Storie Ode al legname: l'ultimo numero di MacGuffin Aggiungi ai preferiti È il dodicesimo e si intitola “The Log”: un excursus delle parti dell’albero, sezionate, esaminate, sperimentate, poeticizzate e reinterpretate, attraverso l’ingegno e le sperimentazioni che hanno animato la storia della società umana e dei tronchi di legno, tra manifattura, geopolitica e pratiche artistiche La rivista MacGuffin – The Life of Things è celebre per le sue edizioni “monografiche” su argomenti che, apparentemente banali, vengono sviscerati attraverso storie di produzione e aspetti poco esplorati degli oggetti – o quantomeno, spesso inconsueti. Così, dopo i numeri sulla catena, la bottiglia, il tappeto, la scrivania, i pantaloni, la palla, l’armadio, il lavandino, la corda, la finestra e il letto, il dodicesimo è dedicato al ceppo, “the log”, quella sezione del tronco di legno che, una volta eliminati radici, foglie e rami, diventa la base costitutiva di innumerevoli elementi fondamentali per l’architettura e il design, dalle grandi tavole per l’edilizia, fino alle ricomposizioni in pannelli. “MacGuffin nº12 The Log si tuffa nel design e nelle politiche del legno” – si legge nella lettera editoriale di apertura del co-editor in chief Ernst van der Hoeven. “Dagli ultimi tronchi norvegesi che galleggiavano lungo il fiume Glomma ai tronchi indigeni che aiutano a mappare la Foresta Amazzonica: in questo numero si possono scoprire tronchi che fungono da totem, da strumenti di progettazione, da oracoli, wormhole, figure comiche, opere d'arte di attivisti, scemi del villaggio, prigioni, diari, incubi e sogni.” In effetti la storia del legno nella civiltà umana ha tanto a che fare con la tecnica, quanto con la sociologia, la geopolitica e persino il misticismo. Così, la modalità con cui il dodicesimo numero di MacGuffin affronta alcune delle questioni che lo riguardano, è quasi anatomica. La parte 1 è dedicata all’albero e si muove tra diverse geografie che vanno dalla provincia thailandese di Tak alla Sierra Nevada, dal parco giamaicano di Cockpit al Rio Tapajos, alla ricerca di alberi pietrificati, alberi che diventano set, alberi galleggianti e alberi della gomma. Gli affascinanti trasporti dei tronchi su acqua, per esempio, vengono raccontati da immagini d’epoca della Norvegia di inizio Novecento, così come dal bellissimo reportage di Hans Hamid Rasmussen lungo il fiume Glomma, mentre si scopre che le piantagioni degli alberi della gomma si devono all’esplosione dell’industria automobilistica guidata dalle produzioni di Henry Ford. La parte 2 affronta invece il tema del tronco, mettendo insieme punti di vista cross-disciplinari che includono un dendrologo, uno zoologo, un romanziere, un fotografo, una donna salice e un uomo che ha simulato dei wormhole, che analizzano cellule, datano il legno, modellano immagini, cuociono torte, raccolgono olive, adorano totem, celebrano il Natale e prendono parte a rituali pagani. Gli ingrandimenti multicolor delle cellule del legno diventano così pagine piene che, a mo’ di schede tecniche, portano invece a galla la poesia visiva di un dettaglio spiccatamente scientifico, mentre un piccolo vademecum di tecniche dendrologiche si contrappone alla semplicità dei disegni incisi da detenuti sulle pareti di legno della prigione del Tønder Castle, all’organicità dei segni lasciati dagli insetti parassiti sui tronchi, e alla pragmaticità del lungo articolo dedicato ai progettisti Lina Bo Bardi, Cesare Leonardi e Louise Nevelson, “radical recyclers”. La terza parte è poi dedicata al legname, con fotografie avanguardistiche, foto incriminatorie, mappe indigene, posate da snack, una baita giocattolo, un reportage sui trafficanti di legno e un focus illustrato sul legname composito. Uno zoom su alcuni aspetti poco esplorati della filiera della produzione di legname, che tocca diverse zone del mondo e prova ad affacciarsi su nuove frontiere nell’ambito delle costruzioni, ma che prova anche a raccontare alcune delle pratiche più controverse dell’industria.