Settimana corta? L’arredamento d’ufficio risponde in modo funzionale
Sale riunione adatte ad agende concentrate, librerie che favoriscono la sinergia dei team e postazioni interscambiabili. Se la settimana lavorativa s’accorcia, IOC, Fantoni e Pedrali sanno come riconfigurare gli spazi
La settimana corta non è più un’utopia. Nazioni come il Portogallo avviano programmi pilota per quattro giorni di lavori settimanali, mentre in Italia diverse realtà aziendali e produttive si avvicinano a grandi passi al tema, seppur con soluzioni e forme differenti.
“Questi ultimi due anni hanno già di per sé cambiato la nostra concezione dell’ufficio”, racconta l'architetto Raffaella Mangiarotti, Art Director di IOC. “L’ufficio è diventato uno spazio salvagente, nonché un luogo dove si lavora per funzioni. Di conseguenza, i mobili hanno già iniziato ad essere sempre di più funzionali e in grado di rispondere a esigenze come quelle di una settimana corta, che non è più un trend: è realtà”.
Ad esempio, tavoli e scrivanie che si possono inserire e togliere da una stanza, trasformandosi a seconda dell’attività che si sta per svolgere: “Guardiamo alla settimana corta interpretandola nella multifunzionalità dell’ufficio e nella compattazione delle funzioni, con mobili snelli e lo sviluppo di Phone booth grandi o più piccoli, in grado di diventare vere e proprie unità che permettono di usare l’ufficio in modo più intensivo, grazie a prodotti che siano efficienti ed usati da più soggetti, anche in spazi più ridotti”.
La settimana corta richiede di concentrare attività che, in precedenza, erano magari spalmate su più giorni? Le prime a dover cambiare volto sono le sale riunioni: “Ho disegnato delle poltrone alte, Ghisolfa, che possono essere poste una di fronte all’altra per creare un isolamento visivo e acustico ideale per una riunione volante, o uno scambio più informale che comunque assicuri un isolamento acustico forte, anche se non totale, e quel senso di intimità che per questo tipo di interazioni è importante”.
Importante quindi agire su un doppio binario: “Al Salone abbiamo presentato una più classica parete in vetro ma telescopica sincronizzata, Privé-Synchronized glazed partition disegnata da Krzysztof Miksza, perché una riunione completamente a porte chiuse, magari per discutere questioni delicate, continuerà a restale tale”. Accanto, la parete-divisorio Monforte (design Raffaella Mangiarotti), fatta di tubi acustici in tessuto: “Quasi fosse un elemento di styling, la si può muovere come si vuole, conformando lo spazio con curve o linee rette, come si preferisce, improvvisando uno spazio organizzando la parete al bisogno”.
Un approccio in linea con Fantoni: la collezione Atelier si struttura attorno ad una libreria che costituisce la spina dorsale attorno alla quale si sviluppa il layout degli spazi e rappresenta contemporaneamente un elemento di divisione, ma anche di unione e collegamento: “Questa duplice anima è la naturale conseguenza di una libreria a centro stanza nata non (solo) per reggere faldoni ma per esporre e raccontare il lavoro delle persone. Attorno a questa libreria ogni team di lavoro può configurare lo spazio secondo le esigenze quotidiane e agganciare in sequenza tavoli su ruote da un lato o dall’altro della libreria, configurando la postazione di lavoro del team” spiega Marianna Fantoni, direttore tecnico Fantoni. Sul livello più alto delle librerie da 240 cm, inoltre, è possibile agganciare delle pinboard che raccolgono appunti, moodboard o lo stato di avanzamento del lavoro: “All’occorrenza si possono spostare sulla mobile board per tenere una riunione o appendere ad una apposita struttura a muro, poiché la condivisione visiva all’interno di uno spazio di lavoro genera sinergie anche tra team differenti”.
Anche secondo Fantoni, il momento è carico di cambiamenti, su vari livelli: “In questo scenario vediamo ad esempio come il numero delle postazioni di lavoro tradizionali all’interno dello spazio ufficio stiano diminuendo rispetto al passato, favorendo quelli che definiamo i terzi spazi, fatti di soft seating ma soprattutto di aree di condivisione come sale riunioni e acoustic pods”.
All’orizzonte non si profila solo di una riduzione dell’orario di lavoro, racconta Marianna Fantoni, ma anche una evoluzione del mondo del real estate, con affitti a lungo termine che vedono ridursi velocemente il proprio orizzonte temporale, portando il cliente a preferire l’investimento su una stanza autoportante che permetta di ricreare una sala isolata acusticamente piuttosto che investire in una partizione vetrata: “L’acoustic pod infatti, quasi come fosse un arredo tradizionale, all’occorrenza può essere smontato e riassemblato diverse volte, anche in contesti diversi, garantendo una soluzione durevole e flessibile in linea con le mutate esigenze del committente” aggiunge. “Questa tipologia di prodotto – che noi chiamiamo Acoustic Room - costituisce una parte molto significativa della nostra offerta e ci permette altresì di esprimere a 360° il nostro know-how di produttori di arredi, pareti mobili e pannelli fonoassorbenti”.
Ad uno spazio di lavoro più dinamico e multiforme, in vista di una settimana corta, con mobili in grado di garantirne la multifunzionalità, guarda anche Pedrali. In quest’ottica, spiega la ceo Monica Pedrali, all’interno degli spazi di lavoro le scrivanie non sono più necessariamente assegnate, e diventano pertanto postazioni interscambiabili: “Il tavolo Toa Workstation disegnato da Robin Rizzini, a due o quattro postazioni, è caratterizzato da ponti gamba posti alle estremità del ripiano per ottimizzare lo spazio”, racconta Pedrali.
Per definire le diverse postazioni e separare lo spazio l’azienda propone il pannello divisorio fonoassorbente Toa Folding Screen, sempre a firma di Rizzini, pensato per rispondere alle esigenze di mobilità e configurabilità: “Ha una struttura di metallo rivestita in tessuto che, grazie alla presenza di una zip posta nella parte inferiore dello screen, è sfoderabile, facile da pulire e manutenere. È pieghevole e leggero e può essere facilmente spostato da un luogo all’altro” continua. Un po’ come la sedia Elinor low back (disegnata da Claudio Bellini) nuova versione caratterizzata da uno schienale più basso, è pensata per collocarsi sia all’interno di sale riunioni sia negli uffici operativi.
Il fine è infatti permettere la creazione e la configurazione di diverse postazioni temporanee all’interno di uno spazio: un esempio è Buddyhub desk disegnato da Busetti Garuti Redaelli: “Buddyhub Desk è caratterizzato da un pannello fonoassorbente perimetrale che abbraccia un piano di lavoro in stratificato, creando una nicchia di privacy riservata e acusticamente protetta” spiega Pedrali. “Questo nuovo arredo può configurarsi come una postazione operativa. Oppure come postazione temporanea, con un ripiano 82x59 cm e alto 90 cm, pensata come uno spazio riservato in cui lavorare in modo informale o dedicarsi a call, in piedi o da seduti”.