Progettare con le piante, la nuova collezione Coloniae di Gionata Gatto

Coloniae collection by Gionata Gatto, courtesy JCP Universe

Coloniae collection by Gionata Gatto, courtesy JCP Universe

Disegnata per JCP Universe, Coloniae è una collezione di oggetti che esplorano il rapporto tra uomo e pianta e sarà presentata al Salone del Mobile 2022

Gionata Gatto è un designer italiano che vive e lavora dividendosi tra Venezia, Rotterdam e Dubai, dove è anche Assistente Ordinario presso il Dubai Institute of Design and Innovation. Il suo approccio interdisciplinare, che comprende collaborazioni e lavoro di ricerca in ambito scientifico e ambientale, declina il suo design adattandolo perfettamente ai nostri tempi, insieme alla sua natura concettuale e sperimentale che lo proietta nel futuro. In occasione del Salonedel Mobile 2022, Gatto presenterà Coloniae, una collezione di oggetti che esplorano il rapporto tra essere umano e pianta realizzata per JCP Universe. David Plaisant, che negli ultimi anni si è occupato di ricerca e creazione di fortunati podcast proprio in questi ambiti (From the Moon, e Architecture & Anthropocene per Triennale Milano), ha incontrato Gatto per parlare di cosa significhi incorporare le piante nei progetti di design. 

Coloniae collection by Gionata Gatto, drawing, courtesy JCP Universe

Coloniae collection by Gionata Gatto, drawing, courtesy JCP Universe

Innanzitutto, potresti presentarci il mondo di Coloniae, la collezione che hai ideato per JCP Universe?

Questo progetto si propone di esplorare il rapporto tra essere umano e pianta; la mia idea era proprio di capire come le persone coltivano le piante, da interno e da esterno, e come le usano. Le piante sono un oggetto puramente decorativo o si prende in considerazione anche la loro capacità di dominare un ambiente? Come crescono le piante all’interno di uno spazio? Di che tipo di spazio hanno bisogno? Queste, e molte altre, sono le domande che mi sono posto per arrivare a questa collezione di arredi che sono concepiti come diversi habitat per una colonia e che interagiscono e si compenetrano tra loro, in quanto ciascuno ospita una specie vegetale diversa. Inizialmente, ogni pezzo avrà l’aspetto di una serie di sezioni metalliche perforate per consentire alle radici e ai rami di farsi strada; nel corso del tempo sarà poi la pianta stessa a colonizzare l’oggetto, fino a prenderne completamente il dominio e a inghiottirlo tra rami e foglie.

 

L’idea di creare Coloniae è nata proprio dal fatto che mi piace l’idea che le piante si prendano lo spazio non solo di un vaso o di un oggetto in cui vengono coltivate, ma anche degli oggetti circostanti. Posizionando questi oggetti a un’altezza di circa un metro ho dato modo alle piante di espandersi di vaso in vaso, di prendersi lo spazio per crescere e colonizzare altri pezzi d’arredamento.

Coloniae ha una dimensione molto futuristica, quasi fantascientifica, e un aspetto fondamentalmente concettuale. Volevo parlare con te dell’equilibrio tra aspetto concettuale e aspetto pratico; dove pende, per te, in quanto designer, l’ago della bilancia, più verso il lato concettuale o più verso le implicazioni pratiche degli oggetti e dei pezzi d’arredamento che crei?

Ottima domanda, penso che in realtà stia proprio nel mezzo; direi, se vogliamo, che si colloca a metà tra aspetto speculativo e aspetto realistico. Penso quasi a utenti che non esistono in nessun modo. La maggior parte del mio lavoro degli ultimi anni è pensata come una serie di scenari, in questo caso un ambiente domestico del futuro, che aspetto avrà, e come le persone potranno interagire con le piante, per esempio. Quindi, senza dubbio possiamo definire Coloniae un lavoro speculativo in questo senso, dato che si concentra su oggetti e scenari che ancora non esistono concretamente. Perciò questo progetto rappresenta uno spazio di confine all’intersezione tra presente e futuro. Un altro aspetto da tenere in considerazione è legato al fatto che questi pezzi potrebbero non essere particolarmente confortevoli nell’utilizzo, dato che sono pensati per essere colonizzati dalle piante, che possono anche espandersi agli oggetti circostanti rendendoli quindi impossibili da spostare o separare. Questo è proprio il risultato che desideravo, perché il mio obiettivo era cercare di capire dove possa finire il nostro desiderio di spostare continuamente gli oggetti per renderli più funzionali per noi. Preferiamo compromettere il diritto della pianta a svilupparsi e spostarla continuamente, o è meglio lasciarla in pace e rimodellare lo spazio domestico intorno a lei? Se vogliamo, potremmo definirla una critica antropocentrica. 

