando ero in Giappone, passavo letteralmente tutto il giorno a pensare al design. È stato divertente quel momento, ma non mi piaceva il fatto che non avessi scelta. Dedico la mia vita a essere un designer o a diventare una casalinga? Allo stesso modo il design di chi è costantemente immerso nel design assomiglia un po’ a un mondo di fantasia e in parte manca di realtà. Alcune persone potrebbero pensare che il design che elimina il senso della vita quotidiana sia bello, ma sposo la prospettiva che il design diventi visibile solo attraverso la vita di tutti i giorni. New York è la città che me lo lascia fare.