New York: In conversazione con Mark Grattan
Il vincitore del talent show Ellen’s Next Great Designer, in onda su HBO Max, parla a cuore aperto del suo originale lavoro nel settore degli arredi, dei suoi prossimi progetti e future ambizioni.
Mark Grattan, talento emergente e designer di mobili, ha avuto un anno estremamente prolifico. Dopo il debutto della sua collezione VIDIVIXI – di grande successo e di squisita manifattura – presso la galleria newyorkese The Future Perfect nell’estate del 2020, l’eclettico designer continua sulla scia del successo portando a casa la vittoria al concorso di design Ellen’s Next Great Designer nell’autunno dello stesso anno, per poi entrare subito dopo a far parte della piattaforma creativa multidisciplinare Saint Heron di Solange Knowles nel ruolo di design consultant. Una lunga serie di successi che porta il designer – laureato al Pratt Institute e residente a Città del Messico – ad un livello superiore, consentendogli sia di perfezionare la propria sfacciatamente eclettica ma al contempo coerente estetica di design, che di valutare le sue prossime mosse. Abbiamo incontrato l’astro nascente del design a New York a fine primavera, subito dopo la messa in onda dell’episodio finale del talent show e l’incoronazione di Grattan come vincitore del premio di $100.000. Inoltre era appena uscita la notizia che Grattan avrebbe progettato una linea dedicata di mobili per la famosa conduttrice televisiva Ellen DeGeneres.
Io e Adam Caplowe abbiamo fondato VIDIVIXI qualche anno fa in Messico, con l’idea di creare mobili di alta manifattura che celebrassero i diversi movimenti di design e che si adattassero a lifestyle differenti. Vidi Vixi significa “Vidi, Vissi” in Latino. Un sentimento che pervade i pezzi in edizione limitata, quali il tavolino Cafe Con Leche—definito da una base formata da otto curve intrecciate a forma di U e da angoli smussati che evocano l’art déco—e l’elemento letto di ispirazione giapponese Docked en Rio—caratterizzato da una struttura tappezzata modulare e pieghevole a sezioni trasversali. Per questa collezione abbiamo usato materiali diversi, quali noce, quercia, velluto, pelle e vetro colorato. Abbiamo lanciato questi pezzi su una piattaforma virtuale, con video che richiamavano l’atmosfera del cinema noir e dei vecchi film gialli. Tra le caratteristiche innate della collezione troviamo sensualità, tenerezza, cura personale, amore severo e passione.
Al momento sto ancora cercando di capire quale sarà il mio prossimo passo, non solo in termini di VIDIVIXI ma anche del mio lavoro indipendente. Vorrei staccarmi lentamente dal primo e focalizzarmi meno sulla creazione di pezzi puramente funzionali. Mi piacerebbe entrare nel mondo del collectible design e realizzare oggetti di natura più artistica. E’ interessante scoprire come è possibile scolpire i mobili. Questo è stato certamente uno degli impulsi che mi ha spinto ad avviare la società ed è una forma di controllo creativo che vorrei mantenere. Tuttavia, credo che sia arrivato il momento di lasciare le redini ad Adam, almeno da un punto di vista puramente del business. Non si tratta di una rottura. Desidero semplicemente aprirmi agli altri. Stiamo aprendo il nostro rapporto, che non è necessariamente una cosa negativa. Sto iniziando a sviluppare i miei pezzi personali e a progettare alcuni prodotti di interior e home design, e mi sto occupando dell’intero progetto dell’abitazione di Kerby Jean-Raymond, fondatore di Pyer Moss.
Per quanto riguarda la collezione finale che ho realizzato per lo show – può sembrare strano ma ha senso – essa richiama i miei lavori precedenti per VIDIVIXI. E’ un’indicazione accurata della mia autenticità e del fatto che, date le circostanze, alla fine la soluzione rispecchia sempre questo fil rouge. Dovevamo terminare il nostro progetto per ogni episodio in quattro giorni, quindi eravamo molto sotto pressione. Progettare per un concorso televisivo è una vera sfida perché vieni costantemente distratto dal tuo processo creativo per illustrare il tuo lavoro, e questo può rallentare notevolmente le cose. Questo e la mia inflessibilità durante le riprese mi hanno fatto realizzare che sono un tipo di persona che preferisce sempre dire quello che ha in mente, sono intransigente e diretto. Credo che queste qualità si rispecchino anche nel mio lavoro.
Aver partecipato al programma mi ha portato molti vantaggi e molte sfide. Avere oggi l’opportunità di progettare una collezione per Ellen è un grande vantaggio. Tanti designer faticano a far conoscere il proprio lavoro al pubblico giusto. Collaborare con gallerie e produttori di tende è fantastico, ma progettare per una realtà che si rivolge ad un pubblico così vasto rappresenta una nuova curva di apprendimento. Devo imparare a lavorare con materiali di diverso tipo e categoria.
Saint Heron è una piattaforma multidisciplinare che nasce dall’idea di dare ai creativi Neri voce nelle industrie che sono attualmente ancora riservate all’America Bianca, gallerie bianche, musei bianchi ecc. Il concetto di Solange è di riprendere tutto quello che è stato tolto e di rimetterlo nelle mani del creatore. Adesso ho 38 anni e mi dedico al design sin da quando ne avevo 18. Anche a scuola ero uno dei pochi studenti neri. Durante la mia carriera, mi sono trovato spesso davanti al fatto che il nostro punto di vista è ancora in minoranza in questo campo. Sono stato la prima persona Nera in copertina su Elle Decor. Nessuno sa perché il design di mobili, in particolare, sia un settore così prevalentemente bianco, e nessuno ha ancora capito veramente come fare per risanare questo squilibrio. A Saint Heron è stata la prima volta che ho potuto lavorare con un team formato solo da creativi neri.
La piattaforma retail Small Matter comprenderà arredi, opere d’arte, pezzi funzionali e non. Questi oggetti saranno in linea con la narrativa generale, complessa ed emozionante, di Saint Heron. Sono stato chiamato per contribuire ad elevare i diversi prodotti, animandoli, portandoli in un luogo dove possano essere realizzati e contestualizzati. Parte del mio ruolo sarà aiutare Solange a comunicare la sua visione, quindi non voglio essere troppo coinvolto emotivamente o creativamente nel progetto. Naturalmente ci metterò comunque tutto me stesso. Il mio obiettivo generale è arrivare al punto di poter lavorare autonomamente. Al momento, tuttavia, è fantastico poter provare cose diverse e collaborare con altre persone per sperimentare e capire esattamente cosa voglio ottenere dalla prossima fase della mia carriera.