Coloniae side-table by Gionata Gatto, courtesy JCP Universe

Coloniae side-table by Gionata Gatto, courtesy JCP Universe

È una sorta di distopia utopica dove non esistono utenti umani. Quindi possiamo dire che progetti per le piante?

Siamo noi a usare i mobili, quindi questi oggetti non sono altro che arredi pensati soltanto per le persone. Giusto? Tuttavia, allo stesso tempo, i mobili sono composti da parti di piante di cui le piante stesse potrebbero avere bisogno per sopravvivere o per crescere meglio, quindi forse potremmo dire che progetto con le piante, piuttosto che per le piante.

Progettare per le piante, mi puoi dire qualcosa in più? Ho visto qualche bozzetto che illustra il modo in cui crescono le piante e le loro radici, e mi ha incuriosito rispetto a quel tipo di analisi.

Ho fatto un po’ di ricerca riguardo alle radici di alcune specie in particolare, per capire come si legano a strutture antropogeniche, e sono giunto alla conclusione che i materiali perforati sono un supporto molto interessante per le piante, che approfittano di loro per fortificarsi. Ha avuto tutto inizio da lì. 

Nonostante quanto tu abbia affermato rispetto alla dicotomia tra desiderio di cambiare posto agli oggetti progettati da te e le esigenze delle piante, Coloniae ha una componente implicitamente modulare, come se fosse un prototipo sperimentale che però mantiene un costante stato di flusso. È così che la vedi?

Sì, è proprio così, desideravo che sembrasse a tutti gli effetti un prototipo in costante divenire. Anche il modo in cui è costruita, con tutte le componenti meccaniche e le viti a vista, è voluto, e serve a conferirle l’aspetto grezzo che avevo immaginato. C’è infine un altro elemento importante ai fini dell’aspetto estetico del prodotto finito, ed è l’imprevedibilità delle piante. La vera domanda è: [le piante] faranno la cosa giusta? Lo spero; spero che le piante trovino uno spazio adatto a loro e abbiano modo di svilupparsi come vogliono. Sono inoltre curioso di vedere come si comportano alcune specie in particolare tra quelle che abbiamo selezionato, come ad esempio il filodendro o l’edera, e non vedo l’ora di vedere come si sviluppano le piante quando vengono lasciate a sé stesse. Ogni pianta ha i propri tempi, cresce alla propria velocità, e le persone dovrebbero prendere le distanze dall’idea di cercare di controllare le cose.

Per concludere… come tutti noi, anche tu, da designer, sei reduce da due anni davvero molto particolari. Che cosa significa per te il Salone del Mobile quest’anno?

Per me, dopo questi due anni di stop forzato, spero che sia il risultato dell’occasione che tutti abbiamo avuto di ripensare a come lavoriamo. Forse possiamo smettere di essere ossessionati dal fare in continuazione, o smettere di continuare a produrre versioni più evolute degli stessi vecchi concept, e iniziare invece a riflettere su altri aspetti, e chiederci per esempio: che tipo di politica potrebbe cambiare concretamente il modo in cui agiamo e il nostro modo di vivere?

Forse, questo progetto è una provocazione che va in quella direzione. Potrebbe non essere qualcosa di squisitamente commerciale, come altri tavoli, per esempio, ma spero che almeno possa servire a stimolare il dibattito su alcuni di questi temi.

Coloniae vase by Gionata Gatto, courtesy JCP Universe

Coloniae vase by Gionata Gatto, courtesy JCP Universe

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11 aprile 2022