Storie Raw Edges, colore ed energia. A tu per tu con Shay Alkalay e Yael Mer Testo di Marilena Sobacchi Aggiungi ai preferiti Raw Edges portrait, photo Mark Cocksedge Sperimentazione e sostenibilità accolgono tutte le sfumature dell’arcobaleno e si fanno giocose e gioiose nella produzione di Raw Edges, che affrontano ogni progetto con l’animo e gli occhi di un bambino Shay Alkalay e Yael Mer sono le due anime, diverse ma complementari, dello studio di progettazione Raw-Edges. Israeliani loro, londinese la pratica, una vita professionale tra Tel-Aviv, Milano, Gerusalemme, Xiamen, Stoccarda e quindi Londra. Un melting pot culturale che sfocia in un design innovativo e giocoso, tanto funzionale quanto felice. Progettano installazioni, arredi, ceramiche e tessili, ponendo sempre l’accento su colore, emozione, meraviglia e movimento e manipolano la materia e i materiali fino ad arrivare a risultati originali, spesso inattesi. Che sorprendono, in primis, proprio loro. Questo approccio ha dato al sodalizio visibilità internazionale fin dai tempi del Royal College of Art e li ha portati a lavorare con brand come Moroso, Cappellini, Kvadrat, Mutina, Lema, Alpi, Golran, Caesarstone, Gan, Swarovski, Established and Sons ma anche Louis Vuitton, Stella McCartney, Fendi e Airbnb. Cosa li ha più provati in due anni di pandemia e restrizioni? Il non poter venire in Italia, incontrare clienti, visitare fiere e trascorrere il tempo con produttori e aziende. E se il termine “sostenibilità” è sulla bocca di tutti, da sempre Shay e Yael puntano su longevità e qualità dei loro progetti, approccio etico mantengono anche nella vita di tutti giorni. A noi hanno raccontato di come funziona la professione a due, di processi e visioni creative, felicità e futuro. Che ruolo hanno avuto il modo in cui siete cresciuti, i vostri studi e i diversi interessi che avete esplorato prima di incontrarvi, nel creare la dinamica al centro della vostra attuale collaborazione creativa? Pensate siano stati elementi importanti per il vostro successo come duo di design? Per lavorare in due la collaborazione è una condizione naturale: si mescolano due individui diversi, ciascuno con le sue capacità e il suo carattere. Io sono affascinata dai pattern e dalle forme matematiche tridimensionali, che trasformano materiali piatti in volumi: sin da piccola, giravo per casa con un paio di forbici per tagliare di tutto, incluse le tende! Shay, invece, ha passato l’infanzia a costruire, giocare con meccanismi, esplorare materiali e metodi... e dopo quarant’anni non è cambiato molto, a dire il vero. A me piace ancora piegare la carta, Shay adora sempre far muovere gli oggetti. Quindi cosa ci ha attirati l’uno verso l’altra? Condividiamo una certa curiosità per il cambiamento, le invenzioni e le risposte originali, oltre all’energia e all’emozione che proviamo quando pensiamo a qualcosa di nuovo e riusciamo a svilupparlo. Al cuore dei nostri interessi comuni c’è l’idea di generare nuovi principi e nuove possibilità, che magari più avanti possono trasformarsi in prodotti. Siamo entrambi della regione di Tel Aviv, e probabilmente siamo cresciuti con lo stesso modello di riferimento tipicamente israeliano dell’improvvisazione, del creare soluzioni dal nulla... è una caratteristica della nostra cultura che amiamo e che forse spiega il gran numero di startup che oggi nascono in Paesi così piccoli. Louis Vuitton Cosmic table, process, photo Raw Edges Vorrei capire meglio il vostro processo creativo. Ora avete uno studio e un piccolo team che lavora con voi: come funziona quando un cliente vi contatta? Disegnate e ragionate da soli e poi vi confrontate? O coinvolgete tutti sin dall’inizio? O magari il metodo cambia secondo il progetto? Nel corso del processo generiamo entrambi nuove idee, quindi è molto raro che sappiamo subito dove vogliamo arrivare. Abbiamo ormai sviluppato un sistema per cui nella prima fase siamo coinvolti solo noi, e poi quando la direzione è abbastanza chiara e siamo allineati con il cliente la condividiamo con i nostri collaboratori per ricevere il loro aiuto. Questo ci permette di essere più chiari su quello che vogliamo realizzare. Nella fase iniziale parliamo spesso, condividendo le prime scintille, le risposte, le reazioni. è un momento prezioso perché è tutto ancora fresco e le potenzialità sono infinite. Poi iniziamo a fare ricerca, disegnare, prototipare, e ci confrontiamo. A quel punto pensiamo a quale, tra le nostre idee, può essere quella più giusta per il cliente e la situazione. C’è mai stato un caso in cui non siete riusciti a risolvere un disaccordo sul lavoro? O trovate sempre qualcosa che accontenta entrambi? È così che decidete la via da percorrere? Nella vita esiste un modo per essere sempre tutti contenti? Esiste una dinamica lavorativa che permetta di non avere mai alcun attrito con i clienti? Ovviamente, purtroppo, no... ma il fatto che siamo due