Salvaspazio, eclettico, informale: l’arredo è multifunzionale
Se la casa si trasforma in un luogo di lavoro ed ha bisogno di sempre maggiore organizzazione, i mobili si adattano rendendosi flessibili e sempre più capaci di ibridare differenti funzioni
Che i confini tra la vita pubblica e quella privata si siano fatti sempre più opachi, è qualcosa che oggigiorno è impossibile negare. Che anche i mobili spariglino le carte, mescolando tra loro le forme e le funzionalità dedicate al lavoro, al relax e alla gestione della casa è magari un’evoluzione meno evidente, eppure altrettanto incontrovertibile. Molte novità lanciate negli ultimi anni sono qui a confermare che le tipologie di arredo più consolidate stanno cambiando pelle, come adattandosi a una sorta di ibridazione. Non più solo divano, solo contenitore o solo tavolo, rispondono della nostra necessità di combinare molteplici attività in spazi ristretti. Ma non si tratta solo di una mera questione di ottimizzazione: facendosi interpreti di nuovi attitudini e nuovi umori, i mobili sembrano incarnare un accentuato desiderio di fluidità, incorporando un gusto per l’abitare fatto di usi flessibili e continuamente riadattabili.
Affermatesi con particolare vigore negli ultimi anni, alcune tipologie di mobile rendono esplicito questo mutato cambio di attitudine. “Luogo” dove sempre di più si consuma la commistione tra socialità, lavoro e relax, il divano è tra i primi a essersi aperto al sincretismo di funzioni. Oltre ad accogliere la classica seduta, può inglobare superfici di appoggio o accessori che vanno incontro ai modi e tempi del lavoro nomade, sempre più diffuso in epoca di pandemia e southworking. Interamente modulabile, il divano Couchette dei designer veneziani Lucidi e Pevere per La Cividina ne è un esempio emblematico: la sua struttura componibile permette l’inserimento di pannelli rimovibili – così da enfatizzare la necessità di separazione e cocooning necessaria per concentrarsi – come anche di tavolini, ganci appendiabito e connessioni elettriche USB. Ispirato alla forma delle celebri piante nane giapponesi, Bonsai di Claesson Koivisto Rune per Arflex si distingue per l’asimmetria della lunga base in legno che si apre a molteplici usi della superficie. Enfatizza l’orizzontalità del piano di appoggio anche Dock di Piero Lissoni per B&BItalia: estremamente modulabile grazie agli 84 componenti con cui può essere configurato, concepisce le estremità a destra e sinistra del pianale come una base per allestire libri, computer, vassoi od oggetti decorativi.
In una casa che ha voglia di dimenticarsi di dover fare anche da ufficio, la scrivania si sa fare da parte quando arriva il momento di godersi un po’ di relax. Geta, progettata da Baldessari e Baldessari per Bross, si distingue per la presenza di un’anta a ribalta che, una volta richiusa, trasforma il mobile in un insospettabile contenitore. Altra opzione, il sistema di armadiature al centimetro di Lema aggiunge con Vanity di David Lopez Quinconces la possibilità di inserire il piano di uno scrittoio là dove è impossibile aspettarselo, nascosto tra le ante di un armadio. Sceglie una chiave diversa per accentuare la trasformabilità anche Touch Down Unit di Studio Klass per Molteni&C, una vera e propria unità di lavoro integrata grazie alla presenza di un piano riposizionabile, di prese e scaffali e di compartimenti svuota tasche.
Sul versante delle librerie, anche il confine tra mobile destinato ai libri e mobile contenitore si fa più labile, dando vita a configurazioni spaziali che rifiutano le soluzioni statiche e permettono di essere ripensate con maggiore flessibilità. System è un sistema di librerie e pareti attrezzate disegnato per Porro da Piero Lissoni con il Centro Ricerche Porro. Configurabile a seconda delle esigenze, può anche accogliere contenitori o trasformarsi in una parete freestanding all’interno di una stanza. Linearità, minimalismo e possibilità di inserire moduli contenitori sono anche le prerogative di Minima 3.0 di Bruno Fattorini per MDF Italia, che offre ampia possibilità di configurazione sia in termini compositivi sia di finiture.
Altre librerie, invece, si prestano a interpretare quinte divisorie o a sviluppare la verticalità per inserirsi là dove la casa lascia un angolo vuoto da stipare con un po’ libri. Ispirata alla configurazione mitica della torre di Babele, Babel di Christophe de la Fontaine per il marchio Dante Goods and Bads è una libreria-étagère dall’inedita base circolare dove mettere in esposizione tutte le cose che non sappiamo mai dove posizionare, inclusi i libri. Girevole, può essere anche disassemblata utilizzandone i componenti come tavolini. Come un monolite, anche Existence di Michele De Lucchi per De Castelli è una libreria in che rifiuta la sussidiarietà alla parete e che si può collocare liberamente là dove la metratura di casa lo consente.