creativi che lavorano insieme ci permette di stimolarci a vicenda, dialogare e discutere, sollevare domande, approfondire e raffinare le nostre idee. Non dimentichiamo che siamo due tipi mediterranei... quindi quando non andiamo d’accordo lo capiscono tutti! ALPI Wavy Fir, design Raw Edges, ph. Federico Cedrone Oggi tutti parlano di sostenibilità: è la parola d’ordine per il futuro. In che modo state cercando di inserire la circolarità nella vostra pratica? Il nostro obiettivo è creare oggetti che rimangano con i loro proprietari per molto tempo. Miriamo a dare longevità e qualità ai nostri progetti, in termini di funzionalità e di estetica. Cerchiamo di comportarci allo stesso modo anche noi: se acquistiamo qualcosa sentiamo di esserci presi un impegno, un obbligo, in senso positivo. Ci assicuriamo di volere davvero che un oggetto diventi parte della nostra vita, e se approda a casa nostra o nel nostro studio speriamo che ci porti gioia e ci impegniamo a tenerlo. Per esempio, abbiamo la cassettiera Stack, progettata per Establish & Sons poco dopo aver fondato lo studio nel 2007, sia a casa sia in ufficio. Dopo 15 anni, si inserisce ancora bene nell’ambiente e fa il suo dovere. I colori e le forme possono farci stare bene? Certo! Mentre io ti rispondo, Shay sta appendendo delle lavagne di sughero riciclato sulle pareti dello studio vicino a me: sono marrone scuro, e al momento sono affianco ad alcuni prototipi di vasi di terracotta che ospitano piante verdi. La combinazione di colori, materiali e texture è molto rilassante e offre una profondità che ci rende davvero felici. Cerchiamo sempre di lavorare così sui nostri progetti: a volte la fonte e la scintilla di un’idea nascono dalla reazione tra diversi colori e materiali. Quando abbiamo lavorato su “Happy Places”, il loft-installazione presso VitraHaus, era questa la nostra missione più importante: creare un panorama domestico che sollevasse il morale. Ma anche nei progetti di scala molto più ridotta cerchiamo di creare combinazioni sensoriali d’impatto: solo per fare qualche esempio, possiamo citare le sedie Dolls per Louis Vuitton, i tappeti Backstitch per Gan e le piastrelle Tape per Mutina. Louis Vuitton Cosmic table, process, photo Raw Edges Come raccontereste la vostra visione e la vostra filosofia di design? Prima di tutto cerchiamo di introdurre idee nuove, principi nuovi, qualcosa che possa ispirare e incuriosire le persone. Spesso la nostra missione è mantenere “lo sguardo di un bambino”: quel primo sguardo che ti fa fermare e chiedere “cos’è?” o “come fa a funzionare?”. Può anche essere un piccolo dettaglio nell’ambito di un progetto più ampio a portare questo elemento di meraviglia. La cassettiera Stack ha sempre incuriosito chi visita il nostro studio: cercano tutti di spostare qualche cassetto. Lo stesso vale per la Collezione Engrain, che spesso spinge a chiedere come sia stata prodotta. Giocare è un istinto umano che ci porta a imparare: i bambini imparano e capiscono il mondo che li circonda grazie al gioco. Come designer, giochiamo per esplorare nuove possibilità e potenziali sviluppi. Ci sono molti altri esempi simili in altri mestieri: ad esempio in ambito scientifico, dove il gioco prende la forma di esperimenti di laboratorio in cui si testano diverse ipotesi. Di fatto non cerchiamo per forza di dare ai nostri progetti un look o un carattere “giocoso”: deve essere il risultato genuino del nostro approccio, dove i colori svolgono un ruolo importante. A volte ci sembra di avere molta fame di colore, e le combinazioni forti ci rendono felici. Anche quando una collezione è orientata principalmente a tonalità tenui, rimane importante per noi inserire qualche sfumatura sorprendente. I vostri prossimi progetti? Sulla parete di sughero che ha appena installato Shay abbiamo attaccato le foto dei prossimi progetti: alcuni già ben avviati, altri ancora all’inizio. è emozionante guardare tutto sulla stessa parete: è il risultato di circa due anni di lavoro e alcuni progetti sono già pronti da qualche tempo, in attesa solo del lancio. Alcuni li abbiamo realizzati con vecchi collaboratori e altri con quelli nuovi. Purtroppo non possiamo svelare molto dei progetti futuri, ma possiamo dire che, non avendo realizzato installazioni a causa della pandemia, ci siamo concentrati al 100% sui nuovi prodotti. Tra i risultati ci sono una collezione limitata molto complessa per una galleria, ma anche un’evoluzione del nostro progetto Engrain di qualche anno fa, delle sedute molto interessanti per il lavoro on-the-go – dall’aeroporto alla biblioteca – e un nuovo divano modulare ideato per una startup online. E poi sedie per diversi clienti e una nuova soluzione di illuminazione, tra le altre novità... ALPI Wavy Fir, design Raw Edges, ph. Federico Cedrone Louis Vuitton Cosmic table, design Raw Edges, ph. Lacombe ALPI Wavy Fir, design Raw Edges, ph. Thomas Pagani 6 settembre 2022 